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Venerdì, 29 Marzo 2024
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Alzheimer: scoperta la possibile causa che aiuta la prevenzione

Per la prima volta i ricercatori americani sostengono di aver individuato la possibile causa principale della demenza degenerativa aprendo così la strada alla prevenzione

L'Alzheimer continua ad essere una delle malattie più subdole e misteriose che impegna la ricerca scientifica di tutto il mondo e dopo che la Icahn School of Medicine ha attribuito alla carne alla brace una delle sue possibili cause, adesso un punto di svolta è il risultato raggiunto dai medici della Duke University School of Medicine che sostengono di aver scoperto la fonte principale della demenza degenerativa, dando nuove speranze ai malati e alle loro famiglie. 

Lo studio pubblicato sul Journal of Neuroscience mostra come la malattia, almeno nei topi, sembri dipendere principalmente dalla carenza di una sostanza importante per il cervello, l'amminoacido arginina, che viene 'divorato' dalle cellule di difesa e quindi dal sistema immunitario del soggetto stesso.

Il consumo esagerato di arginina da parte delle cellule immunitarie è risultato importantissimo nei processi patologici della malattia, quindi "impedendolo si potrebbe curarla", spiega l'autrice del lavoro Carol Colton della Duke University School of Medicine che sottolinea anche come la scoperta sia significativa soprattutto dal punto di vista della prevenzione: l'obiettivo, infatti, è prevenire la sua insorgenza "aggiustando" il comportamento anomalo delle cellule immunitarie che genera la diminuzione di arginina.

Si tratta, dunque, di uno studio preliminare che lascia però intravedere nuovi possibili bersagli d'azione per rallentare la malattia e gli autori dello studio sono concordi nel ritenere che se sarà accertato anche negli uomini che il consumo di arginina giochi un ruolo così importante nel processo degenerativo, si potrebbe bloccare attraverso l'uso di un farmaco sperimentale (DFMO, una molecola oggi in fase di sperimentazione clinica per alcuni tumori), invertire il suo corso e aprire le porte ad un modo completamente diverso di pensare l'Alzheimer.

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