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Giovedì, 18 Aprile 2024
Omicidio Yara

Yara, Bossetti sfida la procura: "Voglio la macchina della verità"

Il carpentiere di Mapello in cella per l'omicidio di Yara Gambirasio avrebbe chiesto agli inquirenti di essere sottoposto alla macchina della verità. E continua a negare un suo coinvolgimento

ROMA - In oltre due mesi non è mai crollato. Interrogatori, ricerche, ricostruzioni, video "rubati": niente. La risposta è stata sempre la stessa: "Non posso confessare qualcosa che non ho fatto". E ora è lui, Massimo Giuseppe Bossetti, il carpentiere di Mapello in cella per l'omicidio di Yara Gambirasio, a sfidare la procura. 

Il muratore, accusato del rapimento e dell'uccisione della ragazzina di Brembate Sopra, avrebbe infatti chiesto agli inquirenti - tramite i suoi avvocati - di essere sottoposto alla macchina della verità. 

A rivelarlo è stata, venerdì sera su Retequattro, la trasmissione "Quarto Grado". Secondo quanto raccontato dall'inviato del programma, gli inquirenti non avrebbero conferma della presenza del carpentiere di Mapello in cantiere il 26 novembre 2010, giorno della scomparsa della tredicenne di Brembate. 

Sempre secondo le fonti di "Quarto Grado", nel furgone di proprietà di Bossetti sarebbero state repertate tracce ematiche appartenenti all'uomo. Una scoperta questa che potrebbe confermare, almeno in parte, la tesi dell'indagato che aveva sempre sostenuto di perdere sangue dal naso, collegando questo suo problema alla traccia di Dna trovata sul corpo della piccola Yara.

Omicidio e misteri: il giallo di Yara Gambirasio

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