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Venerdì, 19 Aprile 2024
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"I miei genitori sotto le bombe". Il racconto di Yuliya

“Sono a pochi km da Kiev, ma stanno bene. Li chiamo più volte al giorno. Quando sento che sono preoccupati li trattengo al telefono per farli distrarre”

Come è possibile che due popoli fratelli, che hanno una storia e una cultura comuni, uniti da legami familiari, si facciano la guerra? A chiederselo è Yuliya, ragazza di origini ucraine dal 2011 a Napoli, dove lavora come guida turistica, mentre ci racconta quel che sta accadendo nella sua città nativa.

“Io sono qui a Napoli, ma i miei genitori - racconta Yuliya - sono in Ucraina. Abitano in una cittadina poco distante da Kiev. Dal 24 febbraio le bombe hanno improvvisamente dissolto quella condizione di pace e tranquillità in cui sono cresciuta e in cui i miei genitori vivevano la loro quotidianità. Le sirene antiaeree suonano continuamente, a qualsiasi ora del giorno e della notte, ma, poiché la mia casa è all’ottavo piano di un palazzo di dieci piani, i mei non possono rifugiarsi nei sotterranei perché in caso di crollo della palazzina, è il luogo peggiore in cui stare. Sono stati individuati dei posti in città dove potersi mettere al riparo, ma sino ad ora hanno preferito rimanere in casa, mettendosi vicino ai muri portanti o sotto l’ingresso di casa..una volta partito l’allarme, non si sa quando finirà”.

Tua mamma ha origini russe e il tuo papà origini ucraine. Come vivono questo conflitto?

“Sì, ho anche una zia che vive attualmente in Russia. Mio padre era un militare dell’esercito sovietico, e aveva stima per Putin. Il Presidente russo si era creato una buona reputazione sia in Russia che in Ucraina. Quando ha attaccato il mio paese nessuno di noi ci poteva credere, a cominciare da mio padre. Pensa che lui ha fatto il servizio militare in Bielorussia, e gli aerei sono partiti dalla stessa base militare in cui si esercitava, distruggendo il collegio militare in Ucraina dove ha studiato”.

Come si stanno procurando il cibo e i beni di prima necessità?

"Hanno ancora scorte in casa. Anche qualche tarallo napoletano che gli avevo spedito qualche giorno fa, in occasione del compleanno di mio padre. Molti negozi, supermercati e farmacie sono chiusi e non vengono riforniti. Da qualche ora sono ripresi i rifornimenti di alcuni prodotti, sopratutto locali, come il pane e la carne. Per la distribuzione è un momento critico. Ci sono imprenditori che hanno deciso di donare i loro prodotti alle persone direttamente in strada".

Ogni quanto senti i tuoi genitori?

“Li sento più volte al giorno via telefono e via WhatsApp. Quando mia mamma inizia ad intensificare i messaggi, la chiamo subito, e rimaniamo al telefono anche per ore, ci scambiamo delle battute così lei si distrae. E poiché da lì non possono leggere le notizie dai giornali russi e bielorussi, cerco di farlo io da qui, anche se molti siti, ufficiali soprattutto, non sono più leggibili neanche dall’Italia causa hackeraggio. Su YouTube riesco a vedere i notiziari ufficiali bielorussi e russi, così li aggiorno da qui. Altre notizie gliele dà mia zia che vive in Russia. Mia mamma, dal canto suo, mi aggiorna sulla situazione lì, e delle misure che prendono in città, come le piccole squadre di difesa territoriale che hanno costituito i cittadini per difendere le città”.

Chi può uscire dall’Ucraina?

“Con l’introduzione dello stato di guerra dal 24 febbraio è stato proibito agli uomini dai 18 a i 60 anni di uscire dal Paese perché sono arruolabili. Per ora combatte solo l’esercito. Se sei militare di riserva ti possono chiamare, se hai fatto servizio militare puoi unirti ai combattimenti”.

Che ruolo hanno gli USA in questa guerra?

“La situazione è molto complessa. Nel 1991 si è sciolta l’Unione Sovietica e i 15 Paesi dell’ex Urss sono diventati indipendenti. Una disfatta per tutti. Considera che era un’unione talmente unita dal punto di vista delle infrastrutture e dell’economia che la produzione di qualsiasi oggetto prevedeva fasi di sviluppo in più Paesi: ad esempio la produzione di un macchinario partiva in Bielorussia, poi veniva trasferito in Ucraina, e ultimato in Russia. In questo modo tutti i Paesi avevano un ruolo all’interno di una struttura economica capillare. Nel 1996 poi è stata promulgata la Costituzione dell’Ucraina. L’articolo 17, se non sbaglio, garantisce la totale neutralità dell’Ucraina e prevede l’assenza di basi militari straniere sul territorio ucraino. Ma poiché a quel tempo la Crimea ospitava ancora le basi militari della flotta sovietica a Sebastopoli, in un articolo finale "transitorio" della Costituzione è stata prevista una sorta di “tolleranza” temporanea riguardo le basi dell’esercito straniero sul territorio ucraino. Doveva essere temporanea, ma intanto sono trascorsi 20 anni. Secondo la Costituzione, quindi, l’Ucraina non può prendere in considerazione un’alleanza euro-atlantica che prevede lo stanziamento di basi militari straniere, a eccezione però di quelle russe in Crimea. Si susseguono diversi Presidenti, c’è la cosiddetta rivoluzione arancione, arriva il Presidente Yushenko che nel 2004 viene avvelenato, e infine Janukovyc (Presidente dell'Ucraina dal 2010 al 2014), filorusso perché proviene dall’est Ucraina, precisamente dalla regione dove attualmente ci sono i combattimenti più sanguinosi. Nel 2013 poi c’è da firmare un’unione doganale tra UE e Ucraina che costituiva una Zona di libero scambio, ma Janukovyc non firma l’accordo dicendo che erano necessarie prima delle consultazioni con la Russia. Due settimane dopo Janukovyc firma lo stesso accordo con la Russia, quindi porta il Paese in tutt’altra direzione. Gli ucraini a quel punto si sentono traditi dal loro presidente, e comincia l’Euromaidan, un periodo di tre mesi in cui si susseguono una serie di manifestazioni pro-europee. A manifestare ci sono anche gruppi di estrema destra ucraini che fanno irruzioni violente nei palazzi del potere, così alla fine Janukovyc scappa da Kiev e si rifugia a Kharkiv, città attualmente bersagliata dall’artiglieria russa, che era la prima capitale ucraina dell’URSS, quindi una città simbolica. Da lì il presidente, sostenuto da Putin, lancia un appello ai filorussi affinché sostengano la sua battaglia”.

Quale rapporto c’è tra il popolo ucraino e quello russo?

“Mia mamma è russa ma con cittadinanza ucraina. Ha lavorato per l’Ucraina, per il Ministero della Giustizia, per l’Istituto della Ricerca, per il Parlamento ucraino, scrivendo documenti in ucraino. La cultura e la lingua russa convivono con la cultura e la lingua ucraina. Condividiamo la storia, e le lingue sono molto simili. Io, ad esempio, sono ucraina ma ho studiato in russo a scuola. E poi, come me, tanti ucraini hanno legami familiari con i russi”.

Cosa è accaduto nel 2014?

“Nel Donbass, precisamente nelle regioni di Donec’k e Luhans’k, al confine con la Russia, il 50% della popolazione si considera ucraino e il 50% russo, ma la maggioranza è russofona. A rompere gli equilibri in queste regioni è stata la propaganda separatista: l’obiettivo era convincere tutti che essere indipendenti è meglio. In queste due regioni nel 1994 era stato fatto un referendum popolare per avere più indipendenza dall’Ucraina e rendere il russo seconda lingua ufficiale. Il referendum è stato firmato dalla maggioranza a favore dell'indipendenza, ma la Costituzione dell'Ucraina non lo ha formalizzato. E di questo le due regioni ne hanno sofferto. Arriviamo al 2014: a Kiev è in corso l’Euromaidan con la presenza nelle piazze di gruppi di estrema destra, strumentalizzati e utilizzati nei discorsi di Putin per attaccare gli ucraini considerati neonazisti. I gruppi di estrema destra sono ovunque, ma la loro presenza non è mai stata sostenuta dal popolo ucraino. Inatanto le tv russa e bielorussa mostrano continuamente la marcia di questi gruppi neonazisti con l’obiettivo di associare loro a tutti noi ucraini. È vero che negli ultimi anni la coscienza nazionale degli ucraini è cresciuta molto, siamo forse diventati più nazionalisti, nel senso di nazionalisti di rivolta, cioè di protesta nei confronti di un aggressore. Crediamo nella nostra Nazione e nell’indipendenza del nostro Paese, ma non siamo neonazisti. Gli eventi drammatici di Kiev del 2014 sono stati sfruttati da Putin per giustificare l’invasione dell’Ucraina da parte dell’esercito russo”.

Cosa c’entra la Crimea in questa guerra?

Nel 2014 sono arrivati in questa regione ucraina militari russi senza segni di riconoscimento, tipo sbarco dei 1000. Questa regione, prima di diventare indipendente, aveva uno status speciale, era una sorta di mini-repubblica per metà indipendente, con un parlamento e un governo, ma con le basi militari russe sul territorio. È così iniziata un'attività di proselitismo russo tra la popolazione, pensa che il consolato russo in Crimea rilasciava la cittadinanza russa a chiunque lo richiedeva. L’escalation che ha portato Putin a invadere l’Ucraina, parte proprio da qui. Nel 2014, come ti dicevo, in Crimea oltre alla flotta russa che da lì non si è mai mossa, sono arrivati altri militari russi e hanno cominciato a presidiare la strade, edifici di potere, il parlamento di Crimea, vestiti da miliari ma senza identificarsi come russi. Venivano chiamati “uomini verdi”, si sono presentati alle basi militari in Crimea e hanno dato loro un ultimatum: “o ve ne andate o state con noi”. Il 16 marzo è stato fatto un referendum sull’indipendenza, preparato in 10 giorni (un record mondiale). I quesiti tra cui scegliere erano due: 1) Vuoi che la Crimea diventi indipendente con la possibilità di entrare nella Russia come soggetto federale; 2) Vuoi che Crimea faccia parte dell’Ucraina come regione speciale abbastanza indipendente e con ampi poteri. Il 96% si è espresso a favore delll’indipendenza. Ma l’Ucraina non ha mai riconosciuto il referendum come costituzionale. Nonostante questo, il 17 marzo il Parlamento di Crimea ha dichiarato l'indipendenza dall'Ucraina e chiesto di aderire alla Russia. In pochi giorni si è verificato un rovesciamento di governo silente (intanto il Presidente dell’Ucraina era scappato nel Donbass). Per gli ucraini attualmente la Crimea è un territorio occupato, perché di fatto la Russia l’ha annessa a sé con la forza. Pochi Stati nel mondo lo riconosco come parte della Federazione Russa, tra questi non c'è l’Onu e nessun Paese dell’UE”.

E nelle regioni di Donec’k e Luhans’k?

“Quel che accade in Crimea nel 2014 ha scatenato una reazione a catena nelle regioni separatiste di Donec’k e Luhans’k. Anche qui la propaganda ha alimentato i separatisti che vengono combattuti dall’esercito ucraino in un’operazione anti-terroristica. Ma mentre la Crimea è stata “presa” dalla Russia in maniera abbastanza pacifica, distruggendo qualche nave e qualche base militare, la stessa "operazione lampo" non è riuscita in queste regioni. L’esercito ucraino combatte ancora oggi per riavere questi territori, insieme a Kharkiv, Odessa e altre città dove attualmente ci sono i combattimenti. Qui i filorussi avevano sovvertito i governi locali per prendere il potere già nel 2014. In questi anni l’Ucraina è riuscita a riappropriarsi dei territori di Odessa, Kharkiv, e grandi parti delle regioni di Donec’k e Luhans’k. Solo piccole parti di queste regioni sono ancora nelle mani dei separatisti. Ora tutto quel che accade in Ucraina è un problema dell’Ucraina. Se il Presidente scappa perché il popolo non lo vuole, è un fatto interno. Perché tu Russia devi intervenire e metterti in mezzo, portando il tuo esercito nel mio Paese!? Come reazione all’”invasione” russa, l’Ucraina ha cominciato nel 2014 a guardare verso l’alleanza euro-atlantica. Ha cominciato a rinforzarsi militarmente. Le nuove basi militari e quelle vecchie sono state rimesse in sesto e hanno iniziato a ospitare istruttori provenienti dalle basi della Nato che insegnano il combattimento all’esercito ucraino: le principali sono situate a Leopoli e Odessa. Poi nel 2019, in seguito a una modifica della Costituzione dell’Ucraina, il Paese ha preso una posizione più chiara verso l’alleanza euro-atlantica, decisione che non è piaciuta ai vicini. In Russia si racconta la storia delle basi NATO camuffate come basi di insegnamento che allenano i militari ucraini, ma di fatto non sono basi NATO ma solo basi di addestramento necessarie, visto che ci hanno invaso”.

Zelenskyj resisterà alle pretese di Putin?

“Putin vuole la demilitarizzazione del Paese, vuole che il Presidente attuale si dimetta cosicché lui scelga il prossimo; vuole che la Crimea, le regioni di Donec’k e Luhans’k, vengano riconosciute ufficialmente come parte della Federazione Russa. Dall’altra parte c’è Zelenskyj che non so fino a che punto potrà resistere. Tutto questo parte dalla mancata attuazione dei trattati di Minsk firmati il 12 febbraio 2015 che avrebbero dovuto porre fine al conflitto nelle regioni Donec’k e Luhans’k. Al tavolo delle trattative si sono seduti i capi di Stato di Ucraina, Russia, Francia e Germania, che hanno portato all'approvazione di un pacchetto di misure. Le misure sono chiare ma Russia e Ucraina le interpretano in modo diverso, quindi di fatto non sono mai state implementate. Il cessate il fuoco non c’è mai stato realmente. Una delle misure prevede la restituzione dei prigionieri di guerra: l’Ucraina ha consegnato tutti i prigionieri, mentre la Russia solo una piccola parte. Un’altra prevede che sia l’esercito ucraino che quello russo si allontanino dal confine di un certo numero di km: l’esercito ucraino lo ha fatto mentre i militari russi no. Un’altra misura prevede che a queste due regioni venga conferito uno status più indipendente e si effettuino le elezioni: il Parlamento ucraino ha votato la legge che riconosce una maggiore indipendenza di queste regioni, ma le elezioni non sono state ancora fatte perché l’Ucraina vuole prima che i militari russi escano da queste regioni, la Russia dal canto suo continua a dire che i loro militari non sono sul territorio. Quindi, di fatto, gli accordi non sono stati attuati. A tal proposito, una volta all’anno Ucraina, Russia, Francia e Germania si incontrano per reinterpretate questi articoli, ma non sono riusciti ancora a trovare un punto di incontro”.

Il popolo russo sostiene Putin?

“Putin ha costruito l’opinione pubblica russa attraverso la propaganda. Racconta al popolo che i militari russi stanno andando a liberare i territori ucraini dai nazionalisti, dai neonazisti. Pensa che la portavoce del Ministero degli Esteri russo ha detto che poichè Germania sta mandando armi all’Ucraina neonazista dobbiamo pensare che il seme del nazismo ancora esiste in questi Paesi. Su alcuni siti russi ho letto che nelle scuole è iniziata a circolare una specie di "istruzione" per spiegare ai bambini il conflitto in Ucraina: non si tratta di guerra di aggressione ma di un’azione di liberazione, un tentativo di riportate la pace in questo Paese. Questo è il messaggio che fanno passare, e questo è quello che Putin ha detto nel suo discorso del 24 febbraio. E pensa che il primo canale russo, tipo Rai 1, in quello stesso giorno alternava il discorso di Putin, mandato quasi in loop, con alcuni commenti di un talk show in cui gli invitati parlavano di come sarà bello spartire l’Ucraina tra la Russia e altri Paesi confinanti. Per Putin l’Ucraina non è mai esistita”.

Qual è la verità sul genocidio del Donbass?

“Ci sono state tantissime vittime sia da parte dei civili, sia da parte dei militanti separatisti, sia da parte dell’esercito ucraino. A testimoniarlo le fosse comuni: in quel periodo la gente moriva per strada, militari e civili sia russi che ucraini, e i cadaveri venivano portati nelle fosse comuni, spogliati e lasciati lì senza alcun segno di riconoscimento. In quelle regioni la guerra è senza distinzioni. Di queste fosse comuni si sa poco. I separatisti ovviamente dicono che lì ci sono le vittime dell’esercito ucraino perché questa è la verità che gli è stata raccontata. E questa versione dei fatti è stata strumentalizzata da Putin per alimentare ulteriormente l’odio dei separatisti”.

Polonia e Bielorussia che ruolo hanno in questa guerra?

“La Polonia fa parte dell’UE, quindi ora accoglie centinaia di migliaia di ucraini, e teme per questo un’invasione da parte di Putin. La Bielorussia non è un Paese del tutto neutrale, ospita le basi militari dell’esercito russo, gli aerei partono da lì per bombardare le città ucraine. Da quel che ho appreso dai media ufficiali della Bielorussia, Lukashenko ha dichiarato che nessun soldato bielorusso attraverserà il confine e fino ad ora è stato così, ma non sappiamo se la sua posizione cambierà”.

Quali sono le tue speranze?

“La mia speranza è che qualcuno di fidato tradisca Putin. Mi fa ben sperare la soffiata dei servizi segreti russi sull’attentato sventato a Zelenskyj da parte di un gruppo ceceno, ma anche la modalità in cui avvengono gli incontri tra Putin e i suoi ministri (tra loro c’è una distanza di 6 metri circa, e non è per il Covid). C’è una frase che sta circolando tra gli ucraini: “Se la Russia depone le armi finisce la guerra, se l’Ucraina depone le armi finisce l’Ucraina”. È così che stanno affrontando il combattimento. Non so cosa accadrà nei prossimi giorni, ma rivoglio il mio Paese intero e in pace, e con le 130 nazionalità diverse che la coabitano e che non si sono mai fatte del male tra loro”.

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