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Venerdì, 29 Marzo 2024
Codice Salvini

"Col nuovo codice appalti esplode il rischio Tangentopoli"

Opere pubbliche senza gare grazie alle novità del Codice Salvini sulla liberalizzazione degli appalti. "Con meno vincoli c'è più dispersione di denaro pubblico e meno diritti per chi lavora nei cantieri" spiega in un'intervista a Today il segretario confederale della Cgil, Giuseppe Massafra

Via libera al nuovo Codice degli appalti, ribattezzato dal ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti "Codice Salvini". L’obiettivo è sburocratizzare le procedure di assegnazione dei lavori pubblici, liberalizzare gli appalti per non perdere le ingenti risorse del Pnrr. "La mia legge farà ripartire l’Italia", ha promesso Salvini ma non tutti la pensano così.

Bene la digitalizzazione degli appalti; bene la riqualificazione delle stazioni appaltanti; bene il rafforzamento della vigilanza collaborativa con l’Autorità nazionale anticorruzione (Anac); meno bene l’affidamento diretto e il subappalto libero, perché fare in fretta non vuol dire sempre fare bene. E qui si apre la polemica. L’Anac, estromessa dalla cabina di regia, avverte: il 98% dei lavori pubblici saranno affidati senza gara, con il rischio corruzione dietro l’angolo. Ma è davvero così? "La filosofia del governo Meloni è questa: meno vincoli si creano più si attivano le opere. Il problema è che è esattamente il contrario: meno vincoli si creano - quindi meno trasparenza, meno controlli, meno qualità – e più c’è dispersione di denaro pubblico e ovviamente meno diritti per chi lavora nei cantieri", ha dichiarato in un’intervista a Today il segretario confederale della Cgil, Giuseppe Massafra.

Nuovo Codice degli appalti: le principali novità

Prima di tutto vediamo insieme quali sono le principali novità d’interesse della legge delega sul Codice degli appalti:

  • Digitalizzazione: rafforzamento dell’uso delle piattaforme digitali per semplificare le procedure;
  • Affidamento diretto dei lavori: la soglia passa da 40mila a 150mila euro. Prevista la procedura negoziata, senza bando, per lavori fino a 5,382 milioni di euro, con numero di operatori da invitare (da 5 a 10). Inoltre per gli appalti fino a 500mila euro, le piccole stazioni appaltanti potranno procedere direttamente senza passare per le stazioni appaltanti qualificate;
  • Subappalto: consentito il subappalto senza limiti percentuali e il subappalto a cascata;
  • Appalto integrato: prevista la possibilità di affidare a un unico soggetto la progettazione esecutiva e l’esecuzione dei lavori sulla base di un progetto di fattibilità tecnico-economica;
  • Revisione obbligatoria dei prezzi: obbligo di inserimento di clausole di revisione dei prezzi in tutti i documenti di gara, che scatteranno automaticamente per variazioni dei costi maggiori del 5% dell’importo complessivo. La compensazione coprirà l’80% delle variazioni valutate con riferimento agli indici sintetici Istat;
  • Responsabile unico di progetto: il RUP, prima responsabile di un solo procedimento, diventa il responsabile unico del progetto per la totalità delle fasi: programmazione, progettazione, affidamento ed esecuzione dei lavori. Può essere nominato anche tra i dipendenti assunti a tempo determinato della stazione appaltante o dell’ente concedente;
  • Responsabilità: niente colpa grave per i funzionari e i dirigenti degli enti pubblici se avranno agito sulla base della giurisprudenza o dei pareri dell’autorità. Tutele simili anche per la delicata questione dell’illecito professionale.

Anac: "Il 98% dei lavori pubblici verrà assegnato senza gara"

Il governo Meloni ha approvato il nuovo Codice degli appalti, cosa cambia? D’ora in poi il 98% delle opere pubbliche verrà assegnato senza gara, avverte preoccupata l’Anac. Ma c’è chi ribatte con gli stessi dati dell’Anticorruzione del 2021 (non in termini di numeri di procedure bensì di valore economico delle stesse) calcolando che si tratta 'solo' di 18,9 miliardi di euro l’anno a fronte dei 43,4 miliardi dell’intera spesa pubblica nel settore dei lavori (44% circa). Considerando solo la fascia che va dai 40mila ai 150mila euro, stiamo parlando di 3 miliardi di euro l’anno, poco meno dell’8% dell’importo complessivo.

Appalti pubblici 2021 - ANAC

"Sotto i 150mila euro si dà mano libera, si dice non consultate il mercato, scegliete l'impresa che volete, il che vuol dire che si prenderà l'impresa più vicina, quella che conosco, non quella che si comporta meglio", ha dichiarato il presidente Anac Giuseppe Busia scatenando l’ira di Salvini per aver insinuato, a suo dire, che tutti gli amministratori locali sono corrotti. Il presidente dell’Anac (di cui il leader della Lega ha chiesto la testa) ha precisato però di non aver mai detto questo, "anzi, soprattutto nei piccoli comuni, i sindaci sono degli eroi". Al di là della querelle, il problema resta e non è affatto di poco conto, visto che tra il "Pnrr, i fondi per la coesione e i  fondi strutturali, il tema degli appalti rappresenterà un terzo del prodotto interno lordo nazionale", ha puntualizzato Massafra.

Massafra: "Il nuovo Codice contribuisce ad accrescere il fenomeno della criminalità organizzata"

Il nuovo Codice semplifica i lavori pubblici ma allo stesso tempo elimina tutti gli aspetti qualificanti insiti nelle procedure di appalto: la trasparenza e la libera concorrenza tra le imprese, con il rischio di aprire ampi varchi a mafia e corruzione. "È un tema estremamente pericoloso: tanto più si liberalizza e si sfugge dal controllo e dal monitoraggio, tanto più quei meccanismi non controllabili che possono diventare anche di natura criminosa aumentano". Il segretario confederale della Cgil ha voluto ricordare che negli ultimi tempi la criminalità organizzata si è rafforzata e che è sempre più orientata verso gli appalti pubblici.

"Le infiltrazioni sono andate oltre la cosiddetta 'linea della palma' come la definiva Sciascia, soprattutto nelle regioni del nord, dove proprio attraverso il meccanismo degli appalti la criminalità organizzata si è potuta costruire nuovi volumi di affari. Il nuovo Codice contribuisce ad accrescere questo fenomeno e non a limitarlo", ha chiosato Massafra riferendosi principalmente alle norme che riguardano l’affidamento diretto dei lavori pubblici e il subappalto a cascata. Ma andiamo per ordine.

Il rischio Tangentopoli è "realistico"

Abbiamo già spiegato che con il nuovo Codice degli appalti sono aumentati gli importi per l’affidamento diretto dei lavori pubblici senza passare dal bando di gara. Questo per molti rappresenta un problema importante, perché riduce la trasparenza aumentando il rischio di corruzione. "Noi condividiamo la posizione dell’Anac sul tema: quanto più si allarga la base d’asta senza bando di gara tanto più si rischia una deriva dal punto di vista degli affidamenti degli stessi - ha dichiarato Massafra -. Niente di più facile che una piccola stazione appaltante possa dare con estrema discrezionalità un appalto di lavoro o di servizio a chicchessia. Questo a sfregio della necessaria trasparenza".

Siamo di fronte a una legalizzazione di Tangentopoli? "È un’affermazione molto forte ma purtroppo realistica, perché se si divide un lavoro, un appalto, in tanti lotti entro i 150mila euro, si possono fare anche grandi lavori senza passare per il bando di gara".

Più lavoro nero e meno sicurezza nei cantieri

"Con la legge delega approvata dal consiglio dei ministri una serie di questioni sono state pericolosamente indebolite", ha dichiarato Massafra ribadendo che con queste modifiche si è fatto un passo indietro rispetto al passato. I problemi non riguardano solo l’affidamento diretto dei lavori pubblici ma anche il subappalto. Prima c’era un limite al subappalto (fino a 3 aziende subappaltatrici), adesso anche per rispondere a una direttiva europea è stato completamente liberalizzato, cioè si possono effettuare un numero di subappalti non stabiliti. Che significa questo? "Che anche se siamo in presenza del principio per cui i lavoratori del subappalto devono avere le stesse garanzie contrattuali e salariali dell’azienda appaltante, per il numero di volte in cui si può dare in subappalto, quell’effettiva capacità di controllo viene meno".

Si amplificano così due grandi problemi del nostro Paese: il lavoro nero e la sicurezza nei cantieri. "Ovviamente la perdita di qualità del sistema degli appalti, che passa attraverso il rispetto dei contratti, delle norme, anche delle condizioni salariali, aumentano la precarietà nel lavoro e il primo rischio è che vengano meno sistemi di sicurezza tesi a garantire l’incolumità dei lavoratori, soprattutto negli appalti più a rischio, ossia in quelli delle costruzioni".

Con il nuovo Codice più dispersione di tempo e di denaro pubblico

C’è poi un altro grosso problema messo in luce da Massafra: quello delle stazioni appaltanti. "Nel nostro Paese ci sono più di 30mila stazioni appaltanti, un’enormità. Questo è già un tema di perdita del controllo. Da tempo chiediamo la riduzione del numero e la riqualificazione delle stazioni appaltanti per garantire che grandi centri di spesa, controllati e strutturati, siano un elemento di garanzia in più".

E che dire poi dell’appalto integrato e della revisione dei prezzi? Con il nuovo Codice si è aperta la strada all’appalto integrato, ossia alla possibilità di affidare allo stessa ditta sia la progettazione che la realizzazione dell’opera. "Questo diventa un tema pericoloso perché si presta a mille varianti d’opera, il che significa dispersione di tempo, di denaro pubblico, di materiali. Il minor controllo, che loro fanno passare come sburocratizzazione, messo a somma con il numero impressionante di stazioni appaltanti e la deresponsabilizzazione dei responsabili, determina di fatto una condizione che pregiudica la qualità del sistema degli appalti, aumenta i rischi di infiltrazioni, di sicurezza e di condizioni di lavoro, e più in generale aumenta i costi, la spesa pubblica. Un appalto che si presta a variazioni in corso d’opera non ha costi certi. Così c’è il rischio non solo che non si realizza l’opera nei tempi previsti, ma che questa venga a costare molto di più, che è un tema storico nel nostro Paese".

Giuseppe Massafra - CGIL

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