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Martedì, 16 Aprile 2024
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Il pollo Amadori è troppo macho: “Donne discriminate in azienda”

Nella causa di Francesca Amadori, arrivano le accuse dell'ufficio regionale per le Pari opportunità. La società smentisce

Il ricorso contro il licenziamento di Francesca Amadori, 45 anni, nipote del fondatore della famosa azienda alimentare, sarà discusso il 13 dicembre davanti alla sezione Lavoro del Tribunale di Forlì. Ma al processo non parteciperanno soltanto gli avvocati della ex direttrice della comunicazione del gruppo industriale e i legali della società. Accanto alla figlia dell'attuale presidente del consiglio di amministrazione, Flavio Amadori, è infatti scesa in campo la consigliera regionale di parità, l'autorità nominata dal ministero del Lavoro di concerto con il ministero per le Pari opportunità, su indicazione delle Regioni. L'ufficio, affidato per quanto riguarda l'Emilia Romagna alla consulente del lavoro Sonia Alvisi, ha ravvisato la presunta violazione dei principi di pari trattamento tra dipendenti all'interno dell'azienda: un fenomeno di “glass ceiling”, il soffitto di cristallo che in molte attività preclude l'accesso delle donne alle posizioni di vertice.

È la prima valutazione esterna nell'ambito della causa che lo scorso inverno portò a un vivace botta e risposta tra Francesca Amadori e l'azienda di famiglia. “Francesca è stata licenziata perché ha smesso di lavorare a dicembre, senza dare spiegazioni”, aveva dichiarato l'amministratore delegato, Francesco Berti. Ora però la questione va oltre la causa di lavoro.

Per soli uomini

“La dottoressa Amadori – scrivono i legali della consigliera regionale, nel loro intervento “ad adiuvandum” davanti al Tribunale, cioè a sostegno di Francesca Amadori – ha evidenziato come, più in generale presso il gruppo Amadori, i componenti del consiglio di amministrazione siano di genere maschile e la qualifica dirigenziale sia appannaggio esclusivo del personale maschile. Il bilancio sociale pubblicato dal Gruppo Amadori contiene, sotto tale profilo, dati eloquenti”.

Secondo l'ufficio regionale, i rapporti biennali sulla situazione del personale presentati da Gesco, la società cooperativa di San Vittore di Cesena al centro della gestione del gruppo Amadori, “confermano statisticamente quanto dedotto dalla ricorrente e sono tali da costituire un dato difficilmente opinabile”.

La nuova alleanza tra Flavio e Denis 

Francesco Amadori, il fondatore del gruppo (foto Ansa)

“Su un numero complessivo di occupati pari, al 31 dicembre 2017, a 583 addetti – aggiunge il rapporto consegnato alla sezione Lavoro del Tribunale – il personale femminile risulta pari a 208 unità... I dirigenti in forza [però] risultano 21, esclusivamente di genere maschile. Sempre al 31 dicembre 2017, i quadri in forza risultano 60 di cui 5 di genere femminile. Anche il personale impiegatizio collocato nei livelli più alti, quindi, è in larghissima prevalenza di genere maschile”. Il rapporto evidenzia poi come soltanto il “personale con qualifica di quadro di genere maschile (in numero pari a 2) è passato ad altra categoria per effetto di promozioni". Sono cioè saliti di livello, "considerato che tra i passaggi da altra categoria vi sono 2 dirigenti di genere maschile”.

Pagate di meno

La situazione non sarebbe cambiata nel biennio 2018/2019. “Il numero dei dirigenti al 31 dicembre 2019 passa da 21 a 22, con tre nuove entrate e due uscite nel corso del biennio, sempre e solo di genere maschile – evidenzia l'ufficio della consigliera di parità –. Anche il numero dei quadri aumenta, passando a 61, con l'ingresso di un quadro di genere maschile”.

La disparità, secondo la segnalazione al Tribunale, si estende agli stipendi: “La retribuzione media percepita dal personale di genere maschile risulta pari mediamente a 77.511 euro; quella percepita dal personale di genere femminile risulta pari mediamente a 59.500 euro. Infine, il monte retributivo annuo lordo percepito da un dirigente collocato nel più basso scaglione retributivo oscilla tra 84.033 e 142.412 euro”.

Sempre secondo la consigliera regionale di parità, i dati analizzati “svelano dunque uno squilibrio di genere quanto all'accesso alle carriere, alle promozioni e passaggi di qualifica [e] alle retribuzioni”.

Il rapporto entra quindi nel merito del trattamento riservato a Francesca Amadori: “Emerge come il trattamento retributivo medio riconosciuto alla dottoressa Amadori sia stato inferiore a quello mediamente percepito dai quadri di genere maschile e dai dirigenti. Dalla disamina emerge che le donne sono assenti dal management e dai vertici e risultano visibili solo nelle sfere più basse, relative a mansioni di carattere esecutivo e quindi subalterne. Ciò pur a fronte dell'elevato livello di istruzione del personale femminile e, nello specifico, della dottoressa Amadori... L'assenza di donne nelle posizioni elevate e di vertice (nelle stanze dei bottoni) comporta poi, per forza di cose quale diretta conseguenza, il perpetuarsi della situazione di disparità”.

L'uscita al vertice

Proprio in questi giorni è trapelata la notizia dell'uscita da Amadori dell'amministratore delegato, Francesco Berti, che per difendere la famiglia, si era esposto personalmente nella polemica con la figlia del presidente. Berti lascia un gruppo in ottima salute, nonostante la crisi, con un fatturato nel 2021 di 1.362 milioni di euro.

I legali della società, che nel 2022 è tra i primi cento marchi alimentari di maggior valore al mondo, respingono le accuse. Francesca Amadori, dopo un periodo di malattia riconosciuto da uno specialista, si era dichiarata disponibile al rientro in cambio del riconoscimento delle sue mansioni e del suo ruolo. Ma secondo gli avvocati dell'azienda di famiglia il licenziamento è scattato proprio per la sua assenza ingiustificata consecutiva e per la sua insubordinazione rispetto alla richiesta di presentarsi al lavoro: che comunque, secondo il ricorso, non prevedeva alcuna promozione. Chi ha ragione lo deciderà un uomo, il giudice Luca Mascini. Stabilirà se certe consuetudini del capitalismo familiare siano rispettose della legge sulle pari opportunità, oppure se anche il famoso pollo italiano sia diventato fin troppo macho.

Aggiornamento 14 febbraio: licenziata dal gruppo di famiglia, si chiude il caso di Francesca Amadori 

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