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Giovedì, 25 Aprile 2024
L'INTERVISTA

Clizia Fornasier e la lotta contro la violenza sulle donne: "Anch'io vittima, ho subìto pietrificata"

L'attrice e scrittrice presta la penna a una storia di abusi nella raccolta 'Scrivo per un'amica' e si racconta a Today: "A volte possono avere forme molto sottili"

La generosità di Clizia Fornasier è spiazzante. Attrice e scrittrice, quando si tratta di raccontare le donne e per le donne, non fa sconti neanche a se stessa. Si mette a nudo come nei suoi libri - 'Rajoda', il primo, del 2013, poi 'È il suono delle onde che resta' due anni fa - o nella nuova raccolta digitale 'Scrivo per un'amica', in cui firma uno dei racconti sui diversi tipi di violenza, e ancora come fa in questa intervista. Un ritratto intimo dal quale non si sottrae, anzi, aggiunge. Per le donne che non hanno il coraggio di denunciare, per quelle che faticano ad 'assolversi' o che per prime giudicano le altre. 

Dall'unione con Attilio Fontana alla nascita dei figli, dagli esordi a Miss Italia a una carriera tra cinema e fiction, della Clizia Fornasier nota è stato detto tutto. La Clizia donna invece si racconta adesso. 

Da Miss ad attrice, con la passione per la scrittura. La tua maturazione artistica ti ha portato sempre più vicina alle storie di altre donne, che hai raccontato e racconti nei tuoi romanzi. Da dove nasce questa esigenza?
"Penso che non sia una esigenza ma un movimento naturale. Sono stata miss per una manciata di mesi e sono stata una miss che ha messo tra i momenti più belli di quel viaggio proprio l'amicizia con alcune giovanissime bellezze, il cameratismo tra donne che quando si struccavano erano ancora ragazzine di provincia, come me. Da attrice, do corpo e spirito a donne che sono solo scritte sulla carta e ho imparato a vestirle, a comprenderle e difenderle anche quando sembrano molto distanti dal modo in cui sono io o almeno da come mi percepisco. La verità è che amo le donne, che sto bene quando mi sento accolta nella loro morbidezza, che amo quando abbassano le difese e si raccontano e mi piace ascoltarle, anche quando si dicono semplici e non lo sono mai. Quando mi riempio di loro, mi scappa di scrivere.

'Scrivoperun'Amica', con la A maiuscola. Tu che amica sei e che amiche hai?
"Penso che negli ultimi anni il mio modo di essere amica sia evoluto. Fino a cinque, sei anni fa, non avevo ancora compreso l'importanza immensa e insostituibile dell'amicizia. Vivere distante dalla famiglia di origine e senza nessun altro parente accanto, mi ha aperto gli occhi. Io e il mio compagno condividiamo alcuni amici ai quali siamo legati da un patto affettuoso di reciproco soccorso, pratico e emotivo. Voglio un bene fraterno agli amici della mia, della nostra vita. Sono sempre stata un'amica in ascolto, con una sincera predisposizione all'accoglimento dei languori e delle gioie delle mie amiche e a volte sono un'amica giullare. Mi piace vederle ridere. Porto con me alcune amiche di infanzia, conosciute negli anni dell'asilo, cresciute con me fino al liceo e altre incontrate dopo i vent'anni. Le mie amiche, quelle che sono rimaste dopo tutti i venti e i cambiamenti, sono donne generose, intelligenti e stimolanti ma soprattutto in grado di esserci senza rancori se non riusciamo a vederci o a sentirci con frequenza assidua o se manchiamo a qualche appuntamento. Ci vogliamo bene senza riserve né condizioni".

Questa raccolta affronta diversi tipi di violenza, da quella sessuale a quella psicologica, che nella maggior parte dei casi divampa tra le mura domestiche. È ancora un tabù denunciare?
"Sì, lo è perché c'è ancora giudizio su chi denuncia. Perché hai aspettato tanto per denunciare? Perché credi ti sia accaduto? Forse non dici tutta la verità. Lo è perché le risposte alle richieste di aiuto sono ancora troppo incerte e non risolutive. Denunciare richiede spesso una esposizione esagerata rispetto a quelle che sono le garanzie di ricevere protezione".

Sei mai stata vittima?
"Sì. Non ho mai avuto tracce di violenza sulla pelle ma come hai ben detto tu, gli abusi possono avere forme differenti, anche molto sottili. Non sono riuscita a reagire. Ho subìto, pietrificata e inerme. Quella sensazione ha un sapore inequivocabile che se ci ritorni col pensiero, senti di deluderti, tutte le volte. Ne sono uscita confusa su di me, col desiderio di cambiare città e direzione. Poi però sono rimasta. Ho cercato di comprendere cos'era accaduto, mi sono chiesta cosa mi fosse successo. Perché diavolo non hai parlato, perché non te ne sei andata via? Mi sono chiesta. Se ero pronta a giudicarmi da sola, chissà cosa avrebbe potuto dire qualcun altro. Questo mi sono risposta. È un cane che si morde la coda al quale va insegnato che la coda è cosa sua, che la deve proteggere".

Nel tuo racconto parli di una donna picchiata e vessata dal figlio. Un carnefice che si tende a giustificare...
"Già. La combinazione più infame, la più contraddittoria e innaturale. L'essere che dà la vita e la accudisce che perisce proprio a causa di quella mano tanto amata. Trovare la forza di mettere fine a una violenza messa in atto da un figlio è una mossa da super eroina, di un altruismo che spacca il cuore. Si deve denunciare un figlio violento per salvare le donne che incroceranno la sua strada in futuro".

Sei mamma di due bambini. Come gli racconti l'universo femminile?
"Sì, due maschi. Li guardo e sembra impossibile che ogni uomo capace di violenza sia stato come loro un tempo. Non sono certo una che lesina sulle parole e a loro racconto le cose del mondo senza troppe censure, nel rispetto della loro sensibilità, usando termini il più possibile esatti. Né io né il mio compagno vogliamo mostrarci invincibili. A volte, sfinita da una giornata particolarmente impegnativa, mi sfugge una lacrima o un gesto più brusco. Capita di essere nervosi. Blu, il mio bambino più grande, mi si mette accanto e mi chiede cosa c'è e io gli dico che prima di essere la loro mamma, ero solo una ragazza che doveva occuparsi solo di sé e dei suoi desideri e doveri e che non sempre è facile prendersi cura di tutto. Lui capisce. I bambini capiscono le fragilità degli adulti e scoprendoli vulnerabili, imparano a empatizzare. Non racconto loro l'universo femminile perché lo percepiscono naturalmente, vedendomi ogni giorno accanto a loro, vedendo il loro papà con me, percependo il rispetto che abbiamo l'uno per l'altro, mostrandogli come sappiamo dimostrarci l'amore, ognuno a modo suo. Penso di poter dire con certezza che per i miei figli è molto chiaro il fatto che io appartengo a un genere differente dal loro, lo capisco da come studiano il mio aspetto, da alcuni gesti cavallereschi che mi dedicano, come quello di raccogliermi fiori e coriandoli a forma di cuore, dal fatto che sono sempre esclusa dal gioco della lotta al quale è sempre invitato il papà ma quel che vorrei davvero trasmettere ai miei figli, è il rispetto universale nei confronti di qualsiasi essere vivente, al di là del genere".

E il tuo compagno, Attilio Fontana, che uomo è?
"Attilio è un uomo col cuore che sa indossare la gonna. Mi ha seguita nel desiderio di avere un figlio, cosa che desiderava da prima di me con tutto se stesso ma che non mi aveva mai chiesto di dargli perché voleva rispettare i miei tempi, le mie ambizioni lavorative, che quando sono di una donna sembrano non riuscire mai a far rima con l'idea di maternità e non si è mai sottratto a una suddivisione in parti uguali dei ruoli nella gestione della casa e dei bambini. Attilio gioisce dei miei traguardi e non si sottrae mai al dialogo, agli abbracci, alle mie domande. Sono fortunata".

Nel libro si parla anche di revenge porn, un reato che purtroppo ancora troppo spesso provoca un profondo giudizio nei confronti della vittima. Ne usciremo mai da certi preconcetti?
"Spesso siamo noi donne a additarci tra di noi, siamo quelle più severe nei confronti delle nostre sorelle e dovremmo piantarla. La gente conserva un'idea iconografica della femmina nel sesso ancora troppo 'angelicata'. Invece anche le donne hanno diritto di vivere il sesso con pienezza e appagamento senza per questo dover essere giudicate immorali o pornografiche. Se riusciamo a cambiare questa visione, allora forse il revenge porn comincerà a perdere il suo potere distruttivo e le dita maligne, sempre molto svelte nel divulgare ciò che dovrebbe restare nella bellezza di una sfera privatissima, magari smetterebbero di crederla una vendetta interessante".

La libertà sessuale, per una donna, sembra più irraggiungibile di altri diritti, non pensi?
"Sì, penso di sì. Sarà per il fatto che potenzialmente siamo tutte madri e che nessuno riesce a immaginare la propria madre libera nel sesso. Oppure perché il pudore formale, per qualcuno può sembrar essere l'ultima briglia per arginare il potenziale femminile negli affari del mondo".

La sessualizzazione, invece, continua ad esistere e sembra difficile da sradicare. La scorsa estate la figlia tredicenne di Totti e Ilary Blasi è finita sulla copertina di un noto settimanale con il lato b in primo piano.
"Ricordo benissimo quella copertina e penso sia stata una scelta aberrante, compiuta con preoccupante leggerezza. Nei panni di Ilary e della sua bambina, mi sarei sentita violata e ferita. Ma io ho la brutta abitudine di andare sempre a cercare le ragioni ultime della azioni della gente e spesso mi capita di rispondermi 'è anche colpa nostra', dove questo noi abbraccia soprattutto i genitori. Non mi riferisco a Ilary, nello specifico ma alle madri e ai padri che sessualizzano i loro bambini, usandoli come strumento di sponsorizzazione dei loro profili social, ribadendoli costantemente nelle home page di occhi sconosciuti. Anch'io ho pubblicato il volto dei miei bambini, non sono riuscita a resistere. Debolezza. Cerco però di non farlo ossessivamente, per evitare di renderli ossessioni altrui. Ci stiamo abituando alla seduzione di corpi acerbi, a volti di bambine che si truccano, a proposte di outfit alla moda da parte di infanti e pre-adolescenti abbinate alle loro mamme. Sta diventando così consueto, che forse scegliere di dedicare la copertina di un settimanale alle terga di una tredicenne, al quale oscurare il volto ma non le natiche, non è sembrato così sconveniente".

Qual è il confine con la sensualità femminile?
"La sensualità deve essere una scelta consapevole a un'età nella quale la consapevolezza corrisponde anche alla capacità di gestire le conseguenze della seduzione. L'attenzione di qualcuno, il rapporto con qualcuno".

Donne e potere. Sono ancora poche in Italia, rispetto ai colleghi uomini, quelle che siedono su poltrone importanti. Anche qui un problema di preconcetti?
"Non saprei. Quello che penso è che i preconcetti sono spesso artifici per esorcizzarci. Penso che nemmeno gli uomini credano profondamente al fatto che non siamo all'altezza ma ogni tanto ricorrono a vecchi luoghi comuni che certamente non sono oracoli infallibili. Meglio i proverbi del contadino".

Nel mondo dello spettacolo vale lo stesso?
"Rischio di dire qualcosa di sbagliato ma il mio parere è diverso. Penso nel mondo dello spettacolo spesso vinca l'ambizione cieca e incurante dell'altro, la lusinga, indipendentemente dal sesso della persona coinvolta. Se non sediamo ancora su una buona percentuale di 'poltrone importanti' è perché non abbiamo ancora capito di averne le capacità".

Che donna è Clizia?
"La domanda più difficile mi attendeva alla fine, come nella migliore delle trame. Mi rifaccio alle parole del mio compagno che ha sempre il polso della situazione in casa e che mi sa e mi sente, sbagliando di rado. Mannaggia a lui. Quest'ultimo anno ha cambiato qualcosa dentro di me. Un anno di limitazioni mi sta rendendo più lucida sui miei obiettivi e se possibile, più responsabile delle cose che mi competono. La mia famiglia, i nostri luoghi, le mie attitudini. Vivo da moglie e madre, in un costante presente ma con un piede a tenere la porta aperta verso il futuro, da indovinare e anticipare. Ci chiediamo tanto, noi donne abitanti di questa stagione del mondo. L'equilibrio è circense. Desideriamo essere madri impeccabili, amanti indimenticabili, amiche piene di risorse e professioniste di successo. Praticamente ci chiediamo di essere delle semi divinità. Spero di continuare a avere molta energia per me e per tutti i miei cari. Clizia è una donna che contiene una bambina che si affaccia coi cerchietti colorati che indosso spesso, con la passione per i cartoni animati e i luna park, i giochi e le fantasie, è una donna con la passione per le parole e i film meno conosciuti, quelli che generalmente fanno paura perché in fondo, nonostante le piaccia avere tutto sotto controllo, sa che non sapere cosa accadrà, a volte può essere una buona occasione per imparare cos'è la vita, dalla vita stessa".

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