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Venerdì, 29 Marzo 2024
Violenze di Stato

Polizia e tortura: abbiamo un problema

Torture durante e dopo gli arresti, violenze per puro sadismo: prima di Verona i casi di Milano e Livorno. Proprio mentre Fdi cercava di cancellare il reato di tortura. "Serve trasparenza e numeri identificativi per agenti", spiega a Today Alessio Scandurra dell'associazione Antigone: "Guai a indebolire le leggi che abbiamo"

Agenti di polizia accusati a Verona di avere torturato uomini affidati alla loro custodia per puro sadismo, vigili di Milano ripresi mentre manganellano una trans, un carabiniere a Livorno immortalato mentre sferra un calcio in faccia un ragazzo appena fermato da un collega. Ma anche il corriere aggredito dai vigili di Taranto per una sosta vietata. Sono solo alcuni dei casi finiti in prima pagina nelle ultime settimane. Tutti hanno una cosa in comune: chi ha scelto deliberatamente la violenza come soluzione indossava la divisa. C'è un problema di violenza istituzionale? C'è un problema strutturale? Today.it ne ha discusso con Alessio Scandurra, coordinatore dell'Osservatorio di Antigone sulle condizioni di detenzione. "Le nostre forze dell’ordine sono diventate forze del sopruso? Per fortuna le cose non stanno così", dice Scandurra che però avverte: "C'è chi vorrebbe che fosse abrogato, o reso meno efficace, il reato di tortura introdotto nel 2017. Anche una modifica minima, quanto basta per annullare i processi, sarebbe un messaggio pericoloso".

''Usati come stracci per pulire l'urina'': le violenze della polizia sono già un film dell'orrore

"Saranno certamente le indagini e il processo a fare definitivamente chiarezza (sui fatti di Verona, ndr), si tratta di persone per le quali vale ancora la presunzione di innocenza, ma in questa storia sembrerebbe che coloro che erano deputati a garantire il rispetto della legge, in effetti, del rispetto della legge se ne infischiassero del tutto.  Un fatto gravissimo dunque, e che è giusto abbia l’attenzione dei media, ma non è forse solo la sua gravità ad attirare la nostra attenzione. L’altra cosa che colpisce è che negli ultimi tempi di fatti del genere ne sentiamo raccontare sempre più spesso".  

Il riferimento è a Milano, Livorno, ma anche Taranto. Qui il corriere di una ditta multato per divieto di sosta è stato trascinato con forza fuori dall'abitacolo da alcuni agenti della polizia locale, anche in questo caso tutto documentato da video amatoriali.

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"Mentre fatti del genere si ripetono con più o meno regolare frequenza, filmate sempre più spesso dai passanti, nei tribunali italiani si stanno celebrando processi per fatti gravissimi di violenza delle forze dell’ordine. Processi - sottolinea Scandurra  - in cui l’Associazione Antigone è spesso coinvolta come parte civile. Come quello per le violenze che sarebbero avvenute nel carcere di Ivrea nel 2016, o per le torture avvenute a San GImignano nel 2018 (in questo caso ci sono già alcune prime condanne). Ma anche a Viterbo, a Torino, a Monza, a Palermo, a Modena, ad Ascoli Piceno, a Nuoro, a Bari o a Salerno. E soprattutto a Santa Maria Capua vetere, dove cui si sta celebrando il processo per tortura più grande d’Europa, con 105 imputati per i pestaggi che sono avvenuti in quel carcere (anche in questo caso i video sono online) a danno di centinaia di detenuti a seguito di una protesta". 

Magi: ''Nella polizia italiana c'è un problema. Nessuno tocchi il reato di tortura"

Per Scandurra non c'è una pericolosa deriva, al contrario c'è un'attenzione al tema delle violenze che prima non esisteva. C'è però un rischio, che si voglia se non cancellare quantomeno depotenziare il reato di tortura che invece è uno strumento tanto giovane (introdotto in Italia nel 2017, ndr) quanto potente contro chi macchia la divisa che indossa.

"II Paese è attraversato da una improvvisa ondata di violenza e illegalità istituzionale? Le nostre forze dell’ordine sono diventate forze del sopruso? Per fortuna - dice Scandurra - le cose non stanno così. Fatti del genere si sono purtroppo sempre verificati, forse in passato anche più di oggi, ma perseguirli era difficilissimo, la prescrizione era quasi inevitabile e di fatto, soprattutto per le persone ancora detenute, i rischi che si correvano col denunciare erano enormemente superiori delle possibilità di ricevere giustizia. Eppure evidentemente qualcosa negli ultimi tempi è cambiato. Anzitutto, dal 2017, in Italia la tortura è reato. Perché, che ci si creda o no, fino al 14 luglio di quell’anno nel nostro ordinamento il reato di tortura non c’era e fatti gravissimi come quelli citati sopra dovevano essere giudicasi in base a reati assai meno gravi, come le lesioni personali, che avevano tempi di prescrizione molto più brevi.  Come si è visto sopra inoltre di molti di questi fatti c’è in circolazione una documentazione video che ovviamente aiuta moltissimo fare chiarezza su quanto accaduto. E anche questa è una importante novità. In fondo in tasca oggi tutti abbiamo un dispositivo in grado di girare video di qualità sorprendente e per le nostre strade, o nei nostri edifici pubblici, le telecamere di sicurezza sono sempre più diffuse. L’impatto certamente positivo di queste novità in questo specifico ambito dimostra quanto sarebbe importante, per l'esercizio delle funzioni di polizia in un paese democratico, garantire la massima trasparenza di tutto l’operato delle forze dell’ordine, introducendo ad esempio l’obbligo di portare sulla divisa un numero identificativo". 

Mentre per le bodycam c'è stata una sperimentazione, "sul numero identificativo c'è molta resistenza. Essere potenzialmente controllabili non piace", sottolinea Scandurra.

"Forse - sottolinea il rappresentante di Antigone -  tutte queste notizie terribili non sono il segno di una degenerazione inarrestabile, ma al contrario di una crescente attenzione e di una più ferma reazione nei confronti di questi fatti. Certo, leggere queste cose non fa piacere a nessuno. Alcuni, come proprio in questi giorni ha chiesto Papa Francesco, vorrebbero che si facesse di più per contrastare la tortura. Altri, per togliersi dall’imbarazzo, vorrebbero che fosse abrogato, o reso meno efficace, il reato introdotto nel 2017. Ma ci auguriamo che in uno stato di diritto come il nostro sia in fondo chiaro a tutti quale è la direzione giusta da prendere". 

"Non credo che l'abolizione del reato di tortura - conclude Scandurra - sia possibile. Andremmo contro anche alle norme di diritto internazionale. C'è però il rischio che sia depotenziato. Apportare modifiche anche minime, ma quanto basta per annullare processi in corso, sarebbe grave e pericoloso. Sarebbe un segnale di vicinanza e sostegno a chi compie violenze".

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