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Giovedì, 28 Marzo 2024
Sanremo

Donne, tacete! Guardate e imparate: è Raffaella Carrà

È arrivata lei e l'Ariston si è svegliato: ha ballato, scherzato e ricordato le origini di una televisione che probabilmente senza di lei non sarebbe mai decollata. È la Carrà, punto e basta.

La stragrande maggioranza di coloro che ieri hanno visto il Festival avranno pensato che arrivare alla soglia dei 71 anni così è una benedizione che il Cielo elargisce a pochi eletti: Raffaella Carrà ha soffiato via la polvere da un palco avvilito dal rigore di una kermesse che durante la prima serata ha provato a decollare restando tristemente ancorata al suolo della banalità.

Il travestimento di Luciana Littizzetto, la parodia del caschetto biondo, le spalline esagerate e le battutte un po’ scontate su quella che da sola ha fatto la storia della televisione sono apparse come le allegorie di un presente che ancora vive di passato e che da lui trae la linfa vitale per sopravvivere al mortorio di un qualunquismo dozzinale visto e stravisto

Raffaella Carrà ha acceso l’Ariston, un boato di grinta, vitalità, gioia pura è deflagrato al suo arrivo, strizzata in un body e in un pantalone talmente attillati che altro che teen ager dai culetti fasciati nei leggings…. Luca Sabatelli, suo storico costumista, ha aggiunto al look dettagli rock, come il gilet di borchie e i guanti di pelle che hanno scatenato sui social network i paragoni con Madonna che “sta a casa sul divano a prendere appunti”.

Ha ballato come se non avesse giunture e ha scherzato sul vestito impalcato da una Littizzetto che, vittima del sacrilegio di aver vilipeso la sua immagine, si è presentata con un collare subito dopo, bloccata dal colpo di frusta del ‘peccato’. 

Il suo appello sul ritorno in Italia dei Marò ha spiazzato anche Fabio Fazio, imbambolato a guardarla come fosse un’opera d’arte parlante e mobile nei confini spazio-temporali del terreno televisivo che in quel momento pareva esistesse in funzione della sua presenza.

Non c’è nulla da dire, non c’è talent show che tenga o scuola che insegni: la classe, quando incontra il fisico, l’umilità, la grazia e la bravura e se ne impossessa, crea una personalità straordinaria davanti alla quale tacere e applaudire in standing ovation è l’unica forma possibile di apprezzamento. 

Raffaella Carrà a Sanremo 2014 © Infophoto

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