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Martedì, 23 Aprile 2024
Donna

Appello della Lila: “Il preservativo femminile va pubblicizzato e diffuso”

La Lega italiana per la lotta contro l'Aids denuncia la scarsa informazione sul metodo contraccettivo che, se negli Stati Uniti è distribuito gratis, in Italia è assente da qualsiasi programma sanitario: "Lo Stato dovrebbe promuoverne l'utilizzo”

Preservativo femminile, questo sconosciuto: in occasione della Giornata internazionale della donna, la Lega italiana per la lotta contro l'Aids (Lila) è tornata a porre l'attenzione sull'importanza della contraccezione femminile e della prevenzione delle malattie trasmesse per via sessuale. 

Quando si tratta di metodi contraccettivi, infatti, il riferimento corre sempre al classico preservativo maschile o alla cosiddetta ‘pillola’ assunta oralmente dalla donna che però, a parte evitare eventuali gravidanze indesiderate, non è messa a riparo dal rischio di contrarre infezioni molto gravi. 

"Il preservativo per le donne nel nostro Paese è pressocché sconosciuto”,  denuncia la presidente della Lila, Alessandra Cerioli, “assente da qualsiasi programma di prevenzione sanitaria, è reperibile a pagamento al costo di sette euro per tre pezzi. Eppure andrebbe pubblicizzato e diffuso gratuitamente, cosa che attualmente avviene solo nei nostri centri. Del resto è notorio che l'80 per cento dei contagi di Hiv è dovuto proprio ai rapporti senza profilattico".

Il direttore del dipartimento di malattie infettive dell'Istituto superiore di sanità (Iss), Gianni Rezza, sottolinea che di "questo strumento si sa molto poco": "Andrebbero condotti dei nuovi studi per capire perché è così poco utilizzato, almeno in Italia. È un fatto di costi o di scarsa accettazione sociale di questo strumento? E quanto inficia la sua scarsa praticità?". 
Tre quesiti ancora insoluti ai quali, tuttavia, la presidente della Lila obietta che "è inutile nascondersi dietro gli studi di fattibilità". Il ‘femidom’”, sostiene, “è presente in tutti i programmi dell'Onu e anche in Italia dovrebbe essere a disposizione della popolazione femminile. Occorre promuovere il suo utilizzo e informare piuttosto i ginecologi, affinché possano consigliarlo alle loro pazienti, saranno loro a decidere se utilizzarlo o meno”.

“Negli Stati Uniti viene distribuito gratuitamente da anni”, prosegue la Presidente, “noi come Onlus abbiamo iniziato nel 2007 e da allora la percezione dell'importanza di questo strumento, che garantisce piena autonomia alla donna, è cambiata di pochissimo. E poi in Italia gli studi non sono mai stati condotti neppure sui preservativi maschili, dunque non si capisce la posizione dell'Istituto superiore di sanità".

Intanto, dopo il calo a metà degli anni 2000, le statistiche dell'Istituto superiore di sanità testimoniano che nel 2012 la proporzione dei contagi di malattie sessualmente trasmissibili nella popolazione femminile è tornato a crescere (3041 maschi e 810 femmine). In totale, nel periodo tra 1985 e il 2011, nel nostro Paese sono state segnalate 52.629 nuove diagnosi di infezione da Hiv. "E la modalità di infezione più frequente - ricorda la Lila  -  è proprio il rapporto eterosessuale non protetto".

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