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Sabato, 20 Aprile 2024
Donna

Elisa, vittima di uno stalker: "Vivo nel terrore"

In occasione della Festa delle donne, una 29enne della provincia di Venezia ha deciso di raccontare gli abusi subiti dal suo ex fidanzato: "Sono 6 le denunce presentate. È un incubo. Mi ha distrutto la macchina e non posso più vivere. Donne reagiamo e magistrati intervenite"

"Ora ci metto la faccia. Perché così non è vivere. Lo faccio anche per le altre donne come me che sono finite in un incubo. Che non possono più uscire la sera o guardare al futuro". Elisa D., 29enne di Dolo in provincia di Venezia, ha deciso di uscire allo scoperto per raccontare gli abusi e le violenze psicologiche subite per mano dell'ex fidanzato. 

È Venezia Today a raccontare delle 6 denunce presentate ai carabinieri, tra cui una proprio lunedì mattina, alla vigilia della festa della donna: "Venerdì scorso il mio ex fidanzato si è presentato dove lavoro armato di coltello e cacciavite - racconta - mi ha rigato tutta la carrozzeria e mi ha bucato tutti gli pneumatici. Poi l'ha vandalizzata con della vernice. E' un danno da 7mila euro. E' solo l'ultima di una serie di attacchi che subisco: sms a ogni ora, minacce di morte, scritte sul palazzo dove lavoro o per strada. La gente mi guarda, mi addita. Non posso farci niente. E' lui che mi vuole rovinare la vita".

Tutto inizia qualche anno fa: Elisa conosce un uomo più grande di lui, residente a Spinea. Si innamorano. Quasi subito arriva un bambino e la decisione di andare a convivere. Ma le cose non vanno come dovrebbero: la storia finisce anche a causa dei presunti problemi di tossicodipendenza del compagno, per un periodo poi andato a disintossicarsi. Passano gli anni: Elisa va a vivere da sola, dopo essersi appoggiata ai genitori. Decide di riprovarci: "Nel 2015 è venuto a vivere da me, ma a metà anno ho deciso di troncare. L'avevo fatto per il bambino - spiega - non poteva andare avanti".

Fin qui una "normale" relazione tribolata. Dopodiché, però, inizia l'incubo: "La prima denuncia è del 1 dicembre scorso - dichiara - poi ne sono seguite altre cinque. Per ora, però, lui non ha nemmeno un ammonimento del questore. Nonostante mi abbia già causato tanti danni: auto sfasciate, scritte, telefonate. Ho cambiato i miei stili di vita, non esco più. Domani è l'8 marzo, ma io starò a casa. Non c'è nessuna festa per me. Mi pedina, mi scrive che sa dove sono. Vede quello che faccio. Ha danneggiato anche l'auto dei miei genitori, oltre che la porta d'ingresso di una mia amica dove mi rifugio qualche volta. Nella sua testa, nella sua gelosia patologica, la separazione non era ovviamente dipesa dal suo comportamento: dovevo avere per forza una relazione con un altro. Sono cominciati i dispetti: venti multe prese di proposito con la mia macchina, che continuava a guidare pur essendogli stata ritirata la patente. Duemila euro da pagare, 18 punti decurtati dalla mia patente. Finché ho dovuto vendere l’auto. Poi si è passati alle telefonate e ai messaggi minatori: decine e decine in un giorno. “Ti amo, non posso stare senza di te” e un minuto dopo “ti ammazzo, te e la tua famiglia. Ti faccio impazzire, ti distruggo la vita”.

Ora Elisa vive praticamente segregata: "Non posso stare a casa da sola. E' questo che vuole, ma io ora racconto tutto. Per chiedere aiuto e anche per tutelarmi. Ho un figlio da difendere". Una storia che getta luce sulla realtà in cui sono costrette a vivere alcune donne, che soffrono spesso in silenzio: "La “festa” dell'8 marzo la passerò segregata tra le mura domestiche - conclude - A trent’anni non mi posso permettere il lusso di mettere il naso fuori dall’uscio, per paura di quello che 'lui', il padre di mio figlio, potrebbe fare: a me, i miei familiari, i miei amici. Neanche al posto di lavoro posso più andare: per motivi di sicurezza sono costretta a lavorare da casa. Nel 2012 l'ho denunciato perché mi aveva messo le mani addosso, ma poi gli ho sempre concesso una seconda chance. L'ho fatto per mantenere la famiglia unita, ma ho sbagliato. Dei diritti delle donne non possiamo ricordarci solo l'8 marzo, un giorno che io, come per gli altri, vivrò nel terrore"

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