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Giovedì, 25 Aprile 2024

Donatella Polito

Giornalista

La storia "triste" delle influencer russe che s'infuriano con Chanel perché non gli vende più le borsette

Questa storia che adesso Chanel blocchi la vendita dei prodotti ai russi proprio non va giù alle facoltose clienti. Ma come, proprio loro che fino a due mesi fa entravano e uscivano dalle boutique con la stessa frequenza di una casalinga che rifornisce la dispensa al supermercato, si ritrovano private del vezzo di indossare catene dorate e pellame pregiato? Proprio loro e proprio adesso che è in corso una guerra (ah no, scusate, la chiamano "operazione militare speciale", loro) e il mondo intero inorridisce davanti alle immagini di Bucha e di profughi senza più nemmeno lacrime? E già. Ed è inaccettabile per le fashion addicted del marchio francese che ha pensato - guarda un po' che sorta di ingrato... - di includere anche loro nella cerchia dei sanzionati. 

Pochi giorni dopo l'invasione dell'Ucraina, Chanel come molte altre aziende occidentali ha chiuso tutti i suoi punti vendita in Russia. Ma la casa di moda fondata da Coco Chanel all'inizio del ventesimo secolo ha fatto anche di più, impedendo ai cittadini del paese più discusso del momento di comprare i suoi prodotti pure all'estero. 

Il caso è diventato in queste ore oggetto di denuncia social da parte di alcune donne offese dalla drastica decisione. "Chanel si rifiuta di vendere i suoi prodotti. Nelle boutique occidentali chiedono dati identificativi e quando chiami dal tuo numero russo, i venditori dicono 'Ora vendiamo cose ai russi solo con la promessa che non le porteranno in Russia e non le indosseranno lì'" scrive la cantante, conduttrice e attrice russa Anna Kalashnikova ai suoi 2,4 milioni di follower su Instagram per informarli dell'oltraggio subito. "Russofobia in azione" prosegue ancora la biondissima influencer prima di entrare nei dettagli di quanto accaduto a Dubai qualche giorno fa, durante una vacanza che magari sarebbe stata potuta essere anche più piacevole se solo avesse potuto sfoggiare orecchini e borse con C intrecciate nuove di zecca. E invece: "Vengo spesso a Dubai come ospite della Fashion Week, i manager di Chanel mi hanno riconosciuto, si sono avvicinati e mi hanno detto 'Sappiamo che sei una celebrità in Russia, sappiamo che farai acquisti lì, quindi non possiamo venderti il ​​nostro marchio'". 

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L'invito a boicottare Chanel

Anna Kalashnikova non è stata l'unica a manifestare il proprio disappunto. Anche Yana Rudkovskaya ha descritto la frustrazione provata nel vedersi impossibilitata a strisciare la carta di credito in un punto vendita Chanel: "Questo è uno shock per una donna che ha comprato Chanel e Chanel Haute Couture per più di 20 anni e che alle sfilate sedeva in prima fila" sono le dichiarazioni riportate dal New York Post insieme al dettaglio che la donna, moglie del campione olimpico di pattinaggio artistico Evgenij Plyushenko, negli anni abbia speso qualcosa come un milione di euro per i prodotti del brand. Stessa sorte per Snezhanna Georgieva, moglie del miliardario enologo Artem Zuev, che ha annunciato quanto "sarà contenta quando questi brand torneranno". E qua, vai a capire qual è il confine tra sincera speranza e ironia celata dal desiderio di una vendetta servita fredda.

Pieno sostegno alle abbienti concittadine è stata espressa da Maria Zakharova, rappresentante del Ministero degli Esteri russo: "Chanel fa parte della campagna russofobica per cancellare la Russia. Il nostro Paese sta solo compiendo un’operazione di 'denazificazione' dell’Ucraina" ha fatto sapere la portavoce, invitando a boicottare Chanel per una vicenda ora commentata dalla stessa maison.

La replica di Chanel

Intervistata da Business of Fashion, una rappresentante di Chanel ha confermato l'esistenza delle restrizioni di vendita per i cittadini russi quale effetto delle sanzioni imposte alla Russia per il conflitto in Ucraina. Come spiegato dal Sole24Ore, la maison si è dunque allineata a quanto stabilito dal Consiglio Europeo 2022/430 dello scorso 15 marzo e ha inasprito le misure punitive vietando di vendere beni di lusso del valore superiore a 300 euro. Nella motivazione della nuova politica di vendita si legge anche che "è proibito vendere, fornire, trasferire o esportare, direttamente o indirettamente, beni di lusso a ogni persona fisica o giuridica, ente o corpo in Russia e per uso in Russia". 

Se altri marchi del lusso seguiranno la decisione di Chanel è tutto da vedere, eventualmente insieme alle possibili reazioni afflitte delle "povere" socialite. 

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La storia di Coco Chanel "spia dei nazisti"

Nel rigurgito di risentimento verso l'irriconoscente maison che tanto apprezzava, Anna Kalashnikova ha rammentato la storia secondo cui Coco Chanel sarebbe stata una spia dei nazisti durante la seconda guerra mondiale e dunque, sostenitrice del fascismo. "Gli storici non escludono che i nazisti potessero utilizzare Chanel come potenziale fonte di informazioni e come esecutrice di ordini, ma lei stessa non era a conoscenza del fatto di tale cooperazione. Sostenere il fascismo e la russofobia è così basso" si legge nel post dell'influencer. Per la serie: "Chanel era una nazista, e ora voi fate la morale a me?". 

Ma quanto c'è di vero in questa storia? Difficile saperlo con certezza assoluta. Secondo la biografia Al letto con il nemico - La guerra segreta di Coco Chanel di Hal Vaughan, nel 1940 Gabrielle Chanel sarebbe stata reclutata dall'Abwehr, un settore dell'intelligence tedesca con scopi difensivi. Da quel momento avrebbe lavorato per i tedeschi con la matricola F-7124 e il nome in codice Westminster e grazie alla sua attività avrebbe conosciuto il barone Hans Gunther von Dincklage, detto "Spatz", ufficiale nazista di alto livello con il quale ebbe una lunga relazione. La presunta avventura spionistica di Madame Chanel ebbe fine con la guerra, quando venne arrestata e poi subito liberata anche grazie all'intervento diretto dell'amico Winston Churchill. Nonostante le voci, Coco Chanel fino all'ultimo ha sempre negato ogni coinvolgimento con il regime nazista. 

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