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Venerdì, 19 Aprile 2024
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La rivolta anti-tacchi alti: le donne costrette a indossarli possono fare ricorso

In una regione del Canada una donna a cui viene richiesto di indossare determinate scarpe o altri accessori in materia di abbigliamento, può presentare un ricorso in tribunale in base alle norme anti discriminazione e in difesa dei diritti umani

Per le donne i tacchi alti sono un vezzo e tale deve restare, estraneo da ogni sorta di costrizione che includa scarpe dai centimetri esagerati in un dress code prestabilito e imposto.

Il concetto è stato definito nero su bianco dall'iniziativa di una regione del Canada, la British Columbia, pronta ad abolire i codici di abbigliamento che prevedono l'obbligo per le donne di indossare scarpe con i tacchi sul posto di lavoro.

L'idea è stata annunciata dalla premier Christy Clark dopo che un deputato del parlamento regionale aveva introdotto una proposta di legge in tal senso: "Sono d'accordo al 100 per cento, agiremo per mettere fine a questa abitudine" ha twittato la leader.

In sostanza, in British Columbia una donna a cui viene richiesto di indossare un determinato tipo di scarpe o che contesta qualunque altra imposizione in materia di abbigliamento, potrebbe presentare un ricorso in tribunale in base alle norme anti discriminazione e in difesa dei diritti umani. 

In Canada la questione riguarda in particolare il settore della ristorazione, dove i diktat sulle divise da indossare sono spesso basate su determinati canoni estetici femminili. La questione era stata sollevata anche da una cameriera, Nicola Gavins, che aveva sollevato indignazione pubblicando una foto che la ritraeva con i piedi doloranti alla fine del proprio turno. 

Contro questo tipo di imposizioni - riporta La Repubblica - era partito già nel 2000 negli Stati Uniti  movimento di protesta con cui le cameriere dei cosiddetti "cocktail bar" hanno lanciato una campagna chiamata "Kiss My Foot" per chiedere di non essere più costrette a indossare tacchi a stiletto. 

L'anno scorso il tema è riesploso in Gran Bretagna, dopo che Nicola Thorpe, una segretaria in un ufficio di Londra, è stata sospesa dal lavoro per essersi rifiutata di indossare scarpe con il tacco. Una sua petizione di protesta ha raccolto online più di 150 mila firme, obbligando il parlamento e il governo a dibattere l'argomento. 


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