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Sabato, 20 Aprile 2024
Le tappe della vicenda

Alex Zanardi, un anno fa l'incidente. Il messaggio della famiglia: "Non abbiamo perso la speranza"

Il campione continua il lungo percorso in ospedale, tra interventi e riabilitazione: “La sua fibra è sempre la stessa, quella di uomo che non si è mai arreso di fronte a niente”

Era il 19 giugno di un anno fa quando Alex Zanardi rimase gravemente ferito in un incidente in Val d'Orcia. Dopo aver cambiato diversi ospedali e dopo aver subito una decina di interventi chirurgici, il campione è ricoverato nell'Unità Spinale e Unità Gravi Cerebrolesioni dell'ospedale San Bortolo di Vicenza. Una battaglia ancora lunga: i luminari della medicina che lo hanno visitato parlano di un uomo vigile ma con l'interazione ridotta al minimo, anche se ci sono stati piccoli progressi e le sedute di riabilitazione avvengono anche in poltrona, e non più solo disteso sul letto. "Noi la speranza non l'abbiamo mai persa, nemmeno ora. La sua fibra è sempre la stessa, quella di uomo che non si è mai arreso di fronte a niente", dicono la moglie Daniela Manni e il figlio Niccolò. 

Alex Zanardi, un anno fa l'incidente: le tappe della vicenda

Lo scorso aprile la Procura di Siena ha chiesto l'archiviazione per l’unico indagato, il 45enne Marco Ciacci, che si trovava alla guida dell'autocarro contro cui Zanardi andò ad urtare mentre con la sua handbike percorreva la strada provinciale 146 nel comune di Pienza (Siena) all'altezza del km 39+800, nei pressi del bivio per la località Sant'Anna in Camprena. Zanardi stava partecipando a una manifestazione di solidarietà, che stava girando l'Italia, organizzata dalla sua Obiettivo 3, una onlus che si occupa di avviamento e sostegno allo sport per atleti disabili. Pochi istanti dopo l'urto, Zanardi perse l'equilibrio e si ritrovò sbalzato contro il paraurti del tir, procurandosi fratture multiple al volto e alla testa. Ciacci era stato indagato come atto dovuto dalla Procura di Siena, ipotizzando il reato di lesioni colpose gravissime. Il procuratore Salvatore Vitello aveva poi chiesto l'archiviazione del provvedimento "non ravvisando alcun nesso causale tra la condotta tenuta da Ciacci alla guida dell'autoarticolato e la determinazione del sinistro stradale in seguito al quale Zanardi riportava gravi lesioni". Per Vitello, infatti, "l'autista dell'autocarro viaggiava ad una velocità moderata e comunque ampiamente al di sotto del limite di velocità previsto su quel tratto di strada". Secondo le indagini dirette dalla Procura, Ciacci reagì "prontamente alla vista del ciclista mettendo in atto una manovra di emergenza (sterzando verso il margine destro della carreggiata) per allontanarsi dalla linea di mezzeria e cercare di evitare l'impatto con l'handbike condotta da Zanardi; impatto che sfortunatamente si verificava interamente all'interno della corsia di pertinenza dell'autoarticolato".

La famiglia Zanardi, tramite il suo legale di fiducia, l'avvocato Carlo Covi, ha contestato tale ricostruzione. Covi ha richiesto al gip del Tribunale di Siena "un'integrazione istruttoria", ovvero di riaprire le indagini con ulteriori accertamenti tecnici sulla dinamica dell'incidente, ed ha reclamato anche l'imputazione coatta per il camionista indagato. "Il processo non si vuole fare e allora spero di trovare procure ugualmente garantiste quando difendo gli imputati", aveva detto l'avvocato Covi, commentando la richiesta di archiviazione della Procura. "Chiediamo al giudice un'attenta valutazione, si faccia un processo per accertare i fatti. Se c'è una linea continua non si può invadere e ci sono le foto che testimoniano che il camion ha invaso la linea con le ruote anteriori".

Tutte le parti sono in attesa del verdetto del giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Siena, Ilaria Cornetti, che al termine dell'udienza del 26 maggio si è riservata la decisione sulla richiesta di archiviazione. Da parte sua l'avvocato grossetano Massimiliano Arcioni, legale di Ciacci, ha chiesto al giudice di accogliere la richiesta di archiviazione così come formulata dalla Procura. Ciacci ha confidato ad amici di essere "dispiaciuto ma consapevole di aver fatto quel che ha potuto per cercare di evitare l'impatto. E come c'è la famiglia Zanardi che soffre da una parte, ce n'è anche una dall'altra che, seppur in misura diversa, soffre per le accuse che sono mosse al proprio caro". L'ingegnere Mattia Strangi, consulente di parte di Ciacci, ha ribadito: "Attendiamo con fiducia e pazienza la decisione del giudice, consci di aver ben esaminato la dinamica del sinistro". 

La vicenda giudiziaria, al di là della decisione che prenderà il gip, potrebbe trascinarsi a lungo. Per l’avvocato Covi "c'è stata un'invasione della corsia da parte dell'autocarro che è stata determinante per la reazione di Alex Zanardi, provocando la manovra di sterzo a destra, da cui è conseguita la perdita di controllo del mezzo. Se il camion fosse stato regolarmente all'interno della sua corsia di marcia l'incidente non sarebbe successo". Il legale contesta anche "le conclusioni a cui è giunta la perizia del consulente tecnico della Procura, ingegnere Dario Vangi, che sostiene che l'aver sorpassato di poco la mezzeria non ha provocato l'incidente. La domanda è: si può passare 'di poco' con un semaforo rosso? La Procura che ha fatto proprie le conclusioni del consulente circa il fatto che lo scavalco della mezzeria da parte del tir non è stata la causa della reazione di Zanardi. Non è possibile che non ci sia una responsabilità del conducente del camion nell'incidente: Zanardi lo vide sopraggiungere e sterzò di colpo perché invase la corsia". Il professor Dario Vangi, ingegnere meccanico e consulente della Procura, ha stabilito che lo sconfinamento della mezzeria da parte del camion è stato minimo e il procuratore capo Vitello ha accolto questa tesi. "Nella suddetta dinamica", secondo la Procura, infatti, "non ha avuto efficacia causale la posizione dell'autoarticolato sulla carreggiata ed in particolare la circostanza che poco prima dell'impatto, nell'affrontare la curva a sinistra, Ciacci si fosse spostato più vicino alla linea di mezzeria, calpestandola per metà con le ruote anteriori sinistre e oltrepassandola di pochi centimetri con quelle posteriori; con conseguente esclusione di responsabilità penale colposa in capo all'indagato".

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