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Venerdì, 29 Marzo 2024
Diretta

Cina, le proteste contro strategia Covid, Xi e partito comunista

La Cina è l'unico grande paese al mondo che sta ancora tentando di sradicare le infezioni da Covid a tre anni dall'inizio della pandemia ma l'accumulo di tensioni provocate all'intransigente strategia Zero Covid ha fatto da carburante alle proteste.

Nuovi allentamenti nella politica Zero Covid

In diverse città cinesi si registrano i primi allentamenti della politica Zero Covid. Le attività commerciali, in alcuni casi già da ieri 4 dicembre, sono state riaperte e i requisiti per i test anti-Covid a Pechino e in altre città sono stati allentati, mentre la Cina si avvia a modificare la politica della 'tolleranza zero' perseguita con insistenza negli ultimi tre anni, all'origine delle proteste diffuse nel Paese di due settimane fa. 

A Pechino, i residenti non sono più tenuti a mostrare un test all'acido nucleico negativo fatto nelle 48 ore per l'uso dei mezzi pubblici. Stessa regola anche a Shanghai, strozzata dal duro lockdown di due mesi ad aprile e maggio scorsi. Nell'hub finanziario, da domani 6 dicembre, non sarà più necessario esibire l'esito del test al Covid per accedere nei luoghi pubblici. 

La vicina Hangzhou si è spinta oltre: stop ai test di massa regolari per gli oltre 10 milioni di residenti, ad eccezione di coloro che vivono o visitano case di cura, scuole e asili. Ad Urumqi, il capoluogo dello Xinjiang dove più di due settimane fa morirono 10 persone in un incendio salito a catalizzatore delle recenti proteste, hanno riaperto oggi supermercati, hotel e ristoranti.

La Cina allenta di nuovo le restrizioni anti Covid dopo le proteste

Diverse città cinesi hanno oggi ulteriormente allentato le rigide regole anti-Covid, a seguito delle storiche manifestazioni degli ultimi giorni contro le restrizioni sanitarie.

Da oggi la metropoli di Chengdu non richiederà più un recente test negativo per l'accesso ai luoghi pubblici o per prendere la metropolitana, ma solo un pass sanitario che confermi che il titolare non abbia attraversato una zona "ad alto rischio". A Pechino le autorità sanitarie hanno invitato gli ospedali a smettere di rifiutare le cure in assenza di un test Pcr negativo risalente a meno di 48 ore. Molte altre città colpite da un'ondata di casi stanno ora consentendo la riapertura di ristoranti, centri commerciali e persino scuole, una chiara presa di distanza dalle rigide regole che hanno prevalso finora. Nella città di Urumqi, capitale della regione dello Xinjiang, dove un incendio mortale ha scatenato le prime proteste, le autorità hanno annunciato che supermercati, hotel, ristoranti e stazioni sciistiche riapriranno gradualmente.

Sul Quotidiano del Popolo, organo del Partito comunista al governo, si legge che diversi esperti sanitari sostengono le misure adottate da alcune autorità locali per consentire ai positivi di rimanere in quarantena a casa. Si tratta di un cambiamento radicale rispetto alle regole che prevalevano finora, che in gran parte del Paese richiedono ancora che le persone contagiate siano confinate in strutture governative.

Finita emergenza Covid ad iPhone City

La Zhengzhou Airport Economy Zone, la grande area della provincia di Henan dove si trova anche la 'iPhone City', la fabbrica Foxconn che assembla gli smartphone della Apple, "entrerà nella fase di regolare prevenzione e controllo della pandemia del Covid-19" a partire da domani, primo dicembre, in base ai risultati ottenuti nella lotta al virus. L'area, secondo le autorità locali, "riprenderà la normale produzione e la vita in modo ordinato poiché le dinamiche della situazione epidemica in tutta la regione sono tornate sotto controllo"

Scontri tra manifestanti e polizia a Guangzhou

Scontri sono scoppiati nella notte tra manifestanti e polizia a Guangzhou, nel sud della Cina, secondo alcuni testimoni e video pubblicati sui social media, dopo diversi giorni di rivolte nel Paese contro le restrizioni imposte nell'ambito della politica "Zero Covid" voluta dal governo. Un filmato mostra la polizia vestita con tute bianche e dotata di scudi antisommossa trasparenti, che marcia in ranghi serrati lungo una strada nel distretto di Haizhu, mentre oggetti di vetro vengono lanciati contro gli agenti. Nei video si sentono urla mentre barricate arancioni e blu vengono abbattute. Si vedono inoltre delle persone lanciare oggetti contro la polizia poi, in un altro estratto, una decina di individui con le mani legate sembrano essere stati arrestati. Un residente di Guangzhou, che ha dato solo il suo cognome - Chen - ha detto di avere visto circa 100 agenti di polizia convergere verso il villaggio di Houjiao, parte del distretto di Haizhu, e arrestare almeno tre uomini.

Dura repressione: si placano le proteste

Le proteste in Cina contro le restrizioni per il Covid, scoppiate durante il fine settimana scorso, sembrano essersi placate, proprio mentre le autorità di polizia hanno deciso di intervenire in maniera più risoluta per reprimere le manifestazioni. In diverse città è stata segnalata una forte presenza della polizia e alcuni raduni sono stati repressi o non si sono materializzati. Sono emerse segnalazioni di persone interrogate e perquisite, a cui sono stati controllati anche i telefoni: lo conferma la Bbc.

Oggi la polizia a Pechino e Shanghai sta pattugliando in forze le aree in cui alcuni gruppi avevano suggerito alle persone di radunarsi, con messaggi diffusi sull'app di Telegram. Mentre nella città meridionale di Hangzhou, nella notte, una piccola protesta è stata rapidamente interrotta e alcune persone sono state arrestate, secondo dei filmati pubblicati sui social media e verificati dalla Bbc.

I Mondiali di calcio in Cina sono censurati

L'emittente governativa cinese sta censurando le riprese dei fan ai Mondiali di calcio trasmettendo le immagini con un ritardo di 32 secondi che permettono di evitare la trasmissione in diretta dei primi piani delle folla che potrebbero mostrare come nel resto del mondo quasi nessuno indossi più la mascherina anti Covid.

L'Onu chiede rispetto diritti manifestanti pacifici

L'Ufficio dell'Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i diritti umani ha invitato le autorità cinesi a non "detenere arbitrariamente" i manifestanti che stanno protestando pacificamente contro le restrizioni sanitarie e per una maggiore liberta'. "Chiediamo alle autorità di rispondere alle proteste in conformità con le leggi e gli standard internazionali sui diritti umani", ha detto un portavoce, aggiungendo che "nessuno dovrebbe essere arbitrariamente detenuto per aver espresso pacificamente le proprie opinioni".

La "sfida alla Cina" nella prossima riunione Nato

I ministri degli Esteri dei Paesi Nato si riuniranno domani e mercoledì a Bucarest, in Romania, per discutere, oltre che l'aumento del sostegno all'Ucraina e le sfide globali alla sicurezza dell'Alleanza, il nodo della dipendenza, per le forniture, dai "regimi autoritari". Una riunione che, come evidenziato dal padrone di casa, il ministro degli Esteri romeno, Bogdan Aurescu, arriva in un momento critico per la sicurezza regionale ed euro-atlantica, segnato dalla guerra iniziata dalla Russia in Ucraina e dal suo impatto multidimensionale. "La guerra in Ucraina - ha avvertito il segretario generale Jen Stoltenberg - ha dimostrato la nostra pericolosa dipendenza dal gas russo. Quindi dobbiamo valutare la nostra dipendenza da altri regimi autoritari, senza dimenticare la Cina". La prossima riunione, ha aggiunto, cercherà di aprire delle strade "per rafforzare la nostra resilienza e le sfide poste dalla Cina. Pechino non è un avversario. Ma sta intensificando la sua modernizzazione militare, sta aumentando la sua presenza dall'Artico ai Balcani occidentali, dallo spazio al cyberspazio, e sta cercando di controllare le infrastrutture critiche degli alleati della Nato", ha sottolineato ancora il segretario generale in un riferimento agli armamento moderni che Pechino sta acquisendo o alla progettazione di armi nucleari a lungo raggio. Allo stesso tempo, ha aggiunto Stoltenberg, "vediamo una collaborazione più stretta tra Cina e Russia". La Cina, un Paese che "non condivide i nostri valori" e incorre in "violazioni dei diritti umani" o nella "repressione" di proteste, democratici, attivisti o giornalisti, ma allo stesso tempo cerca di "controllare le infrastrutture critiche", come le reti di comunicazione 5G, ha avvertito Stoltenberg.

Al vertice Nato dello scorso giugno a Madrid, gli alleati hanno approvato un nuovo Concetto strategico, la strategia dell'Alleanza per il prossimo decennio, che mette al centro la "sfida" che la Cina pone alla sicurezza. Quello di Bucarest, ha ricordato il ministro degli Esteri romeno, è il primo incontro della Nato ad alto livello in uno Stato del fianco orientale, prima linea di difesa dell'Alleanza dall'inizio della brutale aggressione della Russia contro l'Ucraina. La riunione segnerà una tappa essenziale nell'operatività del nuovo Concetto strategico".

La borsa cinese perde l'1%

Il mercato azionario della Cina ha chiuso oggi in forte perdita, con l'indice Csi 300 che ha perso l'1,1 per cento dopo un picco negativo del 2,7 per cento: si tratta del peggior risultato dal 28 ottobre scorso. Male anche l'indice Hang Seng di Hong Kong, in calo dell'1,6 per cento. A pesare sui risultati dei titoli tecnologici è anche la decisione di venerdì scorso della Commissione federale per le comunicazioni (Fcc) degli Stati Uniti di mettere al bando sul mercato Usa, per motivi di sicurezza, i prodotti dei colossi cinesi Huawei e Zte e di varare una stretta sull'uso di sistemi di sorveglianza prodotti in Cina. Fattori che hanno, di fatto, vanificato l'effetto della decisione della banca centrale cinese di tagliare dello 0,25 per cento la riserva obbligatoria delle banche, liberando circa 70 miliardi di dollari a sostegno della liquidità dei mercati e dell'economia reale. Oggi anche lo yuan ha perso valore (-1,1 per cento) nei confronti del dollaro, precipitando al livello più basso dallo scorso 10 novembre.

In Cina la "rivoluzione degli A4" scuote l'intero Paese

Decine di migliaia di manifestanti scesi nelle strade delle principali metropoli per chiedere la fine della rigida strategia "zero Covid" e le dimissioni del presidente Xi Jinping, eletto soltanto un mese fa dal Congresso alla guida della segretaria generale del Partito comunista cinese.

Ad innescare l'ondata di dissenso è stata la morte di dieci persone in un incendio divampato giovedì 24 novembre al quindicesimo piano di un palazzo residenziale a Urumqi, capoluogo della regione nord-occidentale dello Xinjiang già nota alle cronache internazionali per la repressione della comunità uigura. La tragedia - che secondo molti internauti si sarebbe verificata proprio perché molti inquilini non sono riusciti a scappare a causa dei blocchi attuati nella zona per contenere i contagi - ha innescato duri scontri tra le forze di sicurezza e i manifestanti, che nella notte tra venerdì e sabato hanno chiesto con forza "la fine del lockdown".

Nell'arco di poche ore la protesta si è allargata a macchia d'olio anche nelle metropoli di Wuhan, Canton e Chengdu, dove i manifestanti hanno chiesto "libertà di stampa e d'espressione" e intonato l'Internazionale. I dissidenti hanno esibito fogli completamente bianchi per protestare contro la censura ed evitare l'arresto. Proprio i fogli immacolati sono diventati l'emblema di queste nuove proteste, tanto da essere divenute note sui social network come "rivoluzione degli A4".

La protesta arriva a Hong Kong: manifestanti sventolano fogli bianchi

Un gruppo di cittadini si è riunito in protesta nel centro di Hong Kong stringendo tra le mani i fogli bianchi diventati simbolo delle contestazioni contro la strategia "zero Covid" in Cina. Lo si apprende da un messaggio su Twitter condiviso dall'attivista di Hong Kong in esilio nel Regno Unito, Nathan Law, secondo cui le forze dell'ordine sopraggiunte sul posto hanno consultato i documenti d'identita' dei presenti. I residenti si sono radunati per commemorare le dieci vittime dell'incendio divampato il 24 novembre nella regione autonoma dello Xinjiang, il cui soccorso sarebbe stato ostacolato proprio dalle restrizioni anti-pandemiche.

Cina, ancora arresti per le proteste anti-restrizioni Covid

Prosegue l'ondata di arresti in seguito alle proteste contro la politica zero-Covid del governo cinese. Le nuove restrizioni imposte per contenere i contagi hanno portato all'aumento delle proteste di massa in tutto il paese. La rigida politica Zero Covid che costringe larghe fette di popolazione a lockdown improvvisi, estesi e prolungati oltre che a test di massa, non sembra più essere tollerata dalla popolazione. Una protesta che - secondo gli osservatori e i giornalisti internazionali - sta assumendo talvolta toni di critica nei confronti del Partito comunista e anche del leader Xi Jinping. Migliaia di persone sono scese all'alba di oggi in piazza a Shanghai e a Pechino in una protesta mai così partecipata. La rabbia pubblica è aumentata dopo che un incendio si è verificato in un edificio residenziale a Urumqi, la capitale della regione autonoma uigura dello Xinjiang, uccidendo 10 persone il 24 novembre. Molte persone hanno espresso l'opinione che le morti avrebbero potuto essere evitate se il governo non avesse imposto restrizioni per il Covid sul complesso residenziale. Le autorità regionali hanno avviato un'indagine approfondita sull'incendio mortale e hanno promesso di consegnare alla giustizia coloro che sono sospettati di inadempienza.

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