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Martedì, 23 Aprile 2024
Economia Italia

Alitalia, la crisi è costata ai contribuenti 7,4 miliardi e non è ancora finita

In 40 anni lo Stato ha rimpinguato le casse della compagnia aerea con oltre 7,4 miliardi ma l'ex aviolinea di bandiera continua a perdere un milione al giorno. E' scontro tra sindacati e management: mille posti di lavoro a rischio per il nuovo piano di salvataggio

Alitalia è un malato cronico, e grave: i primi due anni di cura Etihad sono stati un flop con 600 milioni di perdite e ora serve un miliardo di euro per ripianare i debiti e mettere in piedi il rilancio della compagnia. La salvezza del gruppo italo-arabo passa da un progetto industriale che deve fare i conti con una società che perde oltre un milione di euro al giorno.

Il ministro dello Sviluppo Calenda ha ribadito che "i dipendenti non devono pagare il prezzo più alto" e ha sparato senza pietà sulla compagnia definita, "un'azienda che non funziona ed è stata gestita male" mentre il presidente del vettore Luca di Montezemolo, ha risposto ammettendo che "ci sono stati degli errori", ma rilanciando sul piano "che verrà presentato entro fine mese".

Ma i sindacati sono pronti allo sciopero: le linee guida del nuovo rilancio puntano sulla messa a terra di 15 aerei di corto raggio con una low cost (Cityliner) che cercherà di replicare il modello Ryanair che in pochi anni è diventata la prima compagnia in Europa per passeggeri trasportati. Da mesi in azienda si parla di 1.100 esternalizzazioni per gli impiegati e di altri 500 esuberi con costi che finiranno per essere sobbarcati dallo Stato tramite ammortizzatori sociali.

Una dinamica non nuova: Alitalia, in 40 anni, dal 1974 al 2014 è costata al contribuente 7,4 miliardi di euro. "Il rischio è che si profili un intervento statale, analogamente a quanto avvenuto con le banche continuando, in tal modo, a travasare denaro del contribuente in un pozzo senza fine - denuncia Primo Mastrantoni, segretario Aduc - Meglio far fallire Alitalia e ricominciare".

Alitalia, la grande crisi messa sotto silenzio

I problemi della compagnia risalgono al 2009, quando il governo di Silvio Berlusconi ne bloccò la vendita ad Air France – KLM e organizzò una cordata di imprenditori italiani (CAI) per acquistarla. I debiti e le sofferenze della vecchia Alitalia confluirono in Alitalia Linee Aeree Italiane S.p.A., ovvero la "bad company", a carico dello Stato e pertanto di tutti i contribuenti.

L’operazione fu un disastro e mise le basi di gran parte dei successivi problemi della compagnia: Cai decise di puntare sulle tratte a breve e medio raggio, che negli ultimi anni si sono rivelate sempre più una fonte di perdita. Alitalia così si trovò nuovamente a un passo dal fallimento nel corso del 2013. L’ingresso di Etihad, la compagnia aerea degli Emirati Arabi Uniti, che acquistò il 49 per cento della azioni della società, mantenne a galla Alitalia, almeno fino agli ultimi mesi.

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