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Venerdì, 29 Marzo 2024
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Laura Pausini: “L’impatto con il successo era stato devastante”

Alla vigilia del suo nuovo disco la cantante si è raccontata a ‘Vanity Fair’

“Ogni tanto recupero un frammento tv di allora e, riguardandomi, mi sembra di vedere una rincoglionita. Non avevo 14 anni, ne avevo 20. Ero naïf, troppo naïf. Mi intervistò Mentana e mi disse: ‘Sei zuccherosa’. Non era un complimento, ma aveva ragione”: parole, ricordi, di Laura Pausini che in un’intervista a Vanity Fair in edicola da mercoledì 24 gennaio, racconta il suo prima e il suo dopo.

“Sono una brava ragazza, ma resto un po’ pazza. Siamo un po’ matti, noi Pausini, e quella vena di follia mi ha salvato la vita”, dandole la forza di fare di testa sua.

Come oggi che decide di uscire con il nuovo disco, ‘Fatti sentire’, a marzo, quando per la musica è periodo di bassa stagione: “Mi dicevano: Esci a Natale. Ma mi sono imposta”.

Laura Pausini nei primi anni del successo

Nel 2001 “l’impatto con il successo era stato devastante. Era tutto gigante e tutto eccessivo. In America mandai a fare in culo un grande capo delle major Usa e scoprì una parte di me che non conoscevo. La parte della ribellione. Da allora prendo tutte le decisioni, quasi sempre in modo drastico. Perché le decisioni non sono mai morbide, le decisioni non possono accontentare tutti” aggiunge ancora Laura, dotata di uno spirito di ribellione che le viene dalla nonna, la stessa che “radunava tutti i gatti e i cani randagi del paese”.

Il ricordo di nonna Maria

Fondamentale per la sua vita e la sua crescita è stata nonna Maria, la mamma del padre, "la meravigliosa pazza di casa": “Nonna Maria sognava di andare al Dancing Pamela, in balera… Stava male ma continuava a radunare animali nel cortile, ad imprecare verso il cielo, ad andare in minigonna sulla pista, e più d’uno pensava fosse immortale. Quando arrivò il momento mi chiese la playlist per il suo funerale: Tango delle Capinere e Parlami d’amore Mariù. ‘La voglio a tutto volume, Laura, che la sentano tutti’. Andò proprio così e Solarolo, con le sue 3500 persone, finì per considerarci come sempre ci aveva considerato: degli eccentrici”.

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