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Sabato, 20 Aprile 2024
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Rania di Giordania, la regina che non piace all'Isis

La moglie del re Abdullah non incarna solo l’immagine di una regina moderna e socialmente impegnata, ma è anche la portatrice di un’istanza politica che, per gli estremisti islamici, va contrastata

Non piace Rania di Giordania, non piace affatto: è scomoda. Per i militanti dell'Isis, la moglie del re Abdullah incarna tutto ciò che una donna non può e, soprattutto, non deve essere: determinazione, impegno, coraggio e pure bellezza, sì, un'eleganza innata che stride con la visione che gli estremisti del mondo islamico danno alla femminilità.

Sono passati poco più di due mesi dalle affermazioni con cui la signora più importante del Regno Hascemita, nel corso di un summit ad Abu Dhabi, condannava la barbarie trasmessa dai video diffusi dai terrosisti del jihad - "Assassini assetati di sangue" che stanno cercando di "dirottare" il mondo arabo e di "trascinarci indietro al Medioevo" attraverso “l'uso spregiudicato dei social media”, ebbe a dire allora - e mai come oggi, quel “Medioevo” sembra essersi materializzato di fronte ai milioni di occhi che hanno assistito alla fine impietosa del pilota giordano Moaz al-Kasasbeh, bruciato vivo in una gabbia e poi ricoperto di macerie.

Rania, al momento, si è limitata ad un tweet in arabo per commentare l'ennesima tragedia e augurare al pilota ucciso “martire della patria”  la pace eterna, ma la sua posizione va ben oltre i 140 caratteri di un messaggio social, sia perché incarna l’immagine di una regina moderna e socialmente impegnata, sia perché è portatrice di un’istanza politica marcata, dettata dalle sue origini palestinesi comuni al 40% degli arabi che vivono nella sua terra.

La Giordania, infatti, rappresenta un modello di monarchia araba indisponente per i fanatici del califfato che, oltre a considerare l'essere donna uno zero assoluto, individuano nella questione palestinese un possibile propulsore delle loro deliranti mire espansionistiche.

Per questo, nelle intenzioni dei jihadisti dell’Isis, la fine esemplare riservata al pilota giordano è volta ad accendere gli animi dei giordani che fin dall’inizio non hanno sostenuto l’impegno di Amman nella lotta al califfato e l’attacco alla Giordania, “colpevole” di essersi schierata con la Coalizione a guida Usa, mira proprio a questo, ad aumentare la distanza tra le due anime del Paese.

Secondo un sondaggio realizzato dal Centro Studi Strategici dell’Università di Giordania, fino al settembre scorso, solo il 62% dei giordani considerava l’Isis un'organizzazione terroristica. Oggi, alla luce delle nefandezze di cui la propaganda Isis si gloria, c’è da aspettarsi una percentuale maggiore, ma il malumore di una buona parte della popolazione resta eccome e il modo in cui Amman si sia mostrata pronta ad applicare la legge del taglione rende più che mai tangibile la tensione incarnata, tra modernità e tradizione, da questa regina e dal suo re che riconoscono diritti umani e punizioni capitali come punti cardinali mediante i quali tentare di orientare il futuro di un interno Paese.

Rania di Giordania

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