Donne e moto, la sensualità sale in sella
Il binomio 'donne e motori' sintetizza le passioni dell'uomo, affascinato dall'aria ganza di una lei a bordo delle due ruote
Certo non ci vuole un'analisi freudiana per comprendere i motivi che spingono l'uomo a provare un guizzo eccitante alla vista di una donna a bordo di una moto. Quando il freddo di acciaio e cromature lambisce il tepore del corpo femminile, si sprigiona un piacere che passa per gli occhi, offusca la mente e fa vibrare il corpo, rendendo il binomio 'donne-motori' l'emblema dell'edonismo più maschio.
Sarà per la posizione di guida, che obbliga a divaricare le gambe e serrare le ginocchia, sarà per quell'innesto ambiguo di dolcezza e aggressività, fatto è che la donna in tenuta 'amazzone' è gloria dell'asfalto quando tiene testa a cilindri e pistoni e se sono corpi slanciati e forme sinuose a cavalcare le selle, lo spirito s'infiamma e brucia al pari di una marmitta surriscaldata.
La Ducati Monster, ad esempio, senza sovrastutture nè protezioni è quel genere che lascia passare l'idea del nudo ostentato, osannato dalla perfezione di un motore esibito con fierezza, ma domato dal fascino di una lei che sale a bordo e comanda. E l'Harley Davidson, poi... anche i profani delle due ruote restano affascinati dalla motocicletta per eccellenza, che riesce ad essere affidabile come una moglie che cocccola e violenta come un'amante che sfianca. Colei che la guida diventa la sintesi perfetta di ciò a cui l'uomo ambisce da secoli: bastone e carota sottoforma di rulli e compressori.
Gioie e dolori sono il risultato dell'accoppiata che raggiunge il virile visibilio, attratto da sempre dall'insieme di antitesi che dondolano su un'altalena di sensazioni contrastanti