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Martedì, 23 Aprile 2024
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Un soffione viola per dire no alle mutilazioni genitali femminili: "Problema anche italiano"

Per la Giornata Mondiale contro le Mutilazioni Genitali Femminili ecco la campagna #endFGM di ActionAid, in prima linea contro queste pratiche con il progetto After. L'intervista a Today.it

Almeno 200 milioni di ragazze e bambine in trenta paesi portano nel corpo e nella mente le profonde ferite causate dalle mutilazioni genitali femminili. Ma non si tratta di un fenomeno così lontano da noi: è infatti un problema che colpisce anche l'Italia, con bambine e giovani donne migranti che vivono nel nostro territorio e spesso sono a rischio di essere sottoposte a mutilazioni genitali femminili quando tornano nel loro Paese d'origine per far visitare ai parenti. Negli ultimi due anni ActionAid si è impegnata per combattere questa pratica attraverso il progetto After, co-finanziato dall'Unione Europa e implementato in Italia, Belgio, Irlanda, Spagna e Svezia. 

#endFGM

Nell’ambito del progetto After, ActionAid e i suoi partner hanno inoltre costruito un network di “agenti del cambiamento”, detti Champions for Change. Si tratta di persone, attivisti e professionisti impegnati a vario titolo nel contrasto alle mutilazioni genitali femminili, che portano avanti questa opera di sensibilizzazione. Oggi 6 febbraio si celebra la Giornata Mondiale contro le Mutilazioni Genitali Femminili e ActionAid ha lanciato una campagna di sensibilizzazione rivolta al pubblico. Il simbolo è un soffione viola, che rappresenta la diffusione di messaggi positivi ed esprime un senso di libertà. Si può aderire alla mobilitazione online attraverso l’hashtag #endFGM e condividendo il post con la foto del soffione che sarà pubblicata martedì 6 febbraio sul profilo Facebook di ActionAid Italia.

ActionAid e il progetto After contro le mutilazioni genitali femminili

Secondo i dati di uno studio realizzato dall'università di Milano - Bicocca sarebbero tra 61mila e 80mila le donne presenti in Italia che sono state sottoposte durante l'infanzia a mutilazioni genitali. E secondo i dati Istat, dal 2006 al 2016 il numero di comunità emigrate da paesi a tradizione scissoria, come Somalia (da cui proviene l'83,5% delle donne), Nigeria, Burkina Faso, Egitto ed Eritrea, è raddoppiato. "Siamo davanti a un fenomeno in crescita e per questo è importante lavorare sulla prevenzione di questa ennesima violenza di genere sulle donne", spiega a Today Rossana Scaricabarozzi, responsabile del programma per i diritti delle donne di ActionAid Italia.

"After lavora in maniera innovativa. In Europa ci sono ancora poche attività di prevenzione diretta a contatto con le comunità. E' un lavoro che richiede attenzione particolare, mediatori culturali, molta sensibilità, considerando che si parla di culture e tradizioni così diverse". Con il progetto è stato possibile realizzare percorsi di empowerment per le donne e di informazione ed educazione per le loro comunità, inclusi gli uomini, e al tempo stesso sensibilizzare maggiormente le persone su un fenomeno che non riguarda realtà lontane da noi ma che, con l'immigrazione, è entrato nel cuore dell'Europa. 

Per continuare a portare avanti questo progetto c'è bisogno ovviamente dell'attenzione di governo e istituzioni. "In passato sono stati fatti sforzi soprattutto per quanto riguarda la prevenzione e la formazione del personale, come effetto della legge 7/2006 contro le mutilazioni genitali femminili - ricorda Scaricabarozzi - Ma serve un impegno continuativo e stutturale nel tempo per la prevenzione, con attività che coinvolgano le comunità stesse, perché portatrici di questo messaggio". 

(Video-Fumetto realizzato per la Giornata Mondiale contro le MGF da Luca Buonaccorsi, sostenitore di ActionAid)

Il lavoro all'interno delle stesse comunità di migranti

"In Italia ActionAid ha lavorato a Milano e a Roma. A Milano abbiamo collaborato con partner locali come Progetto Aisha, che opera sul tema della violenza sulle donne e sulla discriminazione di genere ed è attiva nella formazione di mediatrici e operatrici musulmane,  e con la cooperativa Crinali, che lavora su integrazione e mediazione linguistica - dice Scaricabarozzi - Sono stati creati circoli con incontri periodici a cadenza settimanale o bisettimanale, per parlare del fenomeno, spiegare e mettere in dubbio la pratica stessa delle mutilazioni genitali femminili. A Roma abbiamo lavorato in uno Sprar e un'occupazione abitativa". Il nocciolo del progetto è "far emergere dalla persone stesse cosa sia davvero questa pratica e poi sfidarla, per sensibilizzare sulle conseguenze negative e la necessità di trovare riti alternativi, perché non bisogna dimenticare che le mutilazioni sono anche una pratica simbolica, per sancire ad esempio il passaggio dall'infanzia all'età adulta". ActionAid è in campo per "un impegno globale per i diritti delle donne, perché non ci sono tradizioni che giustifichino forme di violenza", conclude Scaricabarozzi.

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(Sarah Mwaga, attivista in Tanzania)

Le storie raccolte da ActionAid

E proprio il lavoro con le comunità di migranti è di fondamentale importanza, grazie anche alle testimonianze di donne che hanno combattuto in prima persone le mutilazioni genitali femminili nei loro Paesi. Come Rahel, ex tagliatrice tanzaniana diventata attivista contro questa pratica, viaggiando anche in Europa per incontrare comunità migranti di Paesi a tradizione mutilatoria. Sarah Mwaga, che si occupa di diritti delle donne per un'organizzazione partner di ActionAid in Tanzania, ricorda l'episodio di un'anziana tagliatrice che, dopo aver visto un video sulle mutilazioni, ha iniziato a piangere. "Alla fine della sessione le ho chiesto perché stesse piangendo, avendo fatto quelle cose su migliaia di ragazze e lei mi ha risposto dicendo che mentre 'operava' era come posseduta e non percepiva la crudeltà delle sue azioni. Al contrario, guardando il video, aveva compreso che quello che aveva fatto sino a quel momento  era sbagliato. È stato molto toccante per me vederla cambiare idea e prendere la decisione di smettere di essere una tagliatrice". 

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