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Martedì, 23 Aprile 2024
Donna

'Manuale per le vedove della jihad': istruzioni per donne in caso di lutto

Aqsa Mahmood, moglie britannica di un militante jihadista, ha pubblicato online tutte le informazioni utili per coloro che, come lei, potrebbero trovarsi costrette ad affrontare la morte del marito da un momento all'altro: "Alle mogli non viene mai detto cosa fare dopo", scrive

"Hai voluto sposare un uomo impegnato nella guerra santa, perché non ti sei informata su quali siano le regole da seguire dopo la sua morte?": così Aqsa Mahmood, vent'anni, britannica e moglie di uno jihadista, si rivolge alle 'sorelle' che, come lei, si sono unite in matrimonio con un un combattente e hanno accettato il rischio di sopravvivergli. 

Prive di un 'supporto' infomativo che possa colmare l'ignoranza di sapere come comportarsi una volta vedove, la giovane donna ha voluto rimediare pubblicando online una sorta di manuale che, dall'abbigliamento da scegliere per il lutto al funerale da organizzare, arrivando fino alle indicazioni sul periodo giusto per risposarsi, utilizza i social network per divulgare il suo messaggio: "Di solito, per una donna divorziata il periodo può durare fino ai tre mesi, a meno che la donna non sia incinta e debba aspettare la nascita del bambino, mentre per le donne che hanno perso il marito, la iddah dura quattro mesi e dieci giorni a partire dalla morte", fa sapere.

In passato, Aqsa aveva suggerito alle giovani donne in partenza per la Siria di portare con sé libri, trucchi e vestiti, parlando di moda nei suggerimenti del tipo "siate preparate a ciò che potete e non potere indossare, è fondamentale che sappiate quali sono i vostri diritti di donne single musulmane" e diventando, di fatto, una fonte da cui attingere la saggezza di una moglie devota, ma anche di carattere, che sprona le consorti a non vivere nell'ignoranza e, soprattutto, a "non permettere a nessuno di vietare di fare alcune cose quando, invece, si ha il pieno diritto di farle".

Studentessa di medicina e laureata in radioterapia, la giovane ha lasciato la famiglia nel 2013 proprio per seguire e sposare in Siria un militante dello Stato Islamico che ora molti credono morto e i suoi genitori continuano a sperare in un suo ritorno a casa: "Ti amiamo ancora", avevano scritto dopo la sua partenza, "tutti i genitori dovrebbero essere orgogliosi dei loro figli ma ora non sentiamo verso di te altro che rabbia e vergogna. Hai strappato il cuore della nostra famiglia, cambiando le nostre vite per sempre. Ti prego, torna a casa".

Ma la giovane sembra non avere alcuna intenzione di rispondere alle preghiere dei parenti e, "sorelle", ammonisce, "è molto importante che vi documentiate sull'Iddah, il periodo di attesa prima di poter sposare un altro uomo, e che conosciate le sue regole. Alle mogli non viene mai detto cosa fare una volta che i mariti sono morti", continua a proclamare, con il piglio deciso di chi sa e vuole insegnare e anche di chi, forse, della morte ha paura ma non lo dà a vedere. 

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