rotate-mobile
Martedì, 21 Marzo 2023
Il caso / Roma

Condannato a 4 anni per violenza sessuale. La vittima: "Io umiliata. Il reato viene visto come lieve"

La vittima ha fatto istanza direttamente al procuratore generale della Corte di Appello di Roma

"Mi sono sentita umiliata. Una donna vittima di violenza deve essere tutelata e sostenuta al meglio. Invece, mi sento come se avessero voluto declassare il reato". A parlare è P.S., una donna di 48 anni che il 15 dicembre del 2020 fu rapinata e violentata in strada a Roma da un uomo di 31 anni. La violenza sessuale avvenne alle 21.50 in via Gucciardini angolo via Carlo Botta, vicino ad un istituto di suore al Colle Oppio. 

La sentenza c'è stata. Il suo aggressore è stato condannato a 4 anni in rito abbreviato. "Pochi", per la vittima che si sente "umiliata" perché al 31enne sono state riconosciute le "attenuanti generiche". Uno smacco per P.S., che a RomaToday racconta: "È come se avessero voluto declassare il reato. Una donna che si mette a nudo e denuncia una violenza sessuale, vuole essere ascoltata. Invece è come se il reato non fosse grave perché il rapporto non è stato consumato completamente".  

P.S., come hanno ricostruito anche gli inquirenti che hanno indagato, stava tornando a casa quella sera del dicembre 2020 quando il suo aggressore l'ha minacciata e poi le ha bloccato le gambe. Voleva rapinarla. Poi, una volta buttata in terra, "si sdraiava sopra e contro la volontà della stessa la baciava sulla bocca" rubandole 40 euro. Quindi, approfittando del fotto che la donna era terrorizzata e non riusciva a reagire, il 31enne le "infilò la mano dentro i jeans della vittima". 

L'incubo, da qui in poi, divenne ancora più cruento: "Mi fissava. Ha cominciato al leccarmi la faccia e mi ha morso un labbro", racconta P.S.. Lui poi la tocca nelle parti intime, violandola per "qualche minuto". La donna denuncia e gli agenti del commissariato Esquilino si mettono subito sulle tracce del suo aggressore. "Ho visto diversi profili di sospettati, poi la polizia lo ha preso. Quando ho fatto il riconoscimento fotografico non ho provato odio, ma volevo e voglio giustizia".

D'altronde anche gli inquirenti lo sottolineano: "Non c'è motivo di dubitare della veridicità della versione della vittima". Il caso va a sentenza, e l'aggressore viene condannato a 4 anni con rito abbreviato con le "attenuanti generiche". "Non mi hanno voluta sentire", spiega P.S. che resta amareggiata perché dopo la decisione del giudice non potrà "accedere al fondo per le vittime di violenza sessuale. Non mi sono sentita difesa e tutelata come donna. Il discorso non è economico, è morale. Da quella violenza ho lavorato e sto continuando a lavorare su me stessa. Mi è costato molto. Il concetto che passa, però, è che una donna violentata non muore, allora il reato è giustificabile. Non è una rapina, è un tentato omicidio". 

P.S., racconta di essersi attivata per impugnare la sentenza: "Sono stata in un centro antiviolenza. Sono stata vittima di una brutale aggressione e ancora oggi subisco pesanti conseguenze psicologiche e nella vita relazionale. La concessione delle attenuanti generiche e il riconoscimento della violenza subita come ipotesi di fatto di minore gravità mi lasciano indignata". 

"La parziale penetrazione (non con rapporto completo) operata con le modalità ampiamente descritte nelle indagini, le minacce e le lesioni che ho subito, delineano una gravità della condotta del tutto incompatibile con la sentenza. - conclude P.S. - A prescindere infatti dalla pena applicata ciò che maggiormente mi lascia stupita è come l'aggressione venga identificata come un fatto tutto sommato lieve per le modalità e per le condizioni soggettive dell'imputato. Circostanze che, tenuto conto delle modalità del fatto, risultano del tutto inaccettabili. Ancora oggi questa violenza mi tormenta e mi causa dolore".

In Evidenza

Potrebbe interessarti

Condannato a 4 anni per violenza sessuale. La vittima: "Io umiliata. Il reato viene visto come lieve"

Today è in caricamento