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Venerdì, 19 Aprile 2024
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Italia, "vietato abortire": troppi medici obiettori

Dalla relazione annuale sull'attuazione della legge 194 del 1978, emerge un decremento delle interruzioni volontarie di gravidanza e il contestuale aumento del personale che si rifiuta di praticarle

La relazione annuale sulla legge 194 del 1978 - che stabilisce le norme per la tutela sociale della maternità e per l’interruzione volontaria di gravidanza (Ivg) - inviata dal Ministero della Salute al Parlamento, parla chiaro e fa entrare nella storia il dato secondo cui in Italia non si abortisce più o quantomeno, non si fa più come un tempo: nel 2013 sono stati notificati 102.644 casi, con un decremento del 4.2% rispetto al dato definitivo del 2012 (107.192 casi).

Al di là del dato 'freddo' elaborato dall'indagine, ciò che balza all'occhio è la correlazione logica tra la memorabile flessione di interruzioni volontarie di gravidanza e il contestuale incremento degli obiettori di coscienza che, specie tra i ginecologi, sono diventati più di due su tre "con una tendenza alla stabilizzazione dopo un notevole aumento negli anni" che ha visto il passaggio dal 58,7% del 2005 al picco del 70,7% nel 2009.

Gli aborti complessivi registrati per il 2013 sono poco più di 102mila (di cui il 34% a carico di donne straniere), con una diminuzione del 4,2% rispetto ai 107mila casi del 2012 - dettaglio che conferma il trend storico di diminuzione - e anche il tasso di abortività per le minorenni è in lieve flessione, restando al di sotto della media dei Paesi dell’Europa occidentale.

Secondo il ministero, “su base regionale non emergono criticità nei servizi” collegati alle interruzioni di gravidanza, inclusa la questione dell’obiezione di coscienza: gli aborti sarebbero effettuati nel 64% delle strutture, con qualche difficoltà solo in Molise e Basilicata, per cui basterebbe paragonare le cifre di centri abortivi e punti nascita e, in PRATICA, parrebbe che esistano fin troppe strutture che consentono l’aborto, sebbene la percentuale assoluta di obiettori tra i ginecologi, nel 2012, sia stata del 69,6% (l’ultimo dato parlava di un 69,4%).

Le percentuali di obiettori superano l’80% tra i ginecologi in Molise (90,3%), Basilicata (89,4), Sicilia (84,5), Lazio (81,9), Campania (81,8) e Abruzzo (81,5). E anche per gli anestesisti, con una media del 47,5%, si va oltre il 70 in Molise, Sicilia, Lazio e Calabria, mentre il personale infermieristico si attesta su una media nazionale del 45%.

I tempi di attesa, tuttavia, non sono migliorati in modo significativo, con una percentuale di aborti effettuati entro 14 giorni dal rilascio del documento che sono aumentati appena dal 59,6% al 61,5%, in parallelo a una altrettanto piccola diminuzione degli interventi effettuati oltre le 3 settimane di attesa: dal 15,7% al 15,5%.

Ciascun ginecologo non obiettore, spiega il rapporto, effettua in media 1,4 aborti a settimana, da un minimo di 0,4 in Valle d’Aosta a un massimo di 4,2 nel Lazio.

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