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Venerdì, 19 Aprile 2024
Cronaca Arezzo

Rischiare il carcere per il diritto alla cannabis terapeutica: "Il dolore non aspetta"

Walter De Benedetto, aretino, è affetto da anni da una gravissima forma di artrite reumatoide, ed è indagato per coltivazione di sostanza stupefacente in concorso. Il processo slitta al 27 aprile. Riparte il digiuno di dialogo sospeso durante la crisi di governo

"Voglio bene alla mia vita ma la voglio vivere senza il dolore che la mia malattia mi dà" ha sempre detto Walter De Benedetto. Una battaglia che continua.

In occasione della ripresa del processo all'aretino, affetto da anni da una gravissima forma di artrite reumatoide, indagato per coltivazione di sostanza stupefacente in concorso, riparte il digiuno di dialogo sospeso durante la crisi di Governo. La strategia difensiva è stata quella di richiedere un rito abbreviato e di sostenere la coltivazione ad uso personale e nel caso specifico terapeutico; ieri 23 febbraio, si è tenuta l’udienza preliminare. I suoi legali hanno chiesto il rito abbreviato facendo slittare il processo al 27 aprile. 

Walter De Benedetto e la cannabis terapeutica 

De Benedetto era ricorso all’autoproduzione per supplire alla mancanza di prodotto a base di cannabis che il sistema sanitario non riusciva a garantire in termini quantitativi e qualitativi malgrado fosse in possesso di un piano terapeutico previsto dal medico. La patologia di Walter infatti, causa dolori lancinanti e per alleviarli il 49 enne utilizzava medicinali a base di cannabis. "Ma - ha raccontato con un post su Facebook - a un certo punto non bastavano più" e vista la difficoltà di poterne avere ancora tramite la Asl,  ha deciso di coltivare in proprio la marijuana". "Racconterò la mia storia di fronte al giudice" dice Walter, che è pronto a ripercorrere la sua storia in un'aula di tribunale di fronte al Gup Claudio Lombardo.

Una storia che è diventata emblematica nell'ottobre del 2019, quando i carabinieri sequestrarono la serra di marijuana che lui coltivava a scopo terapeutico. Dal giorno dell’irruzione e del sequestro della sua serra, deve assumere morfina ogni giorno. Ad assistere al processo anche  militanti antiproibizionisti come Antonella Soldo di Meglio Legale e Matteo Mainardi dell’Associazione Luca Coscioni per manifestare la loro solidarietà a Walter, per rilanciare il digiuno che ha già coinvolto oltre 300 persone e annunciare una lettera ai Ministri Speranza e Cartabia con un appello ai Parlamentari.

La lettera chiede al Ministro Speranza di adeguare le normative nazionali alla cancellazione della cannabis dalla IV tabella della convenzione ONU del 1961. L’Italia ha votato a favore della modifica che riconosce le proprietà terapeutiche della pianta togliendola dalla tabella delle sostanze che necessitano particolare controllo internazionale e quindi nazionale, "occorre adesso esser conseguenti nel normalizzare le varie norme attorno alla canapa potenziando la produzione nazionale, facilitandone la prescrizione e l’utilizzo, fino a inserire la cannabis nei Livelli Essenziali di Assistenza" dicono dall'Associazione Luca Coscioni. Al Parlamento chiedono urgentemente che intraprenda tutte le strade possibili per regolamentazione e decriminalizzazione a partire dalle proposte di iniziativa popolare e parlamentare depositate, alcune già in discussione in commissione. Le adesioni al digiuno si raccolgono sul sito di FuoriLuogo.

"Io rimango, nonostante tutto, aggrappato alla vita. Ma il dolore non aspetta. Ed è un vostro dovere istituzionale confrontarvi con questa mancanza" scrive Walter in una lettera appello al Presidente della Repubblica. Una battaglia che Waler De Benedetto non combatte da solo. Nei mesi scorsi aveva scritto un appello al Presidente del Consiglio Giuseppe Conte, e ai ministri della salute e della difesa per chiedere un incremento della produzione di prodotti a base di cannabis e perché si arrivi alla legalizzazione della pianta.

Siamo in migliaia a doverci confrontare tutti i giorni con questa mancanza, rispondendo come possiamo, arrangiandoci, spesso grazie alla solidarietà fattiva di amici e parenti o di associazioni, per non dovere soffrire le pene dell’inferno perché il dolore non aspetta.

Video: ArezzoNotizie

La cannabis terapeutica in Italia

In Italia da ormai 15 anni i medici possono prescrivere preparazioni magistrali contenenti sostanze attive a base di cannabis per uso medico. Come già previsto dal Testo Unico sulle droghe 309 del 1990 , la sostanza può esser coltivata dietro autorizzazione di un organismo nazionale ad hoc. Dal 2007 è possibile importare Bedrocan, Bediol, Bedrobinol, Bedrolite, Bedica e Sativex mentre, in virtù di un accordo firmato tra i Ministeri di Salute e Difesa del settembre 2014, le infiorescenze per le preparazioni galeniche possono essere prodotte anche dallo Stabilimento Chimico Farmaceutico Militare di Firenze. La produzione è stata avviata nel 2016. Si tratta del prodotto Cannabis FM-2 (contenente THC 5% – 8% e CBD 7,5% – 12%).

La cannabis può essere prescritta, con i costi di approvvigionamento a carico del paziente, da un qualsiasi medico per qualsiasi patologia per la quale esista letteratura scientifica accreditata. Il prezzo dipende dal tipo di farmaco o di preparato prescritto. Per quanto riguarda la rimborsabilità dei farmaci a base di cannabinoidi, la prescrizione di cannabis (DM 9/11/2015) è limitata al suo impegno nel «dolore cronico e quello associato a sclerosi multipla oltre che a lesioni del midollo spinale; alla nausea e vomito causati da chemioterapia, radioterapia, terapie per HIV; come stimolante dell’appetito nella cachessia, anoressia, perdita dell’appetito in pazienti oncologici o affetti da AIDS e nell’anoressia nervosa; l’effetto ipotensivo nel glaucoma; la riduzione dei movimenti involontari del corpo e facciali nella sindrome di Gilles de la Tourette».

L’applicazione del Decreto ministeriale e la previsione della rimborsabilità dei farmaci a base di cannabis sono competenza dei singoli Sistemi Sanitari Regionali. Alla luce di questa previsione, ci sono grandi disparità di accesso ai cannabinoidi medici tra pazienti di Regioni diverse. Coltivare piante di cannabis con THC superiore allo 0,6% è un reato, anche se in presenza di prescrizione medica. È tuttavia possibile che tale condotta non assuma rilevanza penale. In ogni caso Walter De Benedetto, vista l'attuale legislazione, rischia addirittura sei anni di carcere. E tutto per aver sopperito con l’auto-produzione alle lacune legate alla mancata soddisfazione del fabbisogno terapeutico. Un'assurdità, secondo molti. La giustizia farà il suo corso (si spera in tempi rapidi).

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