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Giovedì, 28 Marzo 2024
Economia

Def, dov'è il taglio delle accise? Intanto l'inflazione pesa 500 euro su ogni famiglia

Gli italiani quest'anno spenderanno 500 euro in più per fare la spesa: è l'effetto dell'inflazione secondo i nuovi dati pubblicati dall'Istat. Il Governo aveva annunciato un piano per cancellare ridurre il costo dei carburanti ma nel Def non c'è

Inflazione in frenata a settembre secondo quanto emerge dalle rilevazioni diffuse oggi dall'Istat. Le stime preliminari dei prezzi al consumo, al lordo dei tabacchi, registra una diminuzione dello 0,4% su base mensile e una crescita dell'1,5% su base annua (da +1,6% di agosto). 

Il lieve rallentamento dell'inflazione si deve principalmente alla dinamica dei prezzi dei beni alimentari non lavorati (la cui crescita su base annua passa da +3,1% a +2,4%), alla quale si somma quella dei prezzi dei servizi relativi ai trasporti (da +2,8% di agosto a +2,5%) e dei Beni energetici non regolamentati che tuttavia continuano ad aumentare a ritmi sostenuti (da +9,5% del mese precedente a +9,3%). "L'inflazione di fondo'', al netto degli energetici e degli alimentari freschi rimane stabile a +0,8%, mentre quella al netto dei soli beni energetici registra una lieve decelerazione da +1,1% a +1,0%.

La diminuzione congiunturale dell'indice generale dei prezzi al consumo si deve prevalentemente al calo dei prezzi dei servizi relativi ai trasporti (-4,9%) e, in misura più contenuta, dei servizi ricreativi, culturali e per la cura della persona (-0,9%), a causa, prevalentemente, di fattori di natura stagionale. L'inflazione decelera per i beni (da +2,0% registrato nel mese precedente a +1,9%) e per i servizi (da +1,1% a +1,0%); rispetto ad agosto il differenziale inflazionistico tra servizi e beni rimane stabile a -0,9 punti percentuali.

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Al contempo l'inflazione annua nell'Eurozona è prevista al 2,1% in settembre, in rialzo dal 2% di agosto, secondo la prima stima di Eurostat, spinta soprattutto da energia (+9,5% da +9,2%) e da cibi, alcolici e tabacchi (+2,7% da +2,4%). Al netto delle spese per energia, cibo, alcoolici e tabacchi, l'inflazione è stimata in settembre allo 0,9%, contro l'1% di agosto.

Come segnala l'Unione Nazionale dei Consumatori l'inversione di tendenza è un segnale positivo, in particolare, per il rallentamento della crescita del carrello della spesa e dei beni ad alta frequenza di acquisto. "Per una coppia con due figli - spiega Massimiliano Dona, presidente dell'Unione Nazionale Consumatori. - significa comunque avere una maggior spesa annua complessiva di 501 euro, 349 euro per i beni ad alta frequenza di acquisto, 158 euro per il solo carrello della spesa, ossia per gli acquisti quotidiani, 140 per il cibo, 217 per i trasporti".

"Per la coppia con 1 figlio, la tipologia di nucleo familiare ora più diffusa in Italia, la stangata è di 489 euro su base annua, 319 per i beni acquistati più frequentemente e 140 sono destinati alle compere di tutti i giorni, mentre per l'inesistente famiglia tipo, -incalza il presidente dell'Unc- l'incremento dei prezzi si traduce, in termini di aumento del costo della vita, in 398 euro in più nei dodici mesi, 258 per i beni ad alta frequenza e 118 euro per il carrello della spesa".

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Eppure come avevamo già spiegato per bloccare la mannaia sulle famiglie sarebbe necessario un taglio della accise che pesano sul prezzo dei carburanti e da lì si riverberano su tutta la filiera produttiva. 

Un taglio delle accise che non è stato annunciato dal Governo nelle linee guida che l'esecutivo intende seguire nello scrivere la legge di bilancio 2019. Del decantanto taglio delle più anacronistiche delle imposizioni fiscali che pesano sugli italiani non c'è traccia nelle note che accompagnano l'aggiornamento del Documento di economia e finanza.

"Il taglio delle sette 'accise anacronistiche' sulla benzina promesso da Matteo Salvini in campagna elettorale costerebbe circa un miliardo e mezzo di euro e complessivamente valgono 11,3 centesimi al litro. 

Come sottolinea Staffetta Quotidiana, l'ultima riduzione risale al primo gennaio del 2015 quando il Governo Renzi lasciò scadere l'aumento introdotto un anno prima dal Governo Letta, ma in quel caso si trattava di appena 0,24 centesimi al litro sia per la benzina che per il gasolio.

"Negli ultimi venti anni ce ne sono stati due, a fronte di sedici aumenti. La prima riduzione fu attuata il primo novembre 1999, per un importo di 25 lire al litro fino al 29 febbraio 2000. La seconda volta, dal 20 marzo al primo maggio 2008, arrivò una riduzione di 2 centesimi al litro. In entrambi i casi si trattava di una 'sterilizzazione dell'Iva', e cioè di una riduzione dell'accisa finanziata con il surplus del gettito Iva determinato dall'aumento dei prezzi dei carburanti. E in entrambi i casi c'erano Pierluigi Bersani al ministero dello Sviluppo economico e Vincenzo Visco al ministero delle Finanze, mentre al Tesoro c'era Giuliano Amato nel 1999-2000 e Tommaso Padoa Schioppa nel 2008".

Come rileva il portale di settore esiste anche una scorciatoia per il taglio, a legislazione vigente. E' infatti ancora in vigore la norma che prevede la sterilizzazione dell'Iva in caso di aumento del prezzo del petrolio. Si tratta del comma 291 della Finanziaria 2008 (legge 244/2007), che stabilisce che scatti una riduzione dell'accisa (con decreto del ministero dell'Economia) se il prezzo medio del Brent nel trimestre aumenta di oltre il 2% rispetto al valore indicato nel Def. Nel secondo trimestre 2018 il prezzo medio del greggio è stato pari a quasi 75 dollari al barile (circa 65 euro). Nel Def il Brent è dato a 65 dollari come media del 2018. Una differenza di circa il 15%. Le condizioni per un taglio ci sarebbero, dunque, e basterebbe un decreto del ministero dell'Economia".

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