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Venerdì, 19 Aprile 2024
ECONOMIA

Rivoluzione Rai: addio al canone?

Nel ddl del governo è prevista l'abolizione del tetto massimo della pubblicità. I nuovi introiti potrebbero essere usati per cancellare il canone

ROMA - Il premier Matteo Renzi accelera sulla riforma della Rai. Ora il disegno di legge, dal titolo "La nuova Rai", attende soltanto il via libera del ministro dell'Economia Pier Carlo Padoan e sarà presentato già nei prossimi giorni. Ricevuto il via libera, il pacchetto di riforma arriverà in Parlamento. 

Tra le principali novità spunterebbe l'abolizione del tetto massimo per le pubblicità. Una vera e propria rivoluzione che potrebbe anche portare all'abolizione del canone annuale. Sarebbe una svolta epocale nella storia del sistema radiotelevisivo italiano. Renzi vuole risolvere una volta per tutte il nodo della tassa più odiata (ed evasa) dagli italiani. Sul tavolo del premier ci sono, infatti, due possibilità:infilare il canone in qualche bolletta, oppure cancellarlo incrementando considerevolmente gli introiti pubblicitari. 

Come spiega Francesco Maesano su La Stampa, se il ddl del governo dovesse essere approvato, sparirebbero i limiti di "affollamento pubblicitario". Mantenendo solo quelli previsti dal Tusmar, il testo unico dei servizi di media audiovisivi e radio, la tv pubblica andrebbe spedita verso una deregolamentazione. Il ministero dell'Economia stima che, in questo modo, la sola Rai Uno incasserebbe mezzo miliardo di euro l'anno in più. Risorse che Palazzo Chigi potrebbe destinare per l'abolizione del canone.

Il ddl, all'articolo 5 del testo, prevede l'abolizione degli artt. 17 e 20 della legge Gasparri, che per quanto riguarda la raccolta pubblicitaria sulla tv pubblica confermava i limiti imposti dalle legge n. 223 del 6 agosto 1990, più nota come legge Mammì. "La trasmissione di messaggi pubblicitari da parte della concessionaria pubblica non può eccedere il 4% dell’orario settimanale di programmazione ed il 12 per cento di ogni ora; un’eventuale eccedenza, comunque non superiore al 2 per cento nel corso di un’ora, deve essere recuperata nell’ora antecedente o successiva". Questi i limiti imposti dalla legge Mammì e che ora il governo vorrebbe superare.

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