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Giovedì, 25 Aprile 2024
Manovra 2022

A chi serve davvero la flat tax

La flat tax serve a pochissimi, dichiara Alberto Brambilla, presidente del Centro Studi e ricerche Itinerari Previdenziali, gelando i sogni della Lega

Mentre la Lega spinge per inserire la flat tax per i redditi fino a 100 mila euro nella Manovra 2022, i dati indicano che l’aliquota unica servirebbe solo all’8,4% dei contribuenti italiani.

Cos’è la flat tax: pro e contro

La flat tax è un sistema fiscale riservato ai titolari di partita iva che non prende a riferimento la progressività del reddito per il pagamento delle tasse ma individua un’aliquota fissa, al netto di eventuali deduzioni o detrazioni.

Tra i vantaggi della flat tax ci sono la riduzione della pressione fiscale per le imprese con un effetto positivo nella riduzione dell’evasione fiscale. Tra i contro invece, un calo delle entrate tributarie e un effetto distorsivo sul principio di progressività del pagamento delle tasse. In molti ritengono che la flat tax avvantaggi i ricchi, discriminando i lavoratori autonomi e i pensionati.  

Il leader della Lega, Matteo Salvini, è tornato alla carica sulla flat tax in occasione della Manovra 2022, tentando di spostare le risorse stanziate per il reddito di cittadinanza a favore di un’aliquota fissa per coloro che hanno compensi o ricavi compresi tra 65.000 a 100.000 euro.

Brambilla: a chi serve la flat tax? A pochissimi

Mentre i partiti discutono su come mettere in atto la tanto attesa riforma fiscale, Alberto Brambilla, presidente del Centro Studi e ricerche Itinerari Previdenziali, raffredda i sogni del centrodestra. Presentando al Cnel l'Osservatorio sulle dichiarazioni dei redditi realizzato in collaborazione con Cida, Brambilla rivela che la “mitica” flat tax al 15% servirebbe a pochissimi, “a poco meno dell'8,4% dei contribuenti”.

Secondo Brambilla, l’aliquota piatta non serve “a nessuno fino ai 26.000 euro di reddito, cioè al 73,5% dei contribuenti” e serve “poco al restante 13,4% che, con qualche detrazione o deduzione, starebbe sotto il 15%”. “Forse conviene solo a poco meno dell'8,4%”, e per niente ai 'ricchi' con redditi oltre i 55mila euro.

Presentando il rapporto sulle entrate fiscali il numero uno del Centro Studi e Ricerche Itinerari Previdenziali, ha rilevato “una differenza tra le diversi classi troppo marcata e destinata ad acuirsi negli anni a venire per effetto dei recenti provvedimenti che aumentano importo e platea dei destinatari di bonus e altre agevolazioni a sostegno del reddito”. “Giusto aiutare chi ha bisogno ma i nostri decisori politici tendono a trascurare come queste percentuali dipendono in buona parte anche da economia sommersa ed evasione fiscale, per i quali primeggiamo in Europa”, ha ricordato Brambilla.

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