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Venerdì, 29 Marzo 2024
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Bisturi Trip: tutti i rischi di un intervento di chirurgia estetica all'estero

Sono molte le donne italiane che fanno le valigie per un lifting o un aumento del seno: Brasile, Croazia e Marocco i Paesi più gettonati, ma i pericoli non sono da sottovalutare

Li chiamano "bisturi trip" e sono quei viaggi fatti con l'obiettivo di sottoporsi a operazioni di chirurgia estetica in Paesi in cui i costi degli interventi sono minori rispetto a quello d'origine. In Italia sono molte le donne che negli ultimi anni hanno fatto le valigie per farsi un lifting o un aumento del seno in Croazia, Brasile, Marocco, Indonesia, Thailandia e Africa del Nord. 

"Operarsi in un altro Paese potrebbe sembrare una buona occasione per fare un lifting o regalarsi un nuovo décolleté, lontano da occhi indiscreti e senza dover dare troppe spiegazioni in ufficio. Tuttavia ci sono aspetti che conviene valutare con attenzione" spiega Gianluca Campiglio, segretario dell'International Society of Aesthetic Plastic Surgery (Isaps), la più grande associazione al mondo di chirurgia estetica, e autore del libro 'Mi voglio così', in cui parla di aspetti meno noti della chirurgia estetica che tutti i pazienti dovrebbero conoscere.

Ci sono alcune domande che chi decide di partire per un bisturi trip dovrebbe porsi. Ecco le principali. Prima di tutto, sei sicuro che l'intervento a cui vuoi sottoporti sia il più adatto a te? "Può succedere che il paziente si presenti con l'idea di fare una liposuzione, mentre in realtà l'intervento giusto per il suo caso è un'addominoplastica - sottolinea Campiglio - Solo il chirurgo estetico può stabilire quale è la procedura più adatta". Definito l'intervento da fare, sono chiare le possibili complicazioni? "È necessario che il medico informi su tutte le conseguenze in termini di cicatrici, ricovero e rischi. A questo punto è bene che il paziente rifletta con calma sulla sua decisione, senza la pressione di un volo di ritorno da prendere: la sicurezza del paziente è una priorità. Altro quesito determinante è: il chirurgo a cui mi sto rivolgendo è qualificato? Andare in Paesi del Terzo Mondo per sottoporsi a un intervento estetico significa, il più delle volte, affidarsi a un perfetto sconosciuto senza alcuna garanzia di professionalità".

Ci sono poi gli aspetti pratici, a cominciare dalla comprensione reciproca: il chirurgo e il suo staff parlano in modo fluente una lingua che conosci? "Far capire quello che si vuole in chirurgia estetica non è facile, quindi è bene che la lingua non sia un ostacolo, altrimenti aspettatevi complicazioni". E' bene poi assicurarsi che la clinica sia accreditata e che usi materiali di qualità. "Non sempre gli standard sono quelli garantiti dalle case di cura italiane - spieg ancora lo specialista - Altro punto da considerare: dove starai dopo l'intervento? Nel post-operatorio, viaggiare troppo presto aumenta il rischio di embolia polmonare e di trombosi. Non pensate neanche di operarvi e poi godervi il mare o visitare il posto: sono pochissimi i trattamenti di chirurgia estetica che hanno una convalescenza così breve da consentire di andare in spiaggia o per musei dopo appena 24-48 ore". 

Chiedetevi anche cosa succederebbe in caso di complicazioni nel post intervento: "Anche se la chirurgia è fatta bene, le complicazioni non sono mai da escludere, ma pensate a quale dottore vi assisterà in caso di complicazioni e a chi pagherà per un intervento secondario o una revisione. Per non parlare del caso in cui si andasse in Tribunale, con tutte le complicazioni di una causa internazionale" aggiunge il chirurgo plastico milanese. 

Last but not least: conviene davvero operarsi all'estero? "Considerate i costi totali, incluso il viaggio, il soggiorno e anche i possibili rischi e poi valutate il da farsi. Oggi i prezzi della chirurgia plastica in Italia sono diminuiti rispetto a qualche anno fa, le cliniche devono garantire standard altissimi e ci sono professionisti altamente qualificati a cui rivolgersi, sempre assicurandosi che si tratti di un vero specialista in chirurgia plastica. Non dimenticate che in gioco c'è il bene più importante, ossia la propria salute" conclude Campiglio.                                               

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