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Mercoledì, 24 Aprile 2024
La misura della discordia

Assegno unico 2022, tutti i punti che non tornano

I sindacati chiedono a gran voce alla ministra Bonetti di modificare il provvedimento: ''C'è il rischio che la misura provochi disparità e perdite in busta paga''

Continuano il dibattito sull'assegno unico universale per i figli che dovrebbe partire a marzo 2022. I sindacati hanno chiesto al ministro per le Pari opportunità e la Famiglia, Elena Bonetti, di rivedere il testo del contributo, destinato a tutti i nuclei familiari con figli a carico, dal settimo mese di gravidanza sino al compimento dei 21 anni. Secondo le sigle sono diversi i punti che ''non tornano'' e che, se non venissero modificati, potrebbero trasformare l'aiuto per le famiglie in uno strumento in grado di creare disparità, con perdite in busta paga per diverse categorie.

Il sindacato Uila, numeri alla mano, ha indicato i punti dolenti del provvedimento, dati che però vanno in contrasto con quelli della ministra, che nei giorni scorsi aveva scritto sui social: "Con l'assegno unico e universale 6 miliardi in più arrivano nelle tasche delle famiglie italiane. Sarà un'erogazione molto riconoscibile, mese dopo mese, direttamente sul conto in banca e non in busta paga, in modo uniforme per tutte le tipologie di lavoratrici e lavoratori".

Assegno unico 2022: le richieste dei sindacati

Sempre nei giorni scorsi il segretario generale della Uila-Uil Stefano Mantegazza aveva manifestato  di verificare le ricadute economiche della misura: "Abbiamo più volte chiesto, come Uil e come Uila alla ministra un incontro, quanto meno con i suoi tecnici, per verificare insieme le ricadute della nuova normativa in materia di aiuti alle famiglie. Ci sembra grave che una modifica così importante, sia delle quantità che delle modalità di attuazione, di un sistema di sostegno al reddito familiare che ha finora funzionato bene, garantendo importi sicuri in busta paga a milioni di lavoratrici e lavoratori dipendenti, venga introdotta senza un preventivo confronto con i sindacati e senza una adeguata informazione sulle conseguenze della riforma''.

''Non può passare sotto silenzio - ha aggiunto Mantegazza - come sta accadendo, il fatto che milioni di lavoratrici e lavoratori, tra qualche mese si ritroveranno in busta paga un salario netto molto più basso, decurtato sia del vecchio assegno, sia del corrispettivo delle detrazioni che saranno azzerate”. Anche a parità di importo, il ritardo con il quale verrà corrisposto il nuovo assegno creerà gravi difficoltà per tutte quelle famiglie che, già oggi, con il loro stipendio arrivano a fatica a fine mese''.

Assegno unico 2022: quali sono gli importi

L'agevolazione, legata all'Isee e di importo variabile, dovrebbe dovrebbe essere di circa 180 euro per figlio al mese. La cifra è destinata a salire a 240-250 dal terzo figlio in poi per i livelli massimi. L'Isee è un elemento chiave: per i redditi più alti, il contributo dovrebbe aggirarsi sui 40-50 euro, che potrebbero essere attribuiti anche a chi non presenterà la dichiarazione dei redditi. Secondo le time, 4 famiglie su 5 dovrebbero arrivare ad ottenere 100 euro a figlio.

I requisiti per l'assegno unico per i figli

Ecco di seguito quali sono i requisiti necessari per avere accesso al contributo:

  • cittadinanza italiana o di uno Stato membro Ue; il richiedente può essere anche un familiare di un cittadino italiano o europeo, titolare del diritto di soggiorno o del diritto di soggiorno permanente; in alternativa, cittadinanza di uno Stato non appartenente all’Unione europea e possesso del permesso di soggiorno Ue per soggiornanti di lungo periodo, o del permesso di soggiorno per motivi di lavoro o di ricerca, di durata almeno annuale;
  • assoggettamento al pagamento dell’imposta sul reddito in Italia;
  • residenza o domicilio in Italia, insieme con i figli a carico, per la durata del beneficio;
  • residenza in Italia per almeno due anni, anche non continuativi; in alternativa, titolarità di un contratto di lavoro a tempo indeterminato, o a tempo determinato di durata almeno biennale.

A chi spetta l'assegno unico

L’assegno unico spetta per i figli minori. Per i figli maggiorenni a carico, sino ai 21 anni, spetta a condizione che il figlio soddisfi almeno uno dei seguenti requisiti:

  • frequenza di un percorso di formazione scolastica o professionale o di un corso di laurea;
  • svolgimento di un tirocinio o di un’attività lavorativa limitata, con reddito complessivo inferiore a un determinato importo annuale;
  • registrazione come disoccupato e in cerca di lavoro presso un centro per l’impiego o un’agenzia per il lavoro;
  • svolgimento del servizio civile universale.

L’assegno spetta, senza maggiorazioni, anche per i figli disabili a carico che abbiano compiuto 21 anni, dunque senza limiti di età.

Come fare domanda

La domanda, evidenzia l'Inps, può essere presentata utilizzando i consueti canali: portale web Inps, utilizzando l’apposito servizio online tramite Spid, Carta di identità elettronica 3.0 (Cie), Carta nazionale dei servizi e Pin Inps rilasciato entro il 1° ottobre 2020; Contact Center Integrato; Enti di Patronato.

La procedura è estremamente semplificata, basta inserire codice fiscale dei figli minori e l’Iban su cui accreditare le somme, oltre ad avere un ISEE in corso di validità (che non deve essere allegato). Il pagamento sarà effettuato con accredito su conto corrente, bonifico domiciliato, carta di pagamento con Iban o libretto postale intestati al genitore richiedente.

Come si riscuote

L’assegno unico e universale è concesso al 50% tra i genitori:

  • sotto forma di credito d’imposta;
  • in alternativa, come erogazione mensile di una somma in denaro;

Nel caso in cui il nucleo familiare sia titolare di reddito di cittadinanza, l’assegno viene corrisposto congiuntamente a quest’ultimo (con cui è dunque compatibile), ossia attraverso la ricarica della carta Rdc.

In caso di separazione legale ed effettiva o di annullamento, scioglimento o cessazione degli effetti civili del matrimonio, l’assegno spetta, in mancanza di accordo, al genitore affidatario. Nel caso di affidamento congiunto o condiviso l’assegno, in mancanza di accordo, è ripartito in pari misura tra i genitori.

L’importo è ridotto per i figli che raggiungono la maggiore età, i quali potranno richiederne la concessione diretta.

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