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Venerdì, 19 Aprile 2024
Economia

Ape Sociale, la beffa dei lavoratori autonomi: come funziona l'uscita anticipata

Come funziona e quali sono i requisiti per essere inseriti nel percorso per l’accesso anticipato alla pensione

L'anticipo pensionistico è una misura su cui il governo ha puntato tantissimo per dare un'opportunità di uscita dal mondo del lavoro a tanti lavorati che con la riforma pensionistica stabilita dalla Legge Fornero hanno finito per vedere posticiparsi di anno in anno la finistra per accedere alla pensione.

Ape social ma non per tutti

Tuttavia è bene ricordare che l'Ape sociale è disponibile solo a coloro che risultino in stato di disoccupazione a seguito di un licenziamento, anche collettivo, o dimissioni per giusta causa o per risoluzione a seguito dell'esperimento della procedura di conciliazione obbligatoria nei casi di licenziamento per giustificato motivo oggettivo. Peraltro è necessario anche aver esaurito (integralmente) la prestazione contro la disoccupazione involontaria (cioè naspi, aspi o mobilità). Circostanza che impedisce a molti di averne titolo.

Inoltre come spiega il sito web specializzato PensioniOggi.it  i lavoratori autonomi non sono inclusi nel perimetro del beneficio di anticipo pensionistico.

Lavoratore autonomo, quando potrà andare in pensione

L'esclusione degli autonomi (e dei collaboratori) dall'ape sociale era stata denunciata dai sindacati sin dall'inizio dello scorso anno, ma sino ad ora ancora non è stato posto rimedio. Allo stato attuale un lavoratore autonomo potraà andare in pensione a seconda di quale requisito raggiungerà per primo: 67 anni (età di vecchiaia) oppure 42 anni e 10 mesi di contributi (a prescindere dall'età anagrafica). 

Come funziona l'ape social

Ecco in sintesi come funziona lo strumento e quali sono i requisiti per essere inseriti nel percorso per l’accesso anticipato alla pensione. La misura "social" è sperimentale ed è in vigore dal 1 maggio 2017 al 31 dicembre 2018.

L’anticipo spetta ai lavoratori pubblici e privati con almeno 63 anni di età purché siano disoccupati che hanno esaurito gli ammortizzatori da almeno tre mesi; soggetti che assistono il coniuge o un parente di primo grado convivente con handicap grave; invalidi civili con un grado di invalidità pari o superiore al 74%; dipendenti che svolgono da almeno sei anni in via continuativa un lavoro particolarmente difficoltoso o rischioso (tra i quali operai edili, operatori ecologici, facchini, insegnanti di scuola dell’infanzia, infermieri organizzati su turni ecc). I sei anni si possono calcolare nell’ambito degli ultimi sette.

L’indennità è corrisposta per dodici mensilità nell’anno, fino all’età prevista per il conseguimento della pensione di vecchiaia o comunque fino al raggiungimento dei requisiti per la pensione anticipata. Nel caso in cui le risorse finanziarie stanziate siano insufficienti rispetto al numero degli aventi diritto, la decorrenza dell’indennità e’ differita dando priorità ai richiedenti più anziani.

Quanto spetta e i requisiti necessari

L’indennità è pari all’importo della rata mensile di pensione calcolata al momento dell’accesso alla prestazione (se inferiore a 1.500 euro) o pari a 1.500 euro se la pensione è pari o maggiore di questo importo. L’importo dell’indennità non è rivalutato. Viene erogato per 12 mesi. Per ottenere l’indennità è necessario avere almeno 63 anni di età e almeno 30 anni di anzianità contributiva per disoccupati e disabili. Per i lavoratori che svolgono attività difficoltose o rischiose l’anzianità contributiva minima richiesta è di 36 anni; maturare il diritto alla pensione di vecchiaia entro tre anni e sette mesi; non essere titolari di pensione diretta. L’assegno è compatibile con lo svolgimento di lavoro dipendente soltanto nel caso in cui i relativi redditi non superino gli 8.000 euro annui e con lo svolgimento di attività di lavoro autonomo nel limite di reddito di 4.800 euro.

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