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Giovedì, 25 Aprile 2024
Facciamo chiarezza

Cosa vuole fare il governo per limitare gli affitti brevi

Allo studio un ddl per mettere ordine nel mercato delle locazioni turistiche gestite da privati. La stretta ci sarà, ma non si annuncia draconiana: la novità principale è l'obbligo di permanenza minima di due notti. Federalberghi: "Misura poco incisiva"

Il ministero del turismo vuole provare a mettere ordine nel mercato degli affitti brevi con un ddl annunciato da Daniela Santanchè dopo l'incontro con sindaci, associazioni di categoria e degli inquilini. Secondo quanto emerso finora, una delle novità più importanti del disegno di legge riguarda, all'articolo 4, l'introduzione della permanenza minima di due notti per chi prenota nei centri storici delle città metropolitane e nei comuni ad alta densità turistica. Restano esclusi dal divieto i nuclei familiari composti da almeno un genitore e tre figli, che potrebbero continuare a pernottare anche una sola notte. La norma inoltre non si applicherebbe ai comuni sotto ai 5mila abitanti.

Queste le uniche due eccezioni contemplate. Per il resto chi affitta il proprio appartamento per periodi brevi potrà farlo solo se il pernottamento è di almeno due notti. Allo stesso modo, coloro che si affidano a piattaforme come Airbnb e similari per prenotare un soggiorno fuori città dovranno tenere in conto che la durata minima sarà di due notti. Per i soggiorni di una sola notte dunque ci si dovrà rivolgersi giocoforza ai più tradizionali hotel. Questo almeno è quanto prevede la bozza del disegno di legge che ovviamente nel corso del suo iter potrà essere oggetto di modifiche anche sostanziali. 

Il codice identificativo nazionale per chi affitta

Con il ddl viene inoltre istituito un codice identificativo nazionale per ogni immobile affittato che prende il posto di quelli regionali (i così detti "Cir"). Chi affitta il proprio immobile ai turisti è infatti obbligato a comunicare l'avvio dell'attività ottenendo un codice alfanumerico per identificare la propria struttura. L'obiettivo del governo è uscire dalla frammentazione attuale e creare una banca dati nazionale. Il codice identificativo andrà uniformato "perché abbia caratteristiche per tutti uguali, che senza quel codice non puoi andare sulla piattaforma Airbnb" ha detto la ministra Santanché. "Le famiglie che affittano per poter arrotondare il loro reddito avranno un percorso diverso da chi invece ha una rete di appartamenti e lo fa come tanti altri lavori e quindi deve essere assoggettato alle regole, senza criminalizzare".

Perché gli affitti brevi sono criticati (ma piacciono ai proprietari di immobili)

Si cerca dunque di mettere ordine e di varare una stretta, per quanto blanda, al fenomeno delle locazioni brevi. Un settore, quello degli affitti turistici offerti da privati, che negli ultimi anni è cresciuto in maniera esponenziale attirandosi molte critiche in quanto avrebbe un impatto negativo sulla disponibilità di alloggi nelle principali città così come nelle zone turistiche. Facendo di conseguenza lievitare i prezzi sul mercato degli affitti più tradizionali e a lungo termine. 

E d'altra parte affittare una stanza o il proprio appartamento solo per pochi giorni ha dei vantaggi non indifferenti per i proprietari di immobili: se è vero che il locatore è chiamato a svolgere un lavoro extra (fare il check-in, pagare le utenze, occuparsi della pulizia dell'immobile etc), il ritorno economico è indubbiamente maggiore rispetto a quello garantito da un affitto di lunga durata. Inoltre, altro aspetto da non sottovalutare, ci si mette al riparo da eventuali inquilini morosi e altri episodi spiacevoli. 

La delusione di Federalberghi: "Misura poco incisiva"

Certo è che l'ascesa di Airbnb e piattaforme simili non poteva che essere vista negativamente dai proprietari di hotel e dalle associazioni di settore. Queste ultime hanno spesso sollecitato il parlamento a varare delle nuove regole. Il governo Meloni ha deciso di affrontare il problema, ma da Federalberghi si aspettavano misure per più drastiche. "Non possiamo nascondere la nostra delusione per il contenuto della proposta e riteniamo che ci sia molto da lavorare, se si vuole veramente giungere a una soluzione capace di incidere concretamente sul problema della concorrenza sleale e dell'abusivismo che inquinano il mercato" scrive l'associazione in una nota. Nello stesso comunicato si fa presente che "la permanenza media negli esercizi ricettivi italiani è di 3,3 notti" e dunque "affermare che il soggiorno nelle locazioni turistiche non può essere inferiore a due notti suona come una presa in giro, in quanto significa che la nuova normativa si applicherà solo su a una minima parte dei flussi turistici". 

"Altrettanto importante - secondo Federalberghi - è il ruolo da conferire ai sindaci, ai quali dev'essere restituita la facoltà di governare il territorio. Grandi e piccoli centri sono invasi da una marea di alloggi, che si nascondono dietro la foglia di fico del contratto di locazione e operano sul mercato alberghiero senza rispettarne le norme. Se si vuole che la norma produca effetti, - conclude Federalberghi - occorre poi prevedere un efficace sistema di controlli e di sanzioni, che di certo non si realizza immaginando che le multinazionali del web si lascino spaventare da una multa da tremila euro".

La stretta in arrivo in Francia 

Il tema degli affitti brevi è d'attualità anche fuori dalla penisola. In Francia di recente è stata presentata una proposta di legge che prevede di abbassare la soglia del numero massimo di notti che si possono affittare a 90 giorni, rispetto ai 120 fissati peraltro di recente. I firmatari della proposta vorrebbero inoltre estendere questo limite alle seconde case. Tra le idee presentate, figura anche una riforma della tassazione delle seconde case, per consentire agli enti locali di ottenere maggiori introiti, senza però danneggiare coloro che vi abitano tutto l'anno. In base ai dati del 2021 sono circa 500mila gli alloggi offerti in affitto in tutta la Francia, con concentrazioni nelle aree metropolitane, in particolare a Parigi, dove dei 43mila alloggi offerti sul breve termine il 90% è pubblicato su Airbnb. Secondo i dati pubblicati da Les Échos, tra il 2012 e il 2017 le offerte nelle aree rurali sulla piattaforma si è moltiplicato di 37 volte.

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