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Giovedì, 25 Aprile 2024
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Estate, tempo di sagre: il paesano 'doc' si veste così

Nei mesi estivi, i borghi italiani festeggiano l’orgoglio della tradizione con feste all'aperto che espongono ogni sorta di fattezza ornamentale

Quanta allegria nelle sagre di paese. Quante risate sguaiate, nomi urlati, odori confusi, fronti perlate da sudore godereccio. 
È il giorno in cui ogni abitante ricorda di saper ballare la danza popolare, di saper suonare il tamburello e di rendere grazie al Santo Patrono, pretesto benedetto durante la questua che ha raccolto i fondi per l’organizzazione della festa. E poi ci sono mandorle umide e lupini mollicci, cibo di strada preferito e mezzo biodegradabile che lastrica di viscido l’asfalto calpestato da ogni sorta di calzatura.

Anche questo tipo di kermesse ha un suo un ‘dress code’ -per così dire- ‘anarchico’, che definisce l’accozzaglia del folklore e dona all’allegra moltitudine l’aspetto di un cubo di Rubik: incomprensibile ma, a suo modo, logico.

Ciononostante, si seguono delle linee guida modaiole che sintetizzano la moda maschile e femminile con dei capi precisi, in perfetto abbinamento con le luminarie del borgo.

UOMINI. Predilette le scarpe ‘da ozio’, diverse da quelle ‘da ginnastica’ perché dai fisici appesantiti si desume che mai abbiano calcato il pavimento di una palestra. Il calzino ferma la circolazione sanguigna alle caviglie scoperte dai pantaloni fermi al ginocchio, dotati di tasconi laterali che restano vuoti in virtù del riempimento borselli a tracolla. E il giallo fluo della maglietta ‘Keep Calm’ raggiunge il pinnacolo dell’effetto psichedelico insieme al cuoio del mocassino con pon pon, ancora molto in auge tra gli over sessanta.
 
DONNE. Se per alcune la praticità è raggiunta dall’abuso incontrollato di Birckenstock et similia, per la maggior parte delle residenti del borgo sono le zeppe e i tacchi funambolici i feticci da sfoggiare, anche a costo di rischiare storte e tendiniti al ritmo della musica disco sprigionata dagli altoparlanti delle bancarelle. I top scollati ricordano le reti da pesca in cui incagliano sirene ammaliatrici e orecchini, collane e catenacci sono il degno vezzo per la signorina che cerca marito seduta al chioschetto dei panini con la porchetta. 

La folla è così, una miscellanea policromatica di individui senza nome che, in una sera d’estate, trasfigurano il genere umano levando i gomiti al cielo e diluendo nella plastica dei bicchieri alcolici la stilla di un incontenibile buonumore, alibi perfetto per il motto decorativo del ‘chi se ne frega’. 

Atmosfere festose di una sagra paesana

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