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Giovedì, 25 Aprile 2024
Cronaca

La maestra d'asilo e il video hard finito in rete e su Whatsapp

Una storia orribile che viene da un paese del Torinese: una ragazza ha inviato al fidanzato alcuni filmati espliciti; lui li ha postati nella chat del calcetto. Lei è stata licenziata ma il giudice le ha dato ragione

È una storia fatta di ricatti e licenziamenti quella che racconta oggi La Stampa in un articolo a firma di Giuseppe Legato. Una storia che è finita in tribunale e che parte da una ragazza impiegata in un asilo nido di un comune del torinese. Lei conosce un calciatore dilettante e intreccia con lui una storia che dura pochissimo, ma dopo due settimane che si frequentano gli invia un video hot e 18 foto. 

La maestra d'asilo e il video hard finito in rete e su Whatsapp

Lui fa quello che nessun uomo dovrebbe mai fare: posta quasi tutto nella chat Whatsapp della sua squadra di calcetto. E per lei da quel momento comincia un incubo, visto che foto e video in cui è perfettamente riconoscibile cominciano a circolare in rete e diventa l'argomento della settimana. Ma la storia non finisce qui, perché ha un risvolto ancora peggiore: la moglie di uno dei calciatori trova le foto e si accorge che si tratta della maestra d'asilo di suo figlio. E spedisce tutto ad altre tre mamme. Poi chiama la maestra e la minaccia: "Guai a te se lo denunci o lo dici in giro. Altrimenti dico tutto alla dirigente dell’asilo". "Non riuscirà nel suo intento – scrive il pm Ruggero Crupi nell’avviso di conclusione delle indagini – solo per la ferma volontà della vittima di denunciare quanto accaduto". Dalle indagin emerge come la vittima, difesa dal legale Domenico Frangapane, non si sia fatta intimidire ma  fosse convinta a denunciare.

La mamma a quel punto avverte la direttrice dell'asilo che invece di solidarizzare con la vittima la licenza e la umilia rendendo noti i motivi del provvedimento. E dice che così la ragazza non riuscirà più a trovare lavoro. La direttrice è finita a processo per diffamazione. Per l'ex fidanzato della vittima invece è andata peggio, tanto che ha chiesto al tribunale di “dribblare” il processo e accedere alla messa alla prova, istituto giuridico che corrisponde a una sorta di risarcimento sociale a cui le persone per cui è prevista una pena sotto i 4 anni chiedono di accedere per evitare la condanna. Ma il giudice Modestino Villani ha usato il pugno di ferro: il periodo di lavori socialmente utili durerà un anno. L’uomo, difeso dagli avvocati Pasqualino Ciricosta e Alessandro Dimauro dovrà svolgere otto ore di servizio ogni settimana senza poter disporre di sospensioni nei mesi estivi o nei periodi festivi: "Il ragazzo ha capito di aver sbagliato, ha risarcito e sta seguendo il percorso sulla messa alla prova. Ho seri dubbi sull’esistenza del dolo specifico, un gesto fatto senza voler ferire ma si è reso conto di aver sbagliato". La maestra ha chiesto centinaia di migliaia di euro di risarcimento, altrimenti si costituirà parte civile nel processo penale che attende la direttrice e la moglie “spiona” del calciatore. La causa di lavoro è finita con una transazione. 

La vittima di Revenge Porn

Qualche mese fa abbiamo parlato di un caso altrettanto inquientante: una donna vittima di revenge porn. A pubblicare i suoi scatti intimi su WhatsApp è stato un 47enne di Foggia. I due si erano conosciuti nel 2017 e la giovane donna, disoccupata con un figlio piccolo, aveva deciso di seguire l’uomo, al contrario benestante, in Lombardia. Secondo il racconto della vittima, però, lui avrebbe subito manifestato una gelosia morbosa, controllandola, minacciandola ed arrivando anche a picchiarla. "Era diventato possessivo, quando uscivamo era sempre geloso. Mi offendeva pesantemente anche davanti ad altre persone" racconta la 28enne.  

La loro storia, messa in crisi già dalla violenza e dalla gelosia ossessiva di lui, naufraga definitivamente quando la donna decide di ritrasferirsi al sud per stare vicino ai genitori. "All’inizio l'ha accettato perché comunque il mio volere era quello". Ma ben presto sono iniziati i litigi. "Una sera ha alzato le mani pesantemente verso di me. Da quel momento è iniziato l'inferno più assoluto, finché ho deciso di dire basta".

Si arriva così alla foto, addirittura utilizzata come immagine del profilo di Whatsapp. "L’ho scoperto il giorno dopo il mio compleanno quando una mia amica mi ha detto di controllare il suo status. Poi mi è arrivato un messaggio di mio fratello che mi chiedeva cosa fosse quello schifo: aveva mandato le foto anche a lui. Non mi ero resa conto che potesse arrivare a questo". Oggi la 28enne ha in parte superato il trauma, ma la ferita è ancora aperta: "Penso che non farò mai più una foto in costume da bagno e lo smartphone neanche lo voglio. Alle altre donne consiglio di non fidarsi e di non condividere mai le loro foto sui social. Io sono sempre stata una ragazza fortissima, non avrei mai pensato di poter cadere, eppure sono caduta. Magari un'altra persona da quel settimo piano dove abitavo si sarebbe buttata".  

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