rotate-mobile
Venerdì, 29 Marzo 2024

Anna Dazzan

Giornalista

Scusaci Paola, perché non sappiamo quel che diciamo

Nelle ultime settimane ho amato poter guardare il campionato mondiale di pallavolo femminile, pur nella sua strana formula a gironi e pur essendo pochissime partite trasmesse in chiaro, oltre quelle dell’Italia. Scelta che trovo sempre assurda, ma sappiamo che “funziona così”, i soldi, le pubblicità e via dicendo. Amen. Salvo poi trovare corrispondenza anche a livello di stampa. Anche lì, il “prodotto” tira poco, giusto dei trafiletti da figli di un dio minore rubati al dominio imposto da Eupalla. Solita polemicuccia destinata a spegnarsi con una metaforica pacca sulla spalla e poi di nuovo paginate sul destino di Allegri. Ma capirete che le sproporzioni sono evidenti. Soprattutto se poi succede quello che è successo in questi giorni ai danni di Egonu, giocatrice dal talento cristallino colpita ferocemente nelle sue fragilità proprio (o forse anche) da quanto è viaggiato a livello mediatico. Poca cronaca, tanti giudizi. Se sbaglia perché sbaglia, se sorride perché sorride, se non sorride perché non sorride. Illazioni, zoom puntati su ogni sfumatura del viso e su ogni centimetro oltre la riga di fondo e commenti. Tanti, ad un certo punto sicuramente troppi.

Mi ha fatto impressione ascoltare la sua intervista in diretta su RaiSport al termine della finalissima tra Brasile e Serbia. Simona Rolandi ha avuto l’incredibile opportunità di essere la primissima giornalista a poterle chiedere spiegazioni in merito al “video rubato” rimbalzato sui social, in cui Egonu si sfogava con il suo procuratore dicendogli “è l’ultima partita con la nazionale, sono stanca”. La 18 azzurra ha risposto educatamente a ogni fin troppo ripetitiva domanda di Rolandi. "Smetti?", “Torni?”, "Davvero smetti?", "Quando torni?". Egonu ha 23 anni, una passione e un talento. E gli occhi di tante persone puntati addosso, probabilmente nel modo sbagliato, sempre che uno giusto ci sia. Si ritrova strattonata per la maglietta (quella azzurra della nazionale) con la pretesa che vesta di volta le istanze di qualcuno o qualcuna. Egonu ha detto di essere stanca, ma stanca di cosa? Probabilmente di fare sempre quello che vogliono le altre persone, quando lei vorrebbe solo giocare a pallavolo. Ma se persino Rolandi le ha fatto pesare quanto lei sia “fondamentale” per la Nazionale, forse nessuno e nessuna ha capito cosa le e ci stia succedendo.

Egonu in questi giorni ha letto i giornali e, soprattutto, i social. Come farebbe chiunque alla sua età (e non solo), pur sapendo che la verità non passa necessariamente per quei mezzi ma non avendo la forza necessaria per smettere. In quei commenti ci ha trovato di tutto e di più. Forse in quei commenti ci ha trovato anche le sue paure. Quelle di non essere abbastanza, sovraccaricata com’è delle bandierine che le sono state messe addosso nel tempo. Non abbastanza solida, non abbastanza forte, non abbastanza sorridente, non abbastanza italiana. Ha urlato “basta!”. E poi ha detto “vedremo”. E sui giornali, sui social, in tv si parla solo di questo. Ma dove eravamo quando abbiamo strapazzato la Cina, due volte? Dove eravamo quando Egonu batteva il 10 a tutte le sue compagne dopo ogni punto messo a segno? Dove eravamo quando Danesi murava tutto e De Gennaro difendeva l’impossibile e Bosetti la spingeva nell’angolo in fondo? C’è sempre meno educazione sportiva, in Italia. Tante pretese, poco rispetto. Ma sappiamo che questo è semplicemente lo specchio di quel che avviene fuori dai giornali, dagli stadi, fuori dai palazzetti, fuori dagli ambienti sportivi e dentro la società. Perché sappiamo benissimo che, se Egonu fosse nata a Cittadella ma con la pelle bianca, tutto questo non sarebbe successo.

Si parla di

Scusaci Paola, perché non sappiamo quel che diciamo

Today è in caricamento