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Venerdì, 19 Aprile 2024
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Tubino nero, poche parole e tante carezze al barboncino Dudù: ritratto di ‘Lady Berlusconi’

Da 'Miss Passepartout' a signora indiscussa di Palazzo Grazioli, Francesca Pascale domina la scena accanto al leader del PdL

Fatele uno chignon, mettetele un tubino addosso, un barboncino al seguito et voilà: una ‘first lady’ è fatta. 

Sembra un principio ormai assodato quello secondo cui l’abito faccia diventare monaci anche gli atei più ferventi, considerando il restyling subito da Francesca Pascale, attuale compagna del leader maximo Silvio Berlusconi, che da ex ‘Miss Passepartout’, ex sgambettante di ‘Telecafone’, ex fondatrice del comitato ‘Silvio ci manchi’, adesso è la signora di Palazzo Grazioli.

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Una sagoma silente e bellissima quella della ventisettenne di Fuorigrotta, che s’intravede appena dalle tende delle stanze o alle spalle del suo uomo, immersa nell’allure dell’eleganza stereotipata tanto cara al popolo di paese, convinto che basti un tubino nero per fare 'colazione da Tiffany' e avere la grazia docile di Audrey Hepburn.

Ha imparato che in pubblico non si ride, ma si mostra appena la dentatura perfetta; che l’occhiale nero non si inforca malamente, ma si indossa insieme ad un’espressione accigliata; che un cane di piccola taglia, per quanto esagitato, si tenga talvolta in braccio. Così l’immagine è perfetta, fa breccia nel cuore della piazza e si rende artefice dell’iconografia di un messaggio che, da un lato, purifica l’attempato fidanzato da scandali e cene promiscue e, dall’altro, fa ‘tiè’ all’harem delle olgettine invitate alle ‘cene eleganti’. 

Silvio e Francesca innamorati più che mai 

Adesso è lei la padrona di casa che siede al capotavola dei banchetti ufficiali e accoglie gli ospiti, la strenua paladina dei diritti del perseguitato politico, quella che fa jooging accompagnata dalla precettrice di stile Daniela Santanché e che mantiene il primo posto dietro all’uomo di potere che, per essere tale, deve esibire il rigore affascinante di una donna così, tatticamente aggraziata e frequentemente muta.

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Perché se c'è il rischio che la scarsa dimestichezza con il tempo verbale del congiuntivo venga smascherato da una breve dichiarazione a domande malandrine, tacere diventa indispensabile e accennare un saluto con un impercettibile movimento della mano aiuta a confondere l’umiltà con la raffinatezza educata di una dama d’altri tempi. 

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