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Martedì, 23 Aprile 2024
Camorra / Caserta

Si pente Walter Schiavone: è il figlio di Sandokan

È il secondo figlio del capoclan dei Casalesi ad iniziare il "nuovo percorso". Il rampollo del boss, già prima di iniziare a collaborare, era entrato nel programma di protezione per via del pentimento del fratello Nicola

Walter Schiavone, figlio secondogenito del capo del clan dei Casalesi Francesco "Sandokan" Schiavone, ha iniziato a collaborare con la giustizia, in particolare con la Direzione distrettuale antimafia di Napoli, cui avrebbe reso già due interrogatori. La circostanza è emersa ieri al tribunale di Napoli, nel corso dell'udienza preliminare dell'indagine anticamorra relativa al controllo da parte del clan del business della distribuzione di prodotti caseari, come la mozzarella di bufala, nel Casertano.

Un'inchiesta per la quale Walter Schiavone fu arrestato nel giugno di quest'anno, imputato per ricettazione aggravata dalla modalità mafiosa. Un business fatto anche dalla località protetta, dove Walter si trovava dopo l'inizio della collaborazione del fratello Nicola, con incontri con i suoi sodali, secondo gli inquirenti.

Walter Schiavone pentito: è il figlio di Sandokan dei Casalesi

Schiavone ha riferito che la distribuzione di prodotti caseari avveniva con meccanismi di concorrenza sleale: "Sapevano che eravamo del clan e ci agevolavano sui prezzi", ha chiarito in aula. Agevolazioni che riguardavano "sia i fornitori sia i rivenditori dei prodotti". Poi, replicando ad una domanda del suo difensore, ha confermato l'inizio della sua collaborazione con gli organi inquirenti: "Sto parlando anche di altro", ha dichiarato Walter Schiavone.

Il rampollo del boss, già prima di iniziare a collaborare, era entrato nel programma di protezione per via del pentimento del fratello maggiore Nicola, primogenito di Sandokan. Secondo la Dda di Napoli, dopo l'arresto di Nicola nel 2010, il clan sarebbe stato gestito proprio da Walter, che in alcuni processi precedenti alla collaborazione aveva già ammesso di aver fatto parte del clan, sebbene negli anni 2013 e 2014. Dal carcere del sito protetto dove si trova, in videocollegamento con il tribunale di Napoli Nord, Schiavone aveva già fatto dichiarazioni ammissive: "Ho preso lo stipendio dal clan per conto di mio padre e mio fratello Nicola".

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