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Giovedì, 25 Aprile 2024
Omicidio Yara

Yara, le verità di Bossetti: "Sì, passai dal campo dell'omicidio ma..."

Il muratore in cella per l'omicidio della piccola Yara Gambirasio anticipa ai suoi legali quello che dirà martedì ai giudici: "Passai dal campo dove fu ritrovata ma chi non c'è passato?". E ripete: "Non posso ammettere qualcosa che non ho fatto"

ROMA - Ha capito che stanno rivoltando la sua vita come un calzino. Macchine, pc, telefonini. Amici, conoscenti, colleghi, familiari. E ancora: abitudini, orari, stranezze. Ha capito che per i pm un dettaglio trascurato, una mezza verità equivale a una bugia. E ha capito che gli indizi, le sensazioni, sono tutte contro di lui. Così Massimo Giuseppe Bossetti, il muratore quarantaquattrenne di Mapello in carcere per l'omicidio della piccola Yara Gambirasio, ha deciso di rispondere ai pm. 

Spiegherà, secondo quanto ricostruito dal Corriere della Sera, perché - come ammesso da sua moglie, Marita Comi, passò dal campo di Chignolo d'Isola dove fu trovato il corpo della ragazzina di Brembate. Perché ha nascosto la frequentazione di un centro estetico. E perché c'è qualcuno pronto a giurare che frequentasse discoteche o locali con musica dal vivo nonostante una vita che vuole far apparire come tutta famiglia e lavoro. Ma non spiegherà, ancora no, quella traccia del suo Dna sui leggins di Yara: se una spiegazione c'è sarà data solo al processo, anche per spiazzare l'accusa. 

Ma Bossetti parlerà. E sarà la prima volta dopo che in due interrogatori aveva preferito stare zitto. Dopo giorni di isolamento in cella, ha potuto vedere la tv, leggere i giornali e capire cosa sta succedendo. Così, ha deciso di rispondere alle domande degli inquirenti.  "Il campo di Chignolo? Ci sono passato una sola volta con mia moglie ma chi, della zona, non c'è andato?" ha confessato ai suoi avvocati e ripeterà al pm, Letizia Ruggeri. E ancora: "Quel locale dove dicono andassi a ballare? Non ci ho mai messo piede, hanno sbagliato persona". Poi quelle lampade solari ammesse a metà, "un dettaglio - ha giurato - a cui non ho dato importanza". 

Parlerà, quindi. Ma, salvo colpi di scena, non confesserà nulla perché - è il suo disco rotto - "non posso ammettere qualcosa che non ho commesso". Ai suoi avvocati continua a ribadire la stessa versione, dice di essere un uomo tutto cantieri, casa, moglie e i tre figli. Una vita sempre uguale e che il ventisei novembre del 2010, giorno dell’omicidio di Yara, non ricorda di aver fatto nulla di diverso dal solito. 

"Ha chiesto di essere interrogato e non di rilasciare dichiarazioni spontanee, quindi risponderà alle domande del pm - ha sottolineato l’avvocato Claudio Salvagni, che lo difende insieme alla collega Silvia Gazzetti -. Continuo a ripeterlo: si dichiara innocente e vuole dimostrarlo. L’interrogatorio va visto in quest’ottica collaborativa per far emergere la verità. Bossetti vuole spiegare tutto quello che è in grado di chiarire. E vuole far luce sulle notizie sul suo conto che non sono veritiere". E arrivato il momento della verità. Quella del presunto assassino. 

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