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Giovedì, 25 Aprile 2024
Cronaca Roma

Omicidio di Colleferro: chi ha dato l'ultimo calcio a Willy Monteiro?

Alessandro Bianchi difende i fratelli Gabriele e Marco: "Non sono stati loro, ci sono le testimonianze". Intanto i familiari: «Hanno solo ucciso un extracomunitario»

«In fin dei conti cos’hanno fatto? Niente. Hanno solo ucciso un extracomunitario»: nella notte dell'omicidio di Willy Monteiro Duarte questa frase, riportata oggi da Repubblica, sarebbe stata pronunciata da un familiare degli accusati e riportata dai testimoni ai carabinieri. Il giovane italiano di origina capoverdiane è già morto e la storia comincia a tingersi di giallo. Perché proprio il quotidiano scrive che per uno dei quattro accusati (Marco e Gabriele Bianchi, Mario Pincarelli, Francesco Belleggia) il reato per cui la procura procede potrebbe trasformari da preterintenzionale a omicidio volontario. 

Omicidio di Colleferro: chi ha dato l'ultimo calcio a Willy Monteiro

Il terzo fratello Bianchi, Alessandro, lo ha detto in un'intervista al Messaggero: "Hanno una loro comitiva ma non sono i “capi bulli”di nessuno. Non potrei mai pensare che abbiano ucciso e infierito su un ragazzetto come Willy, che lo abbiano addirittura colpito quando lui era a terra, tutti contro uno. Io so che non può essere così e sono convinto e confido che venga dimostrato che il colpo mortale, forse un calcio alla bocca, non l’hanno sferrato loro". E le indagini, spiega Repubblica, stanno andando proprio in questa direzione: 

Per uno dei quattro (sulla cui identità gli investigatori mantengono il riserbo) si profila il cambio del capo d’imputazione: da omicidio preterintenzionale a volontario. A inchiodarlo è il racconto di due testimoni che hanno visto come ha colpito Willy, già fiaccato dalle percosse, prima di lasciarlo steso sull’asfalto: prima un calcio alla pancia («tipo mossa di karate»), poi un pugno alla testa. Sarà l’autopsia, domani, a segnare la svolta, anche se dai primi esami medici la frattura delle ossa del capo e l’emorragia all’addome sembrano confermare il racconto dei testimoni

Gabriele e Marco Bianchi, che hanno alle spalle qualche precedente per lesioni e droga, vengono descritti dai conoscenti come «spavaldi», «attaccabrighe», «violenti» e ora la domanda amara che si impone è come sia possibile che nessuno abbia mai segnalato prima la gravità della loro aggressività. Ma il colpo mortale, secondo quanto si comincia a raccontare sui quotidiani, potrebbe non essere stato sferrato da loro. 

Willy Monteiro: un video accusa Gabriele e Marco Bianchi

La Stampa scrive che è stato indagato anche un quinto giovane: era presente sul luogo del delitto, ma sembrerebbe non essere stato coinvolto direttamente nell'omicidio.

Decisamente più grave la situazione dei due fratelli Bianchi, ufficialmente nullatenenti e con una piccola attività commerciale di frutta e verdura. Sui loro profili Facebook tante foto che li ritraggono in alberghi di lusso a Positano, in campagna in Umbria, in barca a Palmarola sempre griffati e con il sottofondo di canzoni trap che esaltano il «cash», il lusso, le donne, la droga. Sono questi i punti cardinali di chi in pochi minuti ha spezzato la vita di un ragazzino. 

Ma Alessandro, titolare del Nai Bistrot di Artena dove sono stati trovati gli accusati dopo il delitto, lo ripete ancora una volta: «Io sono sicuro dentro di me come lo è mia madre che non sono stati loro a dargli calci in faccia, pugni in testa. I miei fratelli sono intervenuti per dare una mano ai loro amici che avevano discusso dentro il locale, e quando hanno visto tutta questa gente ammucchiata e sono scesi dalla macchina. Ci sono le testimonianze. Non sono stati loro, ne sono sicuro, è tutta ’na grande stronzata. Ma se l’hanno fatto devono pagare come tutti i criminali: è giusto che paghino, non difendo chi fa queste cose. Il nostro pensiero va a quel ragazzino che non c’è più, mia madre sta morendo per questa cosa, mio padre è sconvolto. Era cuoco, come me – dice senza riuscire a trattenere il pianto – Non c’è modo di chiedere scusa. Se servisse, se potesse restituire loro il figlio, andrei dai genitori di Willy e mi farei linciare. Ma non credo siano stati loro». 

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