Tessuti animalier: come indossarli senza sembrare la moglie di Tarzan
Non esagerare con l’abuso di leopardi, pitoni e tigri su accessori e vestiti è doveroso per non evocare una moderna Jane nella giungla metropolitana
La natura selvaggia ha sempre ispirato gli stilisti e le loro collezioni di moda, ‘ladre’ di idee che trovano nel mondo incontaminato di foreste, deserti e giungle gli scorci da cui partire per riproporre le fantasie tessili.
Con il termine ‘animalier’ si fa riferimento alla decorazione che ricorda il manto di leopardi, zebre, tigre e pitoni, tornata in auge nelle ultime stagioni su maglie e cappotti, su calzature e persino sull’intimo, il cui sfoggio richiede, tuttavia, un’attenzione particolare, data la graffiante pretesa di non passare inosservate e il forte rischio di scadere nel cattivo gusto qualora non se ne faccia un uso moderato.
- Monocolore. Qualsiasi fantasia del genere va affiancata solo ad un colore neutro, come il nero, il bianco o il beige. No a righe, pois o quadri che, mischiate insieme, rendono volgarmente eccentriche.
- Scarpe. Se si decide di osare per una minigonna leopardata o per una camicetta che ricorda una zebra, meglio non esagerare con l’altezza di un tacco vertiginoso, a meno che non si voglia proprio causare l’effetto ‘tigre’ (del materasso).
- Accessori. Borse, foulard, bracciali o collane vistose che rimandano agli elementi della razza animale richiedono la semplicità del restante abbigliamento: solo così si farà emergere la ricercatezza dell’otufit a scapito di un’opinabile pacchianeria complessiva.
- Quando usarlo. Assodato che sia un look decisamente aggressivo, meglio evitarlo di giorno e preferirlo in una serata particolare, cercando comunque di riservarlo all’una tantum che lo confini nella sporadicità di una variegata rosa di stili abbigliativi più sobri.