Cosa succede se una donna smette di occuparsi della casa
Una giovane donna inglese ha documentato su Twitter le conseguenze del suo “sciopero”, tra piatti sporchi lasciati nel lavello otturato, salsicce bruciate, carta igienica da sostituire e lavastoviglie che non si azionano con la forza del pensiero. Un resoconto ironico e amaro, che mostra ancora una volta la sproporzione del carico di lavoro di gestione della casa e della famiglia che pesa sulle spalle delle donne
Cosa succede se da un giorno all’altro una donna decide di entrare in sciopero e smette di fare quello che ha sempre fatto, ossia pulire, cucinare, riordinare, lavare i panni? A casa di Miss Potkin, una giovane donna inglese che su Twitter ha documentato il suo “sciopero”, ci sono voluti giorni prima che "qualcuno" capisse che il pavimento non si pulisce da solo, così come non si puliscono da sole le stoviglie sporche in cucina e che sì, anche la carta igienica in bagno va sostituita materialmente da qualcuno. Un piccolo esperimento che è diventato ben presto virale, mostrando ancora una volta la sproporzione del carico di lavoro di gestione della casa e della famiglia che pesa sulle spalle delle donne. Un carico che con la pandemia si è ulteriormente appesantito.
“Due giorni fa, ho deciso di smettere di lavare i piatti. Preparo io tutti pasti e sono stanca di dover anche pulire. Da allora è comparsa quella pila e a un certo punto finiranno anche i cucchiai, le tazze e i piatti. Chi interverrà per primo? Io no”: questo il primo tweet, corredato da una foto di un piano di cucina ingombro all’inverosimile di piatti, tazze, pentole, posate (persino biberon).
Miss Potkin è rimasta a guardare, mentre il marito ha continuato a vivere la sua vita di sempre e intorno a loro tutto andava inesorabilmente in rovina, tra salsicce carbonizzate abbandonate nella padella, il cesto dei panni sporchi straboccante, pile di vestiti accatastate sul pavimento delle stanze, shampoo e bagnoschiuma terminati e lasciati in bagno. Il quarto giorno, dopo aver esaurito tutte le stoviglie possibili senza lavare quelle già sporcate in precedenza, Miss Potkin ha fotografato il marito intento a caricare la lavastoviglie in cucina. Peccato che dopo averla caricata non abbia pensato ad accenderla (lo ha fatto qualche ora dopo, ricordandosi anche di sostituire la carta igienica in bagno: meglio tardi che mai) e abbia lasciato dietro di sé il lavandino otturato e ancora ingombro di piatti e bicchieri.
Two days ago, I decided to stop doing the dishes. I make all the dinners and I am tired of having to do all the cleaning too. SINCE THEN this pile has appeared and at some point they are going to run out of spoons and cups and plates.
— Miss Potkin (@MissPotkin) March 17, 2021
Who will blink first? Not me. pic.twitter.com/IZkOwP3a6B
Let me know when you want to talk about the fact that I stopped doing the laundry too. It’s getting a bit post apocalyptic. The piles are everywhere. pic.twitter.com/9NEUIVExwE
— Miss Potkin (@MissPotkin) March 18, 2021
— Miss Potkin (@MissPotkin) March 18, 2021
"Bastava chiedere"
I tweet di Miss Potkin ricordano le strisce di Emma Clit, una blogger femminista francese autrice nel 2017 di un fumetto intitolato “Fallait demandar” (in Italia è stato pubblicato da Laterza con il titolo “Bastava chiedere”) che racconta il carico mentale domestico, ossia il peso dell’intero lavoro di gestione di qualsiasi cosa accada in casa che ricade quasi esclusivamente sulle donne, in aggiunta al loro lavoro fuori casa, senza che ai loro mariti o compagni venga in mente di poterlo condividere non come avvenimento una tantum (e soltanto dietro esplicita richiesta di aiuto) ma come esperienza quotidiana.
Certo, ci sono delle famiglie che fanno eccezione, nelle quali gli uomini sono pronti a dividere con le proprie compagne il peso dell’organizzazione familiare, ma in molti casi la risposta che si ottiene è appunto quel “bastava chiedere” che tante donne si sentono spesso rispondere soltanto quando la situazione alla fine sfugge di mano e ci si rende conto, con un po' di senso di colpa magari, che è tutto sulle loro spalle. Un po’ come la recente campagna di Ikea per la giornata internazionale della donna, nata far riflettere sulla disparità di genere a partire da quelle frasi all’apparenza innocue che però nascondono un oceano di stereotipi e abitudini dure da scardinare: quel “posso aiutare?” che in realtà maschera l’atteggiamento di chi dà per scontato che tutta la responsabilità della casa e della famiglia sia in carico alle donne in quanto donne.
"Anche l'amore è stanco dopo 14 ore di lavoro"
Il resoconto ironico e amaro di Miss Potkin ha suscitato su Twitter un notevole dibattito, tra incoraggiamenti e condivisione di esperienze simili (alcune anche più estreme), nel però quale non sono mancate critiche rivolte a lei per aver permesso che la sua casa andasse alla deriva o per non aver “insegnato” al marito come darle una mano… “Teniamo pulite le nostre case per amore. Cuciniamo, apparecchiamo e profumano l’aria di rose e odore di bucato per amore. L’amore è paziente ma l’amore a un certo punto è anche dannatamente stanco perché lavora 14 ore al giorno. Lo so che siamo tutti stanchi, ma io sono stanca morta. Io. Io sono la più stanca”, ha replicato Miss Potkin. “Abbiamo avuto giorni buoni, giorni cattivi e un sacco di giorni davvero negativi, ma alle persone non piace essere date per scontato, specialmente da quelli che amiamo di più. Fine”. Con il suo esperimento, Miss Potkin ha cercato di dimostrare l’importanza del rispetto e dell’aiuto reciproco, perché a un certo punto si è accorta che non bastava più ripetere che i calzini sporchi non saltano da soli nella lavatrice e che la lavastoviglie non si avvia con la forza del pensiero. Il marito di Miss Potkin avrà imparato la “lezione”?