rotate-mobile
Venerdì, 29 Marzo 2024
Storie

La vita in un centro antiviolenza: dove le donne trovano il coraggio di tornare libere

In occasione della Giornata internazionale per l'eliminazione della violenza contro le donne, abbiamo trascorso un pezzetto di quotidianità in uno dei centri antiviolenza di Roma gestito dall’Associazione Differenza Donna che dal 1989 si dedica alla prevenzione e al contrasto della violenza di genere

IMG_9008_credit Lara Cetti-2 

L’Associazione Differenza Donna nasce a Roma il 6 marzo 1989 con l’obiettivo di far emergere, conoscere, combattere, prevenire e superare la violenza di genere.
Lo strumento prioritario di cui si avvale per prevenire e contrastare la violenza di genere sono i centri antiviolenza dove vengono accolte e, se necessario, ospitate donne di ogni Paese, cultura e religione, che si trovino in una situazione tale da sentirsi soggiogate dalla prepotenza maschile.
“Qui ci sono spazi dedicati a ognuna, a partire dalla stanza individuale riservata a loro e, se ne hanno, ai figli” ci spiega Cristina Ercoli mentre ci accompagna tra le stanze della struttura in cui dietro ogni porta si scorgono i volti accoglienti delle ospiti, delle operatrici, dei piccoli impegnati a giocare.

Violenza sulle donne, istruzione e lavoro non bastano: "Serve l'indipendenza economica" 

“Questa è una casa-rifugio per donne che siano determinate ad uscire da una situazione di violenza di qualsiasi tipo: stalking, maltrattamenti, stupro agito dal partner, dall’ex o da un membro della loro famiglia. Possono anche decidere di venire qui per scappare da maltrattamenti che, pur non essendo arrivati alla concretezza fisica, si sostanziano in minacce di morte tali da indurre la donna a volersi preventivamente tutelare cercando un’alternativa”.

“La violenza, però, non va confusa con il conflitto” - precisa Ercoli - “Nel conflitto c’è la mediazione, può esserci una psicoterapia, possono esserci altre strategie e può intervenire anche il tribunale per fornire una qualche mediazione. Ma quel tipo di strumento non è utile nel caso della violenza e, anzi, potrebbe anche rivelarsi dannoso. Tant’è che i cultori della materia, i ‘mediatori familiari’, di fronte alla violenza dicono che non possono agire. Per questo le donne che subiscono violenza devono frapporre tra loro e l’uomo violento un terzo istituzionale affinché possano riproggettarsi. Noi siamo il luogo di protezione e tutela dove loro possono recuperare un ambiente sano”.

- Ci sono dei parametri per accedere al centro?

Da regolamento del centro si accolgono donne di qualsiasi età (il numero più alto è nella fascia tra i 25 e i 45 anni ma ci sono anche donne che hanno superato i 60) con relativi figli, a prescindere dalla condizione economica. Uniche eccezioni sono per le donne che abbiano delle dipendenze (tossicodipendenti, alcoliste, pazienti psichiatriche). I figli maschi fino ai 12 anni. Questo perché a 13 anni i ragazzi sono già in fase di adolescenza e avendo visto o subito a lungo, potrebbero aver introiettato determinati atteggiamenti che necessitano di un altro tipo di percorso.

- Da dove parte il vostro aiuto?

Parte tutto da una telefonata al numero 1522, centralino nazionale che indirizza la telefonata nei centri sul territorio a seconda del luogo da cui parte la chiamata. Al telefono chiediamo pochissime informazioni, perché in quel momento le donne spesso non hanno nemmeno il tempo di raccontare di sé trovandosi già in una situazione di pericolo. Se possibile, chiediamo il nome e il luogo in cui abitano e fissiamo un colloquio che non avviene mai in due. La nostra finalità, infatti, è quella di uscire da un sistema duale di relazione ‘chiusa’ propria della donna che ha subito violenza. È una posizione asimmetrica la sua rispetto all’uomo che è con lei in una situazione di fiducia, essendo compagno, marito, padre. Col tempo la donna ha normalizzato questa relazione esclusiva che è a due, appunto, e tende a replicare quel modello di riferimento. Per questo cerchiamo di essere almeno in tre nei colloqui, per iniziare a farle riemergere da una situazione di potere e farle sentire alla pari.

(foto credit Laura Cetti)

In Evidenza

Potrebbe interessarti

La vita in un centro antiviolenza: dove le donne trovano il coraggio di tornare libere

Today è in caricamento