Smettere di fumare fa ingrassare, ma non è colpa del cibo
Dire addio alle sigarette comporta un aumento di chili dovuto all’alterazione della flora intestinale, indipendentemente dalle abitudini alimentari
Il fumo fa male e si sa: riuscire a dire basta alla tentazione di una boccata è una conquista importante per la salute, che trae benefici dalla libertà di riempire in altro modo il tempo speso aspirando una volgare sigaretta.
Tuttavia, un nuovo studio dell'University Hospital Zurich, riportato dalla rivista 'Plos One' on line, smentisce l’idea diffusa che smettere di cedere alle lusinghe viziose di una sigaretta comporti un convulso attaccamento a ogni sorta di cibo, considerato un espediente utile per compensare l’assenza della dannosa mania.
Pare, infatti, che ingrassare dopo aver smesso di fumare non sia dovuto al fatto che si mangia di più, bensì ad un cambiamento a livello della flora intestinale.
Gli esperti hanno voluto indagare il ruolo della cessazione del fumo sulla composizione microbica intestinale in dieci fumatori sani sottoposti a programmi controllati per chiudere i ponti con il pacchetto.
Durante il periodo di osservazione di nove settimane, sono stati raccolti campioni di feci che sono stati analizzati e confrontati con quelli di dieci soggetti di controllo (cinque che continuavano a fumare e cinque non fumatori) e le persone che avevano smesso di fumare avevano anche guadagnato una media di 2,2 chili, nonostante le loro abitudini alimentari fossero rimaste le stesse.
In sostanza, sono stati osservati profondi cambiamenti nella composizione microbica dei volontari, con un incremento di Firmicutes e Actinobacteria e una percentuale inferiore di Bacteroidetes e Proteobacteria e un aumento della diversità microbica, risultati che indicherebbero che il fumo è un fattore ambientale in grado di modulare la composizione della flora intestinale umana, suggerendo un potenziale legame patogenetico tra l'aumento di peso e il fatto di smettere di fumare.