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Giovedì, 18 Aprile 2024
Il punto

Benzina: quanto ci guadagna lo Stato e perché ridurre le accise è così difficile

Una sforbiciata come quella (temporanea) varata da Draghi costerebbe circa 9 miliardi ogni anno. Finora è mancata la volontà politica di impegnare così tante risorse in modo strutturale

Le accise sui carburanti sono un affare per lo Stato, tanto è vero che nonostante i proclami prima di Renzi, quindi di Salvini e infine di Meloni, nessun governo è riuscito davvero a intervenire per ridurle, se si esclude il taglio temporaneo varato dall'esecutivo Draghi (che però non è stato rinnovato dalla nuova maggioranza). Il motivo è molto semplice: parliamo di una cifra ragguardevole che ormai fa parte stabilmente del bilancio dello Stato e che per lo Stato è ormai vitale.

Di quanti soldi parliamo? Di quasi 24 miliardi di euro. Tanto il Tesoro ha ricavato nel 2021 dall'accisa "sui prodotti energetici, loro derivati e prodotti analoghi". A confronto le accise su altre materie prime, ovvero energia elettrica e gas, sono molto meno cruciali per il bilancio statale. Da qui la decisione di Meloni di non prorogare lo sconto di 30,5 centesimi che il suo predecessore Draghi aveva varato per contrastare gli effetti del caro energia. Una scelta che ha fatto discutere e che la premier ha motivato con la necessità di aiutare i cittadini più in difficoltà. 

"Il taglio delle accise costa un miliardo al mese, dunque 10 miliardi l'anno" ha messo in chiaro la presidente del consiglio. "Invece di spalmare 10 miliardi, noi abbiamo deciso di concentrare le risorse in manovra su chi ne aveva più bisogno. Abbiamo fatto una scelta che rivendico e che è di giustizia sociale". Sui numeri Meloni non ha tutti i torti. In effetti tagliare di oltre 30 centesimi (iva compresa) le accise su benzina e diesel avrebbe un costo superiore a 9 miliardi annui. Si tratta, per fare un esempio, del costo annuale di una misura come il reddito di cittadinanza (almeno per com'era stato concepito dai 5 Stelle). Né va dimenticato che uno "sconto" di 30 e rotti centesimi rappresenterebbe solo una riduzione del peso delle accise.

Quanto pesano le accise sul costo di benzina e diesel

In effetti il peso delle tasse sul costo dei carburanti è elevatissimo. Ciò è vero soprattutto per la benzina che ha una tassazione più alta del gasolio. In questo caso componente fiscale è pari al 58%, superiore al prezzo industriale che è del 42%. Per il gasolio, il rapporto è diverso: la componente fiscale è pari al 45% mentre quella industriale al 55%. Che cosa paghiamo dunque quando andiamo a fare il pieno? Guardando alle rilevazioni del ministero dell'Ambiente, nella prima settimana di gennaio il prezzo medio per la benzina si è attestato a 1,81 euro al litro, con 72 centesimi di accisa, 32 di Iva e quindi un prezzo netto di 75 centesimi. Per il gasolio, a fronte di un prezzo medio di 1,86 euro al litro, l'accisa pesa 61 centesimi e l'Iva 31 e il prezzo netto è pari a 91 centesimi. 

Per la benzina, il costo della materia prima è di 54 centesimi al litro, mentre il margine lordo di 20. Per il diesel, la materia prima vale 77 centesimi al litro, il margine lordo 16.

Quanto costerebbero benzina e diesel senza accise

Insomma, se non ci fossero le accise la benzina costerebbe circa 75 centesimi al litro, il diesel poco più di 90. Ma è inutile scandalizzarsi troppo: lo Stato italiano non è certo l'unico a tassare i carburanti, anche se in Europa il nostro è uno dei Paesi che fa peggio (solo nei Paesi Bassi le tasse sulla benzina sono più alte). Ovviamente ridurre le accise non è affatto impossibile, ma è molto difficile: affinché il taglio non sia solo di facciata le risorse da impegnare sono significative: si parla di circa 750 milioni al mese per uno "sconto" di 30 centesimi su ogni litro di carburante. Il risultato è che finora nessun governo ha voluto impegnare tutti questi soldi per "accontentare" gli automobilisti. Ma le promesse, quello no, non sono quasi mai mancate. 

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