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Giovedì, 25 Aprile 2024
la decisione

Walter Biot: condannato a 30 anni di carcere il capitano accusato di spionaggio

Il capitano di fregata è accusato di aver passato documenti segreti a Mosca. La procura aveva chiesto l'ergastolo

Dopo più di due ore di camera di consiglio è arrivata la decisione su Walter Biot, l'ufficiale di Marina accusato di spionaggio per avere ceduto notizie e atti segreti a un funzionario dell'Ambasciata russa in Italia in cambio di denaro. Nella serata di oggi 9 marzo i giudici del Tribunale di Roma hanno condannato a 30 anni di detenzione il capitano di fregata, arrestato dai carabinieri del Ros nel marzo 2021, riconoscendo le attenuanti generiche. Le motivazioni saranno depositate entro 90 giorni.

Biot, imputato con le accuse di rivelazione di segreti militari a scopo di spionaggio, procacciamento di notizie segrete a scopo di spionaggio, esecuzione di fotografie a scopo di spionaggio, procacciamento e rivelazione di notizie di carattere riservato e comunicazioni all'estero di notizie non segrete né riservate, rischiava l'ergastolo. Pena chiesta in prima istanza dalla Procura. La difesa del capitano annuncia un ricorso in appello. "Noi sappiamo che i 30 anni non sono l'ergastolo", ha detto l'avvocato Roberto De Vita, difensore di Walter Biot. "Il tema è la prevalenza dello Stato di diritto sulla ragion di Stato. Le condanne, come i processi, basati su prove segrete non trovano ospizio all'interno dell'ordinamento costituzionale italiano", ha concluso il legale.

"Colto in flagranza"

"Biot ha fatto commercio di atti segreti ed è stato colto in flagranza" ha sottolineato il sostituto procuratore militare nel corso della requisitoria. Nel procedimento sono parti civili la presidenza del Consiglio dei Ministri e il ministro della Difesa. Nei confronti del capitano di fregata procede anche la procura di Roma che, nell'inchiesta della pm Gianfederica Dito coordinata dal procuratore aggiunto Michele Prestipino, contesta le accuse di spionaggio, rivelazione di segreto di Stato e corruzione. Biot per queste accuse è sotto processo davanti alla Corte di Assise di Roma.

Durante l'udienza, il rappresentante dell'accusa ha ricordato le testimonianze e le immagini di due telecamere nell’ufficio di Biot, dalle quali si vede l'ufficiale alla sua scrivania prendere una scatoletta da cui estrae un cellulare, inserire una scheda Sd e fotografare lo schermo del pc e documenti cartacei. Infine Biot inserisce la Sd in una scatola di medicine, nascosta nel ‘bugiardino’ e mette tutto nel suo zaino.

"Tra i 19 documenti fotografati da Biot ce ne erano alcuni Nato secret, riservatissimi, e uno Top secret" ha spiegato l'accusa nel corso del dibattimento. Secondo quanto riferito da testimoni in aula i documenti in questione riguardavano alcuni la lotta all'Isis mentre altri mostravano debolezze e criticità dell'Alleanza Nato, specie dal punto di vista navale e marittimo.

L'arresto di Walter Biot accusato di spionaggio

Già diversi mesi prima dell'arresto Biot era finito nel mirino degli 007 che, con discrezione, lo tenevano d'occhio con intercettazioni e pedinamenti. Fino a quella serata di un fine marzo di due anni fa, quando in un parcheggio di Roma è scattato il blitz dei carabinieri del Ros, che hanno sorpreso in flagrante il passaggio di una pen drive contenente documenti classificati dalle mani del capitano di fregata della Marina militare, Walter Biot, a quelle di un ufficiale russo accreditato presso l'ambasciata di Mosca in Italia, in cambio di un compenso di cinquemila euro in contanti.

Il militare italiano era stato così arrestato con l'accusa di spionaggio, mentre il funzionario russo era stato espulso insieme al collega che collaborava con lui nell'operazione di reclutamento di Biot, in quanto entrambi non potevano finire in manette a causa dell'immunità diplomatica

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