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Mercoledì, 24 Aprile 2024
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“Io gli uomini li odio”: il libro francese a rischio censura. E se il titolo fosse stato rivolto alle donne?

Un funzionario del ministero francese ha chiesto di vietare la vendita del testo di una giovane scrittrice accusata di misantropia, ma lei e la casa editrice si difendono: “Richiesta ridicola”

“Moi les hommes, je les déteste”, ovvero, “Io gli uomini li detesto”: basta il titolo per farsi un’idea del contenuto di un libro che in Francia sta sollevando più di qualche sopracciglio sulla schietta dichiarazioni d’intenti della sua autrice. Lei è Pauline Harmange, fa la volontaria in un’associazione contro le violenze sessuali e in questo saggio di appena 96 pagine pubblicato dalla casa editrice indipendente Monstrograph ha esposto il proprio punto di vista da 25enne su come la violenza di genere e il sessismo spingano le donne a diffidare degli uomini, arrivando anche ad odiarli.

“Vedo nella misandria, nell’odio per gli uomini, una via d’uscita. Detestare gli uomini, in quanto gruppo sociale e spesso anche in quanto individui, mi dà molta gioia, e non solo perché sono una vecchia strega gattara” afferma la giovane di Lille in alcune righe del volume riportate dal Corriere della Sera. Osservazioni forti le sue, decisamente lontane da ogni forma di esposizione politicamente corretta che - forse proprio perché tanto spiazzanti nella totale assenza di temperanze lessicali - ha suscitato la reazione di uno di quei potenziali ‘odiabili’, pronto a tacciare la scrittrice di misandria.

Ralph Zurmély, project manager dal 2013 all'interno del Ministero responsabile per la parità di genere detenuto da Elisabeth Moreno, si è così impegnato per vietare la vendita di questo libro (stampato prima a 450, poi 500 copie, e attualmente non disponibile per l'ordinazione, essendo in rifornimento). Il motivo è dettato dal fatto che il libro sia ritenuto una provocazione all'odio sulla base del sesso, atteggiamento – ricorda il sito Marie Clarie –  che è punito dalla legge con un anno di reclusione e una multa di 45mila euro. 

“Questo libro è ovviamente, sia per quanto riguarda la sintesi che viene fatta sul vostro sito che per la lettura del titolo, un'ode alla misandria (l'odio degli uomini, ndr)”, ha scritto il funzionario in una email rivolta alla casa editrice e rivelata dalla rivista Mediapart: “Ora, vorrei ricordarvi che l'incitamento all'odio a causa del sesso è un reato! Di conseguenza, vi chiedo di rimuovere immediatamente questo libro dal vostro catalogo, pena l'azione penale”. L'odio degli uomini presumibilmente promosso dal libro – ha proseguito - "non ha nulla a che vedere con il principio di uguaglianza tra donne e uomini che difendiamo e non costituisce né più né meno un offesa criminale. Se l'editore tuttavia persiste nell'offrire questo libro in vendita, è direttamente complice del suddetto reato e sarei quindi obbligato a inviarlo all'accusa per i procedimenti legali”.

La replica dell’autrice e della casa editrice

“Totalmente ridicola” è considerata la richiesta del funzionario da parte della casa editrice. “Questo libro non è affatto un incitamento all'odio. Il titolo è provocatorio ma lo scopo misurato. È un invito a non sforzarsi di associarsi con gli uomini o di venire a patti con loro. L'autore non incita mai alla violenza”, è la difesa dell'editore Coline Pierré raccolta da Mediapart, mentre l’autrice Pauline Harmange, che ha anche precisato di essere felicemente legata a un uomo, ha aggiunto: “Un funzionario statale che sta attraversando una crisi di potere di fronte a un libro di 80 pagine pubblicato in 400 copie, lo trovo molto problematico”.

Tra le critiche mosse al funzionario Ralph Zurmély così tenace nel richiedere il ritiro del controverso testo quella di essersi basato solo sul titolo e sulla sintesi del libro senza approfondirne la lettura. Osservazione giusta se solo addentrandosi nelle dinamiche del testo si sarebbe potuto scorgere un elemento nuovo utile a mitigare le radicali posizioni della sua autrice. Ma, al netto del contenuto considerato più o meno ironico a seconda della sensibilità dei lettori (uomini o donne che siano), una riflessione balza alla mente nell’epoca in cui la tendenza è valorizzare la parità dei sessi, più che difendere le donne in quanto tali: davvero non sarebbe bastato un titolo del tipo “Io, le donne le detesto” per armare di sconcerto e indignazione tutta una platea di possibili lettori? Davvero, anche in quel fantasioso caso, si sarebbe richiesta la preventiva lettura del testo prima di giungere alla ‘affrettata’ considerazione che un libro dal nome siffatto spronerebbe all’odio verso tutto ciò che è femminile? Il dubbio sull’utilizzo di due pesi e due misure è lecito quando si tratta di questioni di genere. E un dibattito in questi termini non serve certo a dirimerlo. Anzi.

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