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Sabato, 20 Aprile 2024
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La Tatangelo posa per la Lilt, le blogger: "Ecco perché quella foto non parla di prevenzione"

Le 'Amazzoni furiose', attiviste accomunate dalla dolorosa esperienza del cancro al seno e promotrici della contro-campagna della Lilt che ha scelto la cantante come testimonial per la lotta ai tumori femminili, hanno spiegato in una lunga intervista tutti i motivi della loro denuncia

Un'Anna Tatangelo senza veli, con i capelli sciolti sulle spalle e il simbolo della prevenzione dei tumori femminili disegnato sul braccio, fissa l'obiettivo fotografico mentre, con le mani, copre il seno: una foto come tante quella della cantante 28enne di Sora, pudica nello sfoggio di nudità solo accennate e mai ostentate, che sarebbe stata ammirata come un qualsiasi scatto consono alla popolarità del soggetto se non fosse che la scelta di farla simbolo della campagna Nastro Rosa 2015 da parte della Lega Italiana per la Lotta ai Tumori ha acceso un dibattito vivissimo.

Le prime a puntare i riflettori sull'inadeguatezza di un'immagine femminile così raffigurata sono state Sandra Castiello, Grazia De Michele, Alberta Ferrari, Daniela Fregosi, Emma Schiavon e Carla Zagatti, un gruppo di attiviste, blogger, docenti, medici-senologhe e psicologhe tutte accomunate dalla dolorosa esperienza del cancro al seno e autrici del blog 'Amazzoni Furiose', le quali, lungi dal contrastare la persona della Tatangelo in qualità di testimonial, ne hanno contestato la posa poco consona al tema e spiegato in una lettera rivolta alla stessa Lilt e al Ministro della Sanità Beatrice Lorenzin le motivazioni per le quali, secondo il loro punto di vista, la campagna andrebbe ritirata.

Tanti sono stati i commenti giunti a sostegno delle ragioni delle promotrici (una per tutte Selvaggia Lucarelli, che su Facebook ha dedicato un post all'argomento) e tante sono state le voci che hanno sostenuto la decisione della Lilt di prediligere una giovane donna così popolare per sensibilizzare alla prevenzione il pubblico più giovane (Gabriele Parpiglia, per esempio, che ha affidato le sue ragioni ad un commento su Instagram), e mentre la Tatangelo ha spiegato le ragioni della sua presenza sul manifesto ed espresso le sue scuse verso chi, suo malgrado, si sia sentito offeso dall'immagine, le promotrici dell'iniziativa hanno chiarito a Today.it le ragioni della loro denuncia.

- Cosa vi ha infastidito di più dell'immagine di un'artista così raffigurata nella campagna 'Nastro rosa' 2015?

Ci ha infastdito la strumentalizzazione del corpo femminile e la sessualizzazione di una terribile malattia. Quell'immagine è fatta per attirare sguardi che nulla hanno a che vedere con l'invito alla prevenzione del cancro. Si tratta di una tipica tecnica di marketing aggressiva, già molto fastidiosa quando si tratta di "normale" pubblicità, ma che diventa intollerabile quando si parla di cancro e quando viene veicolata da un organo, la Lilt, finanziato da denaro pubblico e dal Ministero della Salute. Il motivo di questa esposizione è quello di attirare l'attenzione sui marchi che si sono associati alla campagna, e spesso si tratta di aziende che nei loro prodotti o nelle lavorazioni usano sostanze collegate all'insorgenza del cancro: questo è quello che le attiviste americane definiscono "pinkwashing" (da ‘pink’, rosa, e ‘whitewash’ che significa letteralmente ‘dare il bianco, imbiancare’ e in senso figurativo ‘occultare’). In questo caso si tratta di Peugeot, visto che diversi studi hanno evidenziato una forte incidenza di cancro al seno nelle lavoratrici di materie plastiche dell'industria automobilistica, per non parlare poi dei ben noti danni che i gas di scarico delle automobili producono sulla nostra salute anche oltre il cancro al seno.

- Dopo il polverone sollevato in merito alla sua foto, Anna Tatangelo ha condiviso su Facebook l'immagine di una Kate Moss in reggiseno rosa scelta in America per il mese della prevenzione dei tumori, con il commento "In America hanno scelto kate Moss...chissà se avrà fatto scandalo anche lì ,visto che a differenza mia è una top model?". Come le avreste risposto?

Come detto sopra, gli italiani non si sono inventati niente. Questa tecnica di associare foto sexy alla malattia è stata inventata negli USA ed è stata già analizzata e combattuta da un forte movimento di attiviste – malate e non – e, in particolare, dall’organizzazione Breast Cancer Action che ha coniato la parola ‘pinkwashing’. In effetti la foto di Moss è del tutto paragonabile a quella di Tatangelo, anche se l'immagine di Moss è stata diffusa dalla stilista inglese Stella McCartney, e non ha certo avuto il patrocinio del Ministero della Sanità, come da noi. In ogni caso, in tutte queste campagne sessualizzanti si fa riferimento in modo esclusivo al seno, invece la malattia va ad incidere pesantemente su altre parti del corpo, soprattutto a seguito degli interventi chirurgici talvolta pesanti e delle terapie a cui ci si deve sottoporre, per non parlare della possibilità che si diffondano metastasi. Si tratta quindi anche di un’informazione scorretta.
 
- Anna Tatangelo ha rilasciato a 'Le Iene' la seguente dichiarazione in merito alla vicenda: "A me dispiace perché sono persone che hanno sofferto e se si sono sentite offese da una parte chiedo scusa, però la mia volontà in buona fede era quella di arrivare ai giovani". 'Il fine giustifica i mezzi', insomma. Che ne pensate?

Non è Anna Tatangelo a doversi scusare, bensì la Lilt nazionale e il Ministero della Salute. Arrivare alle giovani è di moda: la campagna si rivolge a un target in cui il tumore è infrequente, ma alimentare nelle ragazze una cultura di consapevolezza per noi va benissimo. Il problema è: come (no, il fine non giustifica i mezzi e peraltro il mezzo è stato definito da esperti inefficace) e con che contenuti. Quello che le giovani devono sapere è: 1. Non esiste uno screening di massa per le under40 basato su evidenze scientifiche; l'unico suggerimento utile è conoscere il proprio corpo attraverso l'autopalpazione e dopo i 30 anni personalizzare eventuali controlli concordandoli con un/a senologo/a esperto/a. 2. Se qualcosa non va si devono rivolgere a centri qualificati (senologie o breast unit) e non all'ambulatorio generalista sotto casa 3. Richiamare l'attenzione alle famiglie con molti casi di tumore al seno/ovaio: è importante identificare le ragazze ad alto rischio genetico, le uniche che abbiano un percorso specifico di prevenzione e diagnosi precoce intensiva, sebbene solo tra il 5 e il 10% dei casi di cancro al seno siano correlati con una mutazione dei geni BRCA (tuttavia, nelle donne di età inferiore ai 37 anni la percentuale diventa > 10%, infatti risulta indicato effettuare il test, in caso di cancro al seno, anche in assenza di familiarità ). Infine, contrariamente a quello che è stato scritto anche a proposito di questa campagna, l'immagine della testimonial non deve suggerire al pubblico giovane e sano che se "si controlla" rimane sana (e bella) come lei. La diagnosi eventualmente precoce non riduce l'incidenza di cancro invasivo in nessun modo nelle giovani.

- In merito all'ultima Vostra richiesta inviata alla cantante per chiederle di lasciare la campagna LILT e di unirsi a voi nella denuncia, al fine di dimostrare di aver apprezzato la sua generosità nel prestarsi gratuitamente ad una campagna di sensibilizzazione, avete avuto riscontri dalla diretta interessata?
No, nessuno.

- Dal giorno della lettera indirizzata al Ministro dell Sanità a oggi, avete ottenuto qualche risposta riguardo alla Vostra richiesta di ritirare la campagna?

C'è stata una risposta della Lilt nazionale che ha però solamente ribadito in modo piuttosto arrogante la bontà della sua campagna e ha "difeso" Tatangelo e la sua scelta di posare per l'immagine in questione. Ma, come abbiamo detto più volte, noi non abbiamo nulla contro la testimonial, il problema è il tipo di immagine e la strumentalizzazione che c'è sotto.

Intanto, Anna Tatangelo ha replicato ancora, in una intervista pubblicata dal settimanale “Chi” in edicola oggi, 14 ottobre, alle critiche che le sono piovute addosso dopo aver posato per la campagna Nastro Rosa: "Credo che chi mi vuole bene e si fida di me abbia colto perfettamente il messaggio della campagna. È notizia di oggi che, da quando è partita, c’è stato un incremento importantissimo nella richiesta di visite al seno rispetto agli anni precedenti. Basterebbe già questo per dire che l’obiettivo è stato raggiunto. Ma voglio dire anche a chi non mi ama o non ha ancora colto il senso dell’immagine di andare oltre e seguire il consiglio della Lilt: fate i controlli al seno. Lasciate da parte antipatia, ironia, rancore. Sono una donna come tutte, con le sue insicurezze e con i suoi vezzi, ma ho valori forti, non ho mai fatto male a nessuno e se posso essere utile agli altri lo faccio volentieri. Dimostriamo di essere unite per una buona causa, combattiamo una malattia che minaccia il simbolo della nostra femminilità".

Punti di vista diversi, insomma, che, tuttavia, per quanto radicalmente opposti, hanno in comune l'obiettivo importante di puntare un faro sul tema delicatissimo della prevenezione dei tumori che riguarda tutte le donne, senza distinzioni. 
 

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