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Giovedì, 25 Aprile 2024
Sanremo

Sanremo: la Grande Tristezza

La spossatezza estetica continua ad imperversare anche nella seconda serata del Festival. Niente da ricordare se non la grazia di Kasja Smutniak e il fascino di Francesco Renga

“Il carrozzone va avanti da sé, con le regine, i suoi fanti e i suoi re”: e se là i buffoni ridevano per scaramanzia, qua si annoiano per davvero, svegliati soltanto -ancora- dalla luminescenza di vecchie glorie che, anche ieri sera, sono state luce benedetta nel tunnel del torpore. 

‘La Grande Bellezza’ non vuole proprio starci là dentro, almeno per quanto riguarda l'eleganza e la ricercatezza degli abiti: il tema ambizioso che voleva essere il leitmotiv di questa 64esima edizione continua a restare solo una scenografia di fondo, aspirazione che ambisce al risultato, ma non ce la fa -lo sforzo si vede, per carità- ma quello resta: un atto in potenza.  

Seconda serata, secondo dimesso risultato
LUCIANA LITTIZZETTO indossa un Gucci ormai del tutto ‘littizzettizzato’ che non osa, non pigia il piede sul pedale dell’accuratezza nonostante l’accenno di un lungo porpora antico e, più che vestire, copre quanto basta per chiudere il compromesso tra alta moda e grande evento. Sempre Voto 7.

NOEMI. Fasciata in un abito color cipria di Gattinoni Couture, è apparsa come il prodotto di un assemblaggio fortuito tra pezzi d’epoca e futurismo allucinato: la scultura di stoffa ha fatto a cazzotti con un filo rigido (e pure pericoloso, visto il temuto accecamento della Littizzetto) che voleva essere collana e i capelli rosso fuoco rasati ai lati hanno fatto il resto. Voto: 6.

KASIA SMUTNIAK. Se l’acqua e il sapone avessero su tutti lo stesso effetto prodotto su di lei, le industrie di cosmesi e i chirurghi estetici avrebbero chiuso bottega da un bel po’. Grazia, purezza, chiarore traspaiono dalla perfezione di un volto che pare porcellana e Fendi ha centrato l’obiettivo in modo eccellente creando per lei ciò che serviva per valorizzare una bellezza amplificata da una dolce attesa. Voto: 9.

VERONICA ANGELONI. La pallavvolista di Frosinone aveva ragione a temere le scale (“Spero solo di non inciampare e cadere rovinosamente addosso a qualche cantante”, aveva confessato), perché tra lei e i gradini, è evidente, non c’è un buon rapporto. Avvolta in una fluorescenza arancione che nemmeno un paletto catarifrangente, ha indossato trampoli esagerati per svettare sui conduttori lillipuziani, come se il tacco 12 fosse un diktat festivaliero. Poteva evitarli, il troppo ha storpiato. Voto 6.

CLAUDIO SANTAMARIA. Barbuto e un po’ ingrassato per esigenze di copione, nonostante una cravatta indefinibile in lotta con la giacca gessata e la camicia nera, ha fatto la sua bella figura da outsider che se ne frega del look a stampino, dice quello che deve dire, saluta e se ne va. Voto: 8.

GIULIANO PALMA. La pelata affascina almeno quanto una folta chioma e lui ce l'ha fatta ad apparire misterioso e ugualmente elegante. A un certo punto, però, il desiderio di strappargli di dosso quegli occhiali scuri che -tra l’altro- gli scendevano di continuo sul naso era quasi irrefrenabile, vista la totale inutilità dell’accessorio che fa calare il voto a un 7-. 

FRANCESCO RENGA. Al suo arrivo l’ormone friccicarello del pubblico femminile ha fatto partire una ola che è iniziata da Leuca ed è arrivata a Trieste: il contrasto tra il riccio del capello selvaggio e l’originalità composta di una giacca dai reverse cangianti firmata Roberto Cavalli è bastato e pure avanzato per promuoverlo a pieni voti. Voto. 9.

Sanremo 2014, abiti seconda serata © Infophoto

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