Quel ‘light’ che campeggia sull’etichetta della bibita più famosa del mondo appiana il senso di colpa di un sorso frizzante e leggermente dolciastro, ma alcune autorevoli voci in campo scientifico accusano il mix di coloranti, zuccheri e dolcificanti di contribuire ad un aumento di peso e gonfiore e fanno breccia nel dubbio che di dietetico, alla fine, la rinfrescante lattina abbia ben poco. 

Secondo Sian Porter, portavoce della British Dietetic Association, l’aspartame e l’acesulfame potassico di cui la Coca Cola Light è ricca potrebbero rendere più veloce il processo di invecchiamento, poiché il fruttosio e i dolcificanti artificiali disturbano il metabolismo con un senso di sazietà che in realtà non esiste. L’acido fosforico, poi, responsabile della sua gustosa frizzantezza, provocherebbe la comparsa di rughe e di disidratazione della pelle.

Ma non solo: anche i denti con il tempo potrebbero deteriorarsi e potrebbero comparire anche diabete e ipertensione, oltre a vari disturbi alle ossa e allo scheletro dovuti all’acido fosforico responsabile della carenza di calcio e osteoporosi.

A lungo andare, insomma, la Coca Cola nella sua versione più leggera mieterebbe una sorta di silente carneficina che, tuttavia, viene smentita o per lo meno attenuata dall'Autorità europea per la sicurezza alimentare (Efsa) che riabilita l’aspartame e quindi numerose bevande analcoliche, dalla Coca Cola in poi: sebbene diversi studi abbiano collegato l'aspartame a rischi di cancro e di nascite premature, secondo l'Efsa non ci sono prove scientifiche che ai livelli consentiti in Europa (40 milligrammi per chilogrammo di peso corporeo) l'aspartame faccia male.

Insomma, il discorso è sempre quello: bere sì, ma con moderazione.