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Venerdì, 19 Aprile 2024
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Troppe donne laureate: "Ecco perché non bisogna farle studiare"

"La laurea delle donne è una causa del declino demografico" si legge in un commento pubblicato su 'Il Foglio' che definisce "gesto antisociale" permettere loro di proseguire gli studi universitari

Dovrebbe risuonare come un monito "ai padri con figlie in età da università" la 'Preghiera' pubblicata oggi su Il Foglio che, titolando "Perché la laurea delle donne è una causa del declino demografico", esorta le coscienze moderne a pensarci su due volte prima di investire nell'istruzione delle nuove generazioni.

Sempre che di figlie femmine si tratti, 'ovviamente', e sempre che si abbia a cuore l'implemento della popolazione, oggi così drasticamente soggetta ad un inesorabile crepuscolo. 

Stando all'autore dell'analisi, tra le cause del problema c'è la laurea, quel famoso 'pezzo di carta' tanto caro ai genitori che "c'ho un figlio dottore" e così poco valorizzato da chi dà lavoro a "giovani max 30 anni con esperienza nel settore da almeno 5 anni", e che, intesa come un percorso di studi lungo, impegnativo e oneroso sotto diversi aspetti, "sposta troppo in avanti la scelta di riprodursi" e "si configura come un pericolo per la sopravvivenza della società". 

A supporto del pensiero secondo cui anche "la trasmissione dell'onomastica famigliare e del dna genitoriale" resterebbero compromesse dall’istruzione universitaria di massa, viene citato lo storico americano Steven Mintz, professore dell’Università del Texas, e la sua relazione tra l'importanza attribuita ad una buona formazione universitara e il consequenziale ritardo nel matrimonio (quando non si decida di restare proprio single), istituzione inesorabilmente danneggiata dall'ambizione del sapere sempre e sempre di più.

La cultura, dunque, genererebbe mostri, anzi, 'streghe', visto che il dito accusatore si sposta soprattutto sulle donne, ree di trascurare per colpa di una specie di arrivismo spregiudicato ciò che viene descritto più come un dovere sociale che come un gesto d'amore nei confronti di un uomo prima e di un bambino poi.

E "siccome la fertilità maschile si conserva più a lungo, il problema è innanzitutto femminile" si ribadisce ancora, giusto per rinforzare la visione maschilista con il supporto di sempreverdi differenze anatomiche tra sessi.

Ora, premesso che per un padre, un figlio - maschio e femmina - laureato dovrebbe essere un dovere e insieme un diritto, e non una voce nella lista 'investimenti a rischio', e considerato che proseguire gli studi oltre la scuola dell'obbligo è la scelta consapevole di coloro - maschi e femmine - che vogliano garantire un futuro degno di essere vissuto ai nascituri, bollare come "gesto antisociale" dei padri il voler mandare all’università le figlie appare come l'emblema di una visione anacronistica che ignora pesantemete quanto la cultura sia la vera chiave di volta dell'emancipazione, di maschi e di femmine.

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