rotate-mobile
Venerdì, 29 Marzo 2024
Trend

Festeggiate l’8 marzo, tassate sempre: quanto costa essere donna

Si chiama ‘pink tax’ la tassa che costringe le donne a pagare molti prodotti anche di prima necessità più degli uomini: dal parrucchiere all’abbigliamento, dai rasoi agli assorbenti, un elenco dei prodotti più costosi

“Dolcemente complicate”, “in cerca di guai”, “forti deboli compagne” che “mancano e sanno mancare”… Oggi è l’8 marzo, care donne: che siate più o meno pronte alla liturgia commemorativa, che detestiate la ricorrenza o che la apprezziate quale onesto riconoscimento di conquiste sacrosante, oggi vi toccherà.

Vi toccherà sorridere all’uomo che, al semaforo, busserà al finestrino agitando un ramoscello. Vi toccherà dirgli che  “no, grazie, la mimosa non me la compro da sola, ma grazie eh, gentilissimo… Scusa è scattato il verde…”.

Vi toccherà spiegare al collega appena arrivato in ufficio con una carriola di fiori che a voi, la mimosa fa puzza. E dovrete farlo con garbo, ché è stato davvero gentile, e mica è colpa sua se oggi tutto il mondo è giallo e l’aria è infestata di polline che entra nelle narici ed esplode con uno starnuto che sparge i fogli nella stanza. “No, non è colpa tua. Ma grazie, grazie lo stesso”.

Insomma, lo sapete: vi toccherà, a seconda della predisposizione, accogliere o schivare tutta una ritualità precostituita che, dall’incorruttibile cena nel locale che accetta il maschio solo in costume adamitico alla disquisizione sui perché non vi sentiate parte di questo amplesso collettivo, avviluppa il genere femminile in questo monumentale inno al gineceo. 

Alla fine la giornata passa, ognuno rientra nella consueta routine e tutto torna ad essere esattamente come sempre, ovvero una realtà liberata dalla cortesia di un’eccezione laudativa e governata dall’incomprensibile normalità per cui la donna, in quanto tale, paga più di un uomo.

Chi non ha mai sentito parlare della ‘pink tax’ - ovvero ‘tassa rosa’ - si fermi un attimo e legga, perché questa non è una teoria sbandierata nel giorno che sciorina statistiche e percentuali come spunti di riflessione. Qua si tratta di vita, di vita vera, quella fatta di spesa al supermercato e di beni di prima necessità che, quando sono per le donne, costano di più.

COS’È LA PINK TAX. Nonostante in Italia (come in quasi tutti i Paesi del mondo) le donne siano pagate meno degli uomini a parità di lavoro svolto, essere donna costa di più con la ‘pink tax’, una tassa molto ben mascherata che colpisce consumi e servizi tipicamente femminili, dall’abbigliamento agli accessori fino a comprendere assicurazioni, mutui e prestazioni professionali.

I PRODOTTI TASSATI. La Stampa elenca tutti i prodotti in questione: lo shampoo e i conditioner per capelli mirati a una clientela femminile costano in media il 48% in più di quelli diretti alla clientela maschile, così come i jeans per donna (il 10% in più di quelli per uomini), le biciclette ‘da donna’ costano il 6% in più di quelle (equivalenti) per uomini, per arrivare alle confezioni di rasoi Monoprix destinate alle donne che ne contengono cinque al costo di 1,80 euro, mentre quelle per uomini ne contengono 10 e costano 1,72 euro (esempio evidenziato dall’allora ministra per le Pari opportunità francese Pascale Boistard).

E non è finita, perché un taglio di capelli per uomini può costare 20 euro, in media un taglio per donna ne costa il doppio o il triplo, e gli innumerevoli trattamenti estetici - depilazione, anti-rughe, anti-cellulite, pulizie del viso, creme tonificanti - a cui la donna si sottopone perché indirettamente coartata dai dettami della società fanno il resto. 

ASSORBENTI E RASOI. A quanto risulta al Fisco e al legislatore italiano, gli assorbenti sono tassati con un’aliquota Iva al 22% perché sono considerati beni di lusso e quindi non indispensabili, mentre i rasoi da uomo sono assolutamente un bene di prima necessità, e giustamente sono gravati da un’Iva ridotta del 4%, come il pane e il latte. Una disparità davvero inconcepibile se poi si pensa che in nome della parità di genere, di recente, la maggior parte delle polizze auto invece di premiare il fatto che le donne siano automobiliste meno a rischio degli uomini, abbiano registrato un rincaro del 4% proprio a danno delle donne.
 
Inoltre, da una ricerca del 2016 del Department of Consumers Affairs di New York è stato rilevato che essere donna costa in media il 20% in più che essere uomo, parlando di un sovrapprezzo di 1400 dollari (1200 euro) all’anno in più.

L’8 marzo passa in fretta, sono solo 24 ore. Poi però ci sono i restanti 364 giorni… E vaglielo a spiegare che fatica è essere donne all’uomo che domani al semaforo vi chiederà il solito lavaggio di vetro, altro che mimosa. 

In Evidenza

Potrebbe interessarti

Festeggiate l’8 marzo, tassate sempre: quanto costa essere donna

Today è in caricamento