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Venerdì, 19 Aprile 2024
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Violenza ostetrica, la lettera di una neo mamma a Today: "Trattata da cani durante il parto"

La testimonianza di C.S, che ha partorito in un ospedale romano quattordici mesi fa: "Tornata in stanza chiesi se fosse possibile tenere mio figlio al nido per un po' dopo 25 ore di travaglio, ero esausta: mi è stato negato". Le sue parole, all'indomani della tragedia del Pertini

"Inizio col chiedere di rimanere anonima, ma volevo condividere la mia esperienza in merito a quanto successo alla giovane mamma che ha partorito presso l'ospedale Sandro Pertini di Roma. Mi sto tormentando da giorni pensando che l'accaduto poteva succedere anche a me". 

Comincia così una lettera fiume arrivata in redazione a Today all'indomani della morte del piccolo Carlo Mattia, il bimbo di tre giorni deceduto per soffocamento sotto il corpo della mamma che lo stava allattando all'ospedale Pertini di Roma: la donna, sfinita dopo 17 ore di travaglio, si sarebbe addormentata. Una missiva che decidiamo di pubblicare e che è solo una delle tante testimonianze di donne che, in rete, raccontano di essere state lasciate sole dopo il parto. Sole, nonostante la stanchezza. Sole, nonostante l'aiuto chiesto al personale sanitario, spesso schiacciato della carenza di organico. O, secondo alcune di loro, schiacciato da un'ideologia che vuole la madre votata al sacrificio.

Mentre infatti la procura apre un fascicolo per omicidio colposo, la polizia sequestra la cartella clinica della donna ed identifica il personale della struttura: "Ero stravolta, ho chiesto aiuto alle infermiere, chiedendo loro se potevano prenderlo almeno per un po’, ma mi è sempre stato risposto che non era possibile portarlo nella nursery", ha dichiarato la mamma del Pertini. E stessa esperienza avrebbe vissuto C.S., che ci ha scritto in mail per raccontare il suo caso, vissuto quattordici mesi fa in un ospedale romano. Un caso che non esita a definire "violenza ostetrica". Di seguito il testo integrale. 

"Sono mamma da 14 mesi di un bimbo meraviglioso. Ringrazio Dio ogni giorno per questo grande dono, ma più di una volta al giorno il mio pensiero va al giorno del parto: ho subìto violenze ostetriche e una gestione del parto da CANI. Per cui mi chiedo: se non avessi avuto un compagno perfetto al mio fianco, come avrei reagito? È giusto subire esperienze simili? È giusto che persone simili facciano ancora un lavoro così bello ma delicato come quello dell'ostetrica?

Durante le contrazioni, presa dal panico e dalla paura, mi sono sentita dire "Ma tu lo vuoi questo bambino? A me non sembra". Ho afferrato la mano di questa persona, cercando conforto e uno sfogo per il dolore, per poi sentirla togliere con rabbia e con schifo e sentirmi dire "Non mi toccare". Sono stata indotta dopo ore ed ore ed ore dalla rottura del sacco e non sono mai stata creduta quando urlavo dal dolore atroce e pregavo piangendo per un'epidurale, sentendomi dire più volte, tra i vari svenimenti che ho avuto, che era troppo presto, per poi accorgersi che ero ormai a 7 centimetri di dilatazione. 

Una volta nato il bambino, avevo una paura tremenda, ma speravo di avere una mano e parole di conforto da personale esperto. Tornata in stanza chiesi se fosse possibile tenerlo al nido per un po' dopo 25 ore di travaglio, cosa che mi è stata negata. La prima notte non smetteva di piangere, ero esasperata, non avevo dormito, ero senza forze. Decido quindi di chiamare qualcuno. Arriva in stanza un'operatrice socio sanitaria che prende in braccio mio figlio, lo culla, gli canta una canzone e me lo ridà dopo neanche 2 minuti dicendomi "Non so che farti". La mattina mi trovano in condizioni pessime, in lacrime, in preda ad una forte depressione. Mi sono sentita dire dalla signora ostetrica "L'allattamento è un processo di cura e amore per il figlio, cose che in te, tesoro mio, non vedo. Ma non lo vedi che è sporco? Ma lavalo!".

Potrei continuare ancora e ancora, questo è un quarto di ciò che ho subito. E allora mi chiedo: è giusto subire violenze psicologiche simili in momenti così delicati? Fossi stata completamente da sola non so come avrei potuto reagire. Piu volte mi è capitato di svenire dal sonno, avendo io SOLA la premura di metterlo in culla, visto che nessuno si è mai palesato di sua spontanea volontà. 

Sono tornata a casa frastornata, completamente impaurita, nella totale convinzione di non essere capace a fare nulla né ad allattarlo. Ma grazie a me, alla mia determinazione, al mio compagno che mi ha subìto e supportato sempre, ora sono qui, felicissima della mia vita e di essere madre. Stanca sì, ma innamorata di mio figlio. E vorrei dire alla signora ostetrica che sono riuscita ad allattare esclusivamente al seno. Ed il bambino è cresciuto più del dovuto, trovando ogni giorno la forza nell'amore puro e sincero che provo per lui. Scusate lo sfogo". 

Per raccontarci la tua storia scrivi a eva.zuccari@citynews.it

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